Il caos della Serie B, tra dietrologie e scadenze: al massimo sarà a 21 squadre

  • Postato il 22 maggio 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Un’altra squadra penalizzata a campionato in corso, anzi ancora peggio, già finito. E nemmeno nella solita, derelitta Serie C che quasi non fa più notizia, ma una categoria più su, in B, con in ballo la salvezza e forse la stessa sopravvivenza di piazza storiche del nostro calcio. Il verdetto del campo che rischia di essere stravolto a tavolino, e poi finire chissà quando in tribunale. Un playout programmato e rinviato a data da destinarsi. Insomma, il caos.

La possibile sanzione nei confronti del Brescia, con a catena il destino in bilico della Sampdoria (retrocessa una settimana fa e adesso tornata a sperare), con anche Frosinone e Salernitana coinvolte e in sospeso, fa tremare la Serie B e tutto il sistema calcio italiano. La vicenda risale ormai a qualche giorno fa: il Brescia di Massimo Cellino rischia la penalizzazione per mancato pagamento di tasse e contributi della scadenza di febbraio (a dire il vero anche di quella di aprile, che però ricadrebbe sulla prossima stagione): o meglio, i pagamenti sono stati effettuati, ma attraverso alcuni crediti fiscali che a seguito delle dovute verifiche si sono rivelati inesistenti.

La penalizzazione a torneo concluso è un disastro burocratico, che però per una volta non sembra imputabile al calcio italiano: la richiesta della Covisoc di verificare i crediti è datata 28 febbraio, l’Agenzia delle Entrate ha risposto soltanto venerdì 16 maggio (quasi tre mesi dopo!), a quel punto si è attivata immediatamente la macchina della giustizia sportiva che porterà con tutta probabilmente al deferimento, e quindi alla sanzione. Il patron Cellino sostiene di essere stato truffato dalla società che gli ha venduto i crediti, e che ha provveduto a denunciare, ma di fronte alla giustizia sportiva è oggettivo che quelle scadenze siano state saltate.

La coincidenza che a beneficiarne sarebbe la Sampdoria, retrocessa sul campo e forse ripescata ai play-out (oltre al Frosinone, direttamente salvo), ha scatenato le ricostruzioni più fantasiose. Si tratta di una piazza importante per il nostro calcio, di una società che non può retrocedere, letteralmente: il piano di ristrutturazione con cui il club genovese è riuscito a iscriversi in Serie B dopo il crack di Ferrero e il passaggio di mano prevedeva, infatti, l’immediato ritorno in Serie A, da cui reperire i milioni per coprire i debiti. Non soltanto non è arrivata la promozione, ma qui si parla addirittura di retrocessione in C, una catastrofe che obbligherebbe a un corposo aumento di capitale per evitare il fallimento.

La FederCalcio ha smentito in una nota ufficiale di aver avuto alcun ruolo nell’approvazione del trust e poi degli accordi di ristrutturazione. Certo a quella società fu permesso di partecipare al campionato. Però vedere nel caos odierno una manovra per salvare la Doria significherebbe immaginare un grande complotto ordito più di tre mesi fa, quando in classifica poteva accadere ancora di tutto. E poi nessuno ha imposto a Cellino di saldare le scadenze attraverso un metodo di pagamento alternativo, rivolgendosi a una società quantomeno sconosciuta nel settore.

Insomma, sgombrato il campo dalle dietrologie, rimane però una grande domanda: come se ne esce? Il rischio frittata è concreto: il Brescia ha già annunciato che in caso di penalizzazione ricorrerà in ogni sede, quindi non solo alla giustizia sportiva ma anche ordinaria, con verdetti in piena estate, ad organici già completati. Voci incontrollate alimentano lo spauracchio della Serie B a 22 squadre: farebbe comodo alle squadre coinvolte, Salernitana, Sampdoria, lo stesso Brescia provano tutte a sguazzare nel caos, per guadagnare a tavolino una salvezza che non potrà esserci per tutte. Ma questa è un’ipotesi che negli anni recenti Lega e FederCalcio hanno sempre scongiurato (ricordate l’estate 2023 dei ricorsi sulle iscrizioni?) e che sarebbe una sciagura, per un campionato già povero e livellato verso il basso. Al Fatto risulta che le istituzioni in questo momento escludono categoricamente la possibilità: la Serie B non sarà a 22 squadre, nel peggiore degli scenari al massimo a 21, ma si farà di tutto per rimanere a 20.

È il motivo principale per cui il presidente di Lega B, Paolo Bedin, con l’appoggio di Gravina e la benedizione del ministro Abodi (è un suo uomo fidato), ha rinviato il playout tra Frosinone e Salernitana: giocandolo, si rischiava di avere ricorsi almeno da due club (la retrocessa dallo spareggio, che avrebbe potuto sostenere di aver perso una sfida che non avrebbe dovuto giocarsi, oltre al Brescia), così il fronte si restringe ai lombardi. Certo Samp e Salernitana possono fare storie sul rinvio, che ovviamente comporta dei disagi, ma con pochi argomenti perché l’intenzione è di far giocare la gara entro e non oltre il 30 giugno, termine ultimo della stagione sportiva.

Questo dunque lo scenario. In settimana il Brescia sarà audito dalla procura federale: entro martedì 3 giugno ci sarà già una sentenza di primo grado e possibile penalizzazione. Dalla sua entità, dipenderà la nuova graduatoria: a livello tabellare sarebbero 4 punti, quindi terzultimo posto e retrocessione; in caso di sconto (difficile, non è previsto patteggiamento) il Brescia potrebbe anche scivolare al play-out (confermando la C per la Samp). Forse ci saranno i tempi per aspettare anche l’appello e concludere l’iter della giustizia federale. Così, orientativamente tra il 10 e il 20 giugno, comunque come detto entro fine mese, il play-out verrà disputato in base alla classifica post sentenza, qualsiasi essa sia, e ci saranno le quattro retrocesse (Cosenza e Cittadella sono già sicure). A quel punto, eventualmente, il Brescia continuerà la sua battaglia legale al Collegio di Garanzia del Coni e poi al Tar e Consiglio di Stato, in estate. Se un magistrato gli darà ragione (ma i precedenti incoraggiano Figc e Lega B), potrà chiedere la riammissione in sovrannumero. Quindi al massimo Serie B a 21. Questa è l’unica soluzione ammissibile per una vicenda incresciosa. In caso contrario, dovesse finire davvero a 22 per salvare gli interessi di tutti, avranno avuto ragione i malpensanti.

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