Il Catanzaro vuole la A, il piano per la promozione del club di Palanca e Ranieri

  • Postato il 13 maggio 2025
  • Di Virgilio.it
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La Calabria nutre forti ambizioni di ritorno nel gotha del calcio italiano. La Serie A non abbraccia una compagine del suddetto territorio regionale da ben 16 anni

All’epoca fu la Reggina ad abbandonare il massimo livello del pallone del Belpaese dopo svariate stagioni di gloria. Adesso è la volta del Catanzaro, e per i giallorossi sarebbe un gradito ritorno nei quartieri nobili dello stivale.

Il catino storico del “Ceravolo”

Tuffiamoci allora in una carrellata di ricordi, curiosità, aneddoti e dati statistici interessanti dedicati al club che gioca le sue partite casalinghe nell’iconico stadio Nicola Ceravolo. Un impianto, quello dedicato con intitolazione nel 1980 alla figura del compianto e amato Presidente, che può contenere 14.650 spettatori. Il sodalizio nato nel 1929 ha vissuto senza ombra di dubbio l’epopea più brillante a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso. Per sette annate, di cui cinque consecutive, i giallorossi hanno militato in Serie A. E se oggi i beniamini dei tifosi rispondono ai nomi di Pigliacelli, Quagliata, Pompetti, Biasci e capitan Iemmello, all’epoca erano i vari Spelta, Petrini e soprattutto il tandem Claudio Ranieri-Massimo Palanca, ad esaltare i fans sugli spalti.

La curva giallorossa nel catino del Ceravolo – official U.S. Catanzaro 1929

Mazzone, Ranieri, Palanca: un trio di lusso in Calabria

Claudio Ranieri? Sì, proprio lui. L’attuale mister della Roma, testaccino doc, è stata una delle colonne difensive di quel leggendario Catanzaro dal 1973 al 1982 con 225 presenze e 6 gol. Indelebile la stagione agonistica 1975-1976 con la truppa guidata in panchina dal compianto Gianni Di Marzio che chiuse il torneo cadetto al secondo posto brindando quindi al salto in Serie A. Per le successive due annate i calabresi viaggiarono sulle montagne russe, con una nuova retrocessione ed un pronto riscatto con balzo in A nel 1978. Da lì e per i successivi cinque campionati allo stadio Militare gli ultras locali videro passare davanti ai loro occhi le potenze del Nord e le altre big del calcio italiano. L’artefice primario dell’ampio ciclo avviato dal club calabrese fu certamente l’allenatore Carlo Mazzone. Nel ’78-’79 Palanca fu il capocannoniere con 18 reti complessive e i giallorossi toccarono quota 28 (ricordiamo che la vittoria valeva ancora 2 punti) attestandosi al nono posto in classifica. Un cammino esaltante pure quello in Coppa Italia, con il sogno svanito soltanto per mano della Juventus in semifinale.

Credit official U.S. Catanzaro 1929

Iemmello e compagni esultanti – official U.S. Catanzaro 1929

L’approdo di Burnich in panchina, la classe di Mauro e le reti di Bivi

Al netto di qualche stagione più grigia, le Aquile hanno sempre onorato al meglio le apparizioni in Serie A. Fu così, ad esempio, nel 1980-1981. Al timone la vecchia gloria dell’Inter e della Nazionale azzurra Tarcisio Burnich. I giallorossi, trascinati sempre dal mitico Palanca (13 gol per lui dietro a Roberto Pruzzo che siglò 18 reti), si elevarono fino all’ottava piazza totalizzando 29 punti. Da rimarcare la presenza in rosa di un giovane Massimo Mauro, che anni dopo indosserà anche le maglie di Udinese, Juventus e Napoli. Edi Bivi fu invece l’uomo copertina della stagione 1981-1982 con 17 marcature a referto. Quel Catanzaro era allenato da mister Bruno Pace. Il team giallorosso approdò inoltre fino alla semifinale in Coppa Italia, eliminando nei quarti il Napoli. Sarà poi l’Inter a piegare la resistenza di Braglia e compagni. Dalla gloria al baratro calcistico. Nell’annata seguente infatti i calabresi patirono la debacle della retrocessione in B a causa del sedicesimo posto in classifica. Ancor peggio andò nel 1983-1984 con una malinconica ventesima piazza e il triste approdo in C1.

Le Aquile dei giorni nostri

Il Catanzaro solo di recente è tornato a riveder le stelle, complice una capillare organizzazione societaria che permette finalmente ad una piazza sempre passionale di sognare in grande. La graduatoria della B, d’altronde, parla chiaro. Sesto posto con 52 punti e playoff in tasca. Questo lo score: 11 vittorie, 19 pareggi e 7 sconfitte con 51 gol realizzati e 45 incassati (differenza +6). Mister Fabio Caserta gestisce un gruppo composto da 28 elementi, di cui 6 stranieri, con età media di 26,6 anni. Il valore generale della squadra calabrese ammonta a 18,58 milioni di euro con saldo trasferimenti negativo di 180mila euro.

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