Il clan D’Alessandro controllava le ambulanze nello stadio della Juve Stabia, arrestato il prestanome del boss

  • Postato il 12 novembre 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il servizio ambulanze per l’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia e per lo Stadio Romeo Menti durante le partite della Juve Stabia era in mano alla camorra. Mercoledì mattina i carabinieri di Torre Annunziata ne hanno arrestato e messo in carcere il titolare, Daniele Amendola, ritenuto prestanome di uno dei capi del clan D’Alessandro, Antonio Rossetti, attualmente al 41 bis.

È lo sviluppo dell’inchiesta di cui si faceva cenno nel provvedimento di ottobre, con cui la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Napoli ha disposto l’amministrazione controllata della Juve Stabia, società calcistica che milita nel campionato di serie B. Tra le infiltrazioni malavitose nei servizi dell’indotto messe alla base dell’ordinanza, infatti, veniva citata la presenza della New Life, la ditta servizio ambulanze di Rossetti e del suo prestanome Amendola.

Entrambi sono indagati dalla Dda di Napoli – procuratore Nicola Gratteri, pm Giuseppe Cimmarotta – per il reato di trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante camorristica. La New Life, subito dopo il provvedimento del Tribunale per la Juve Stabia, insieme ad un’altra decina di imprese era stata colpita da un’interdittiva antimafia. Se ne fa cenno nelle 150 pagine dell’ordinanza di arresto firmata dalla giudice per le indagini preliminari Federica Colucci, che spiega che questa, da sola, non è sufficiente a impedire la reiterazione del reato: “L’interdittiva antimafia del 22.10.2025 non incide in alcun modo sulle esigenze cautelari ravvisate, in primo luogo perché preclude i soli rapporti con la pubblica amministrazione, laddove le indagini hanno evidenziato che i committenti della New Life sono sempre privati cittadini; sotto diverso profilo appare evidente che Amendola potrebbe proseguire l’attività costituendo una nuova ditta o società”.

Due le misure cautelari disposte – dopo le 11 eseguite ieri dalla Polizia di Stato, che hanno decapitato i vertici del clan D’Alessandro – una per Amendola e una per Luigi Staiano, nipote di un capoclan. Quest’ultimo è accusato di tentata estorsione aggravata ai danni del responsabile sicurezza della Juve Stabia. Avrebbe provato a imporgli di riprendere il servizio bar e buvette nello stadio, minacciandolo così: “Se le guardie si sono messi qualcosa in testa non mangerà lui non mangerà nessuno perché la sopra lui non ci farà accostare a nessuno”. L’episodio risale al luglio 2021, la vittima provò a spiegargli che non era possibile a causa delle norme anti Covid e dell’intensificarsi dei controlli dell’osservatorio sulle partite.

L’ordinanza si fonda anche sul rinfresco delle dichiarazioni del pentito Pasquale Rapicano. Quest’ultimo a fine maggio è tornato a parlare di Rossetti come titolare di un monopolio di fatto del servizio ambulanze a Castellammare di Stabia grazie al suo ruolo nel clan. Negli atti sono riversate le chat tra Rossetti e Amendola che ne dimostrano l’influenza del primo, ed il suo ruolo di ‘socio occulto’. E la pratica, macabra, documentata in almeno tre casi nel 2021, di trasferire al loro domicilio tre salme, facendole falsamente risultare ancora in vita al momento dell’uscita dall’ospedale.

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Il Fatto Quotidiano

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