Il corpo di Luca Sinigaglia non tornerà in Italia: il governo del Kirghizistan revoca l’autorizzazione al recupero
- Postato il 25 agosto 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Il corpo di Luca Sinigaglia rimarrà sul Pobeda Peak, la montagna di 7.439 metri al confine tra Kirghizistan e Cina, dove il 47enne alpinista italiano è morto lo scorso 15 agosto, travolto da una bufera di neve, mentre cercava di raggiungere e portare in salvo la collega e amica russa Natalia Nagovitsyna. Il governo kirghiso, infatti, ha revocato all’ultimo momento l’autorizzazione alla squadra di tre soccorritori italiani – i capitani piloti Manuel Munari e Marco Sottile e la guida alpina Michele Cucchi – che avrebbero dovuto recuperare il suo cadavere insieme a quello di Nagovitsyna, bloccata a settemila metri da 13 giorni dopo essersi fratturata una gamba durante la scalata, e dichiarata morta nel finesettimana, quando le ricerche sono state sospese a tempo indeterminato a causa delle avverse condizioni meteo.
La squadra era stata attivata nel pomeriggio del 20 agosto ed era arrivata in Kirghizistan la mattina seguente, con l’obiettivo di portare a casa il corpo di Sinigaglia e cercare di salvare Nagovitsyna, data ancora per viva. Per permettere le operazioni, dopo diverse riunioni tecniche e le garanzie fornite dall’agenzia di spedizioni Ak-Sai, il governo aveva autorizzato l’alzata in volo dell‘elicottero H125 da Bishkek al campo base di Karkara: il team italiano era stato integrato con la presenza del dronista d’alta quota del Kazakhstan Andrey Maglevanyy e della guida alpina russa Alexander Semenov. L’autorizzazione è stata però ritirata a sorpresa nella notte tra il 24 e il 25 agosto, nonostante il decollo fosse previsto per le 5:28 della mattina. Ora la squadra di soccorritori sta rientrando a Bishek, capitale del Kirghizistan, da dove prenderà un volo per tornare in Italia.
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