Il cuore verde della Calabria: viaggio nel Parco della Sila
- Postato il 19 luglio 2025
- Idee Di Viaggio
- Di SiViaggia.it
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Nel cuore della Calabria, in quella striscia di terra che divide e unisce due mari, la natura ha scritto una delle sue pagine più sorprendenti: l’altopiano della Sila, custode di maestose foreste e antiche memorie.
Da sempre soprannominata il “Gran Bosco d’Italia”, è stata risorsa e rifugio, crocevia di civiltà e natura, mentre oggi è un variegato Parco Nazionale, una riserva di biodiversità e un santuario verde che invita alla meraviglia.
Il territorio del Parco
Il Parco Nazionale della Sila si estende sull’altopiano che porta il suo nome, al centro della catena appenninica meridionale. È un territorio ampio, complesso, che si dispiega come un grande “tavolo naturale” a forma di quadrilatero, con le linee morbide orientate tra Nord e Sud, tra Est e Ovest. Una struttura imponente, racchiusa da paesaggi che cambiano come le pagine di un libro: a nord la piana di Sibari, a ovest la valle del Crati, a sud la vasta distesa della piana di Lamezia, a est le colline del Marchesato.
I pianori, larghi e maestosi, si spingono ben oltre i 1.300 metri di altitudine e salgono con eleganza verso cime che superano i 1.700 metri. Monte Botte Donato è la vetta che sovrasta tutto, con ben 1.928 metri ma non è l’unica: Monte Curcio, Monte Scuro e tante altre alture compongono un mosaico montano che si riflette nei laghi e si rispecchia nei boschi.
Il Parco è suddiviso tradizionalmente in tre grandi aree: Sila Grande, Sila Greca e Sila Piccola. Non si tratta di semplici indicazioni morfologiche, ma nomi che risuonano di storie, di comunità, di legami antichi. Sono suddivisioni che affondano le radici in tempi lontani, quando la montagna era un confine e ogni zona sviluppava una propria identità.
Il nome stesso, Sila, viene dal latino silva, e non potrebbe esserci definizione più precisa: pinete di pino laricio, dai tronchi alti e slanciati, e faggete silenziose accompagnano il cammino e rimangono tuttora uno dei patrimoni forestali più importanti d’Europa.
La fauna è ricca, la flora varia, il paesaggio si trasforma con le stagioni come un sipario che cambia scena.
Itinerari ed escursioni

La rete escursionistica si dirama per oltre seicento chilometri, un vero e proprio labirinto verde che attraversa tre province e unisce natura, storia, spiritualità: sessantasei sentieri si incrociano seguendo la trama segreta della montagna.
Tra i percorsi più suggestivi spicca quello chiamato “I Sentieri dei Passi Perduti“: si parte dal rifugio Casello Margherita, a 1.400 metri di altezza, e si cammina, in circa quattro ore, come facevano un tempo pastori e raccoglitori, salendo lungo le antiche mulattiere, là dove per secoli uomini e animali hanno tracciato il loro passaggio. È un sentiero che profuma di castagne e di funghi, che si colora d’autunno e invita a rallentare il passo per ascoltare il bosco.
Ma se c’è un itinerario capace di unire natura e spiritualità, è senza dubbio quello Gioachimita. Un pellegrinaggio dolce, che tocca i luoghi di Gioacchino da Fiore, monaco visionario del Medioevo e instancabile viandante dell’anima. Da San Giovanni in Fiore, il borgo natio, ci si muove verso eremi e abbazie nascosti tra i boschi, si passa per Jure Vetere, Capalbo, la celebre Sambucina, fino a giungere a Celico.
Camminare nel Parco Nazionale della Sila è un continuo incontro con la Storia, con le testimonianze di un passato che ancora si lascia scoprire tra ruderi, torri, vecchi mulini, santuari e case coloniche. L’altopiano è disseminato di tracce, e ogni sentiero è una linea che unisce natura e memoria. Per chi desidera un’esperienza diversa, c’è la possibilità di attraversare il parco a cavallo sui sentieri che si snodano tra faggete, radure e paesaggi incontaminati. Si costeggiano luoghi simbolici come i “Giganti della Sila”, si percorrono i vecchi tratturi dei briganti, ci si immerge in angoli ancora intatti, dove la natura regna incontrastata.
E poi c’è la bicicletta. Le piste ciclabili tracciano itinerari tra pianori e vallate, e disegnano percorsi che una volta erano calpestati da pastori e animali in transumanza, dove i declivi sono dolci e le salite mai troppo difficili.
I Giganti della Sila
In un angolo protetto dell’altopiano, nel cuore di una foresta silenziosa, si innalzano con fierezza antichi alberi che sembrano voler toccare il cielo. Come accennato, si tratta dei Giganti della Sila, un bosco ultracentenario che custodisce oltre sessanta esemplari di pini larici e aceri montani, alcuni alti fino a quarantacinque metri, con tronchi così larghi da sembrare incredibili. Hanno più di tre secoli in quanto furono piantati nel Seicento dai Baroni Mollo, accanto al loro Casino, oggi bene del FAI e simbolo di un rapporto profondo tra uomo e natura.
Per secoli gli alberi furono fonte di ricchezza e di contesa: i pastori ne estraevano una resina simile alla pece, infiammabile e preziosa. Era una risorsa così ambita che, tra Seicento e Settecento, il governo di Napoli fu costretto a emettere provvedimenti per proteggerli dall’abbattimento indiscriminato. Poi venne la guerra, e con essa l’esproprio, ma la selva sopravvisse, e con il tempo si trasformò in una riserva naturale biogenetica, gestita dall’ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali in collaborazione con la famiglia Mollo. Oggi è un santuario della biodiversità, uno scrigno di vita dove l’intervento dell’uomo ha il solo scopo di lasciar fare alla natura, osservarla, proteggerla.
Inoltre, questo bosco è uno dei pochi ambienti in Italia in cui alcune specie animali, ormai rare altrove, trovano ancora rifugio.

Il Treno della Sila
In un mondo che corre veloce, c’è ancora un treno che va piano, non per lentezza, ma per scelta, per rispetto verso i luoghi che lo accolgono, per amore della bellezza che scorre fuori dai finestrini: il Treno della Sila non è un semplice mezzo di trasporto ma viaggio dentro il paesaggio, la Storia e il cuore più autentico della Calabria.
Nacque con l’idea di connettere un territorio straordinario e frammentato, renderlo accessibile e farlo conoscere. Un progetto ambizioso, quello della piccola ferrovia silana, nata a scartamento ridotto per addentrarsi tra boschi e montagne, per raggiungere villaggi nascosti e portarli al centro della mappa: doveva unire Cosenza al porto di Crotone, diventare il ponte tra la montagna e il mare, tra l’interno e il mondo. Alla fine, il sogno venne ridimensionato, ma non spento. Si tracciarono due assi principali: uno diretto a Catanzaro, l’altro a San Giovanni in Fiore, la città che porta nel nome il canto dei boschi.
Dal 1916 al 1956, ci vollero decenni di impegno, fatica, ostinazione: gli operai risalivano i versanti, posavano binari sotto la neve e nel sole cocente. E quando finalmente la linea fu completata, si aprì un nuovo orizzonte per la Sila: per decenni ha trasportato viaggiatori, merci, sogni e oggi, sulle stesse carrozze di un tempo (restaurate con cura e trainate da locomotive a vapore) il Treno della Sila continua a viaggiare e corre tra le vette, verso le località sciistiche, tra le faggete dorate dell’autunno e i pascoli estivi.
Come arrivare
La posizione centrale del Parco della Sila nella morfologia calabrese lo rende accessibile da ogni versante della regione, grazie a una rete di strade panoramiche che sono già di per sé una piacevole anticipazione del viaggio.
Chi arriva dalla costa ionica può seguire la strada statale 107, la storica silana-crotonese, che taglia il cuore del Parco e accompagna tra curve dolci, boschi e laghi. Per chi proviene dalla costa tirrenica, l’accesso è garantito da più fronti: si può scegliere la SS107 oppure lasciarsi condurre dalle SP244 e SP216, oppure ancora percorrere le statali 108bis e 660.
L’autostrada A2 è l’asse principale per chi arriva da più lontano, con uscite strategiche a Cosenza, Rogliano, Altilia Grimaldi o Lamezia Terme. Da lì, bastano pochi chilometri per ritrovarsi nella quiete del Parco.
Per chi preferisce il treno, le stazioni di Paola, Lamezia Terme, Catanzaro e Crotone sono i principali snodi da cui ripartire verso la Sila. A completare il tragitto, autobus di linea (sia pubblici che privati) collegano le collegano con i paesi del Parco.
Infine, l’aereo diventa un’opzione comoda e veloce. In meno di due ore, voli diretti collegano la Calabria a città come Milano, Torino, Roma, Bologna. L’aeroporto più vicino è quello di Lamezia Terme, ma anche lo scalo di Crotone può rappresentare una valida alternativa. Da lì, basta noleggiare un’auto o salire su un autobus per raggiungere in poco tempo il cuore verde della regione.