Il diavolo sta sempre nei dettagli (delle leggi)
- Postato il 12 maggio 2025
- Di Panorama
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La voglio vedere. Dico: l’intelligenza artificiale. La voglio vedere alle prese con le leggi italiane. Con i nostri testi bizantini, con le sfilze di «visto» e «considerato che», con gli oscuri riferimenti e il sanscrito normativo. La voglio proprio vedere. Tutti capaci di applicare l’intelligenza artificiale negli Emirati Arabi Uniti. Lì lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum ha deciso di usarla per fare le leggi. Ha creato un’apposita struttura, il Regulatory Intelligence Office, che dovrà intervenire nel processo legislativo per renderlo «più rapido e preciso». Al che è partito il solito dibattito: ci potremo fidare? E se lo facessimo anche qui, quali rischi correrebbe la nostra democrazia? Il Grillo, però, che è un po’ bastian contrario, ancor prima che ai rischi per la democrazia, ha pensato ai rischi per la medesima intelligenza artificiale. Ma ce la vedete voi, alle prese con i contorcimenti delle nostre leggi?
Per fare una prova ho preso una delle ultime Gazzette Ufficiali, serie generale numero 95, del 24 aprile 2025. Mi ha attirato una legge molto semplice: un solo articolo, tre commi. Due commi prevedono l’abolizione di alcuni regi decreti, indicati in appositi allegati, il terzo comma dice che «restano comunque fermi gli effetti provvedimentali delle disposizioni prive di effettivo contenuto normativo degli atti di cui ai commi 1 e 2». In poche righe mi sono già perso: che cosa sono gli «effetti provvedimentali»? E come faccio a distinguere le disposizioni «prive di effettivo contenuto normativo»?
Per cercare di capirne qualcosa di più ho provato a sfogliare gli allegati, che vanno dalla lettera A alla lettera N: sono migliaia di leggi, da quella che riguarda le «pensioni vitalizi ai Postiglioni Lombardi» (Regio decreto del 20 ottobre 1861) a quella che «proroga fino al 30 giugno 1892 il termine utile per la sistemazione della piazza di Montemurro (Potenza)» (Regio decreto del 25 dicembre 1890). La buona notizia è che, salvo soprese dovute al comma 3, queste leggi ora saranno finalmente abolite. La cattiva notizia è: ma perché diavolo erano ancora in vigore? Sono anni che sento dire che bisogna sfoltire le leggi. Sono anni che sento interviste che annunciano la riduzione delle leggi. Sono anni che ripetiamo stancamente la massima di Montesquieu («Le leggi inutili indeboliscono quelle necessarie»). E poi avevamo ancora in vigore la legge per il vitalizio ai Postiglioni Lombardi e la proroga al 30 giugno 1892 dei lavori a Montemurro (Potenza)? Ma che senso ha abolire nell’aprile 2025 una legge che prevedeva una proroga al 30 giugno 1892, qualsiasi cosa si proroghi? E di fronte a un’assurdità di questo genere un’intelligenza artificiale che può fare? Tracolla? Collassa? Si schianta? Continuo a immergermi nella lettura degli allegati: scopro che fino a oggi sono rimasti eroicamente in vigore anche il regio decreto del 25 maggio 1946 per «la pubblicazione dell’elenco dei confidenti dell’Ovra», il decreto del duce del 10 maggio 1943 per la «disciplina dei rigenerati del cuoio» e la legge del 23 marzo 1871 che «approva le convenzioni finanziarie con la Monarchia austro-ungarica». A occhio e croce, mancano solo l’abolizione del vitalizio di Matusalemme e del permesso nautico per Noè… Che siano ancora in vigore?
Poi ci si stupisce che l’Italia sia il Paese d’Europa con più leggi: circa 160 mila contro le settemila della Francia, le 5.500 della Germania e le tremila della Gran Bretagna. Questi tre Stati, messi insieme, ne hanno meno di un decimo di noi. Che poi quante siano davvero le leggi da noi, nessuno l’ha mai capito: c’è chi spara un numero, chi un altro, poi salta sempre fuori un accordo con la Monarchia austro-ungarica sopravvissuto, chissà come, a decenni di proclami di riduzione normativa e di presunti falò di leggi. Per altro leggi sempre scritte in modo incomprensibile.
Anche quella della chiarezza del linguaggio infatti è una battaglia persa. Nella medesima Gazzetta Ufficiale numero 95 del 24 aprile 2025, mentre spulciavo tra gli allegati, ho trovato un’altra legge appena approvata, un decreto del ministero del Made in Italy (decreto 19 marzo 2025). Leggo. Dopo la solita serie di «visto», «considerato» e «tenuto conto», si arriva finalmente al dunque. «Nell’allegato II, rubricato metodi ufficiali di analisi per l’accertamento dei titoli delle materie prima, nella sezione Platino le parole Metodo I norma Un Iso 11210 determinazione del platino per la gioielleria metodo gravimetrico dopo precipitato dell’esacloroplatinato di ammonio sono sostituite…». E avanti così per pagine e pagine. Che può fare l’intelligenza artificiale di fronte a ciò? Quand’anche arrivasse, si schianterebbe di sicuro sul precipitato dell’esacloroplatinato dell’allegato II. Possiamo stare tranquilli: la democrazia è salva, i nostri nervi un po’ meno.