Il fenomeno Fred Again ha debuttato in Italia sfidando la pioggia torrenziale: è l’artista che ha trasformato il racconto della propria vita quotidiana in arte

  • Postato il 5 settembre 2025
  • Musica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Fred Again (vero nome Fred John Philip Gibson) è un concetto, oltre che un’artista. È la sensazione che si prova mentre lo si ascolta. Rimarcare le capacità tecniche del musicista londinese sarebbe superfluo anche se, fino a ieri 4 settembre, l’Italia lo conosceva solo per la fama e il passaparola. All’Ex Macello di Milano lo show del produttore inglese è stato tra i più attesi dell’anno. Forse era dai tempi di Skrillex (disc jockey, musicista, cantante e produttore discografico statunitense) che non esisteva un fenomeno del genere.

Si potrebbe dire che Fred Again sia una versione ‘gentile’ del californiano, ma che è riuscito a entrare nelle grazie dei propri ascoltatori in modo indelebile. Fred ha fatto del racconto della sua vita quotidiana una forma d’arte. Ogni audio che manda o riceve potrebbe diventare il testo di una sua canzone. E questo gli ha permesso di arrivare al pubblico in una forma semplice, diretta, senza troppi fronzoli.

“È stato lo show più bello della mia vita”, è la frase che ricorre come un tam tam a chi ha assistito all’evento completamente sold out (come tutti gli altri che fa fatto) al prezzo di 70 euro. Certamente non bruscolini in tempi di crisi generale.

La sensazione è che la fanbase dell’artista sia talmente affezionata che, per il suo esordio in Italia, avrebbe fatto follie. Il musicista inglese inizia alle 22 in punto e lo fa entrando in punta di piedi. Proietta delle frasi scritte sulla facciata in rovina dell’Ex Macello di Milano. Non una captatio benevolentiae, non ce n’è bisogno dato che lo amano già tutti, ma un messaggio sincero. Ha scritto: “Non so bene perché non sia mai riuscito a suonare in Italia, ma mi sento davvero privilegiato ad essere qui questa sera”. Urla, pianti, svenimenti e si sentono solo un paio di accordi di organo elettrico, suonati sul synth.

Dopo il momento di ricognizione generale, parte il concerto, che ha fatto saltare e scatenare migliaia di fan per un’ora e mezza. In scaletta non solo i “classici” della sua discografia, che, seppur breve, fa già parte degli annali della musica elettronica. Dà il giusto spazio anche al suo ultimo progetto, l’EP prodotto con il rapper inglese Skepta, con la hit “Victory Lap“.

Quest’ultimo lavoro ha dato una anticipazione di come sta evolvendo la musica classe ‘93, da sempre considerato abilissimo a mixare generi come techno, house, edm ed elettronica pura. Questa ondata di trap, drill e grime ha permesso all’artista di sbizzarrirsi anche in quella che è stata la sorpresa della serata, sicuramente il momento più apprezzato. Nel set senza pause piomba la voce di Marracash, con un estratto del suo freestyle Redbull 64bars.

Oltre all’euforia della serata, non si possono ignorare le polemiche sull’acustica dell’Ex Macello e sulla capienza. La venue di viale Molise è risultata per moltissimi sovraffollata e stupisce che per un artista del genere siano stati disposti solo due ripetitori. È un concerto in cui ogni nota o beat contano.

Al netto di tutto le performance di Fred e dei Parisi, i produttori italiani con cui suona da tempo e che lo accompagneranno nel tour italiano di cinque date, è stata apprezzata perché sul palco hanno lasciato il cuore. Nonostante l’audio non fosse proprio limpido, i ledwall ai lati del palco hanno immortalato tutte le espressioni di Gibson, visibilmente coinvolto ed emozionato, che ha compensato, con il suo carisma, le mancanze tecniche.

Il picco emotivo viene raggiunto con una versione piano e voce di “Peace u need” che il cantautore ha lasciato cantare alla platea. Tutti rispondono presente. Nel finale, anche grazie alla pioggia monsonica, aumentano i decibel del pubblico che si esalta in mezzo alla tempesta. Nel pubblico anche parecchi inglesi accorsi per il loro beniamino e sul finale dello show sono volare in aria tante pinte di birra qua e là sulla folla. Quasi come fosse una ultima “benedizione” laica.

Con la pioggia si alza anche il vento che rischia di inondare palco e strumenti nonostante gli improbabili gazebi montati di fortuna per coprire gli artisti. La comicità della scena fa ridere Fred che saluta così i suoi adepti nel mezzo del nubifragio milanese di fine estate.

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Il Fatto Quotidiano

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