Facciamo un esperimento: andate a guardare lo scheletro di un pollo e provate a pensare di dover ricostruire l'animale per intero a partire solo da ossa fossilizzate. Probabilmente vi dimentichereste dei pezzi: per esempio i bargigli, quelle appendici di carne che molto difficilmente si conservano nel record fossile.
È un problema diffuso in paleontologia: la quasi impossibilità di preservare i tessuti molli significa che è complicato ricostruire esattamente la forma di un animale in vita. Ogni tanto, però, la fortuna ci aiuta: al confine tra Svizzera e Italia, sul Monte San Giorgio (uno dei depositi di fossili più ricchi d'Europa), è stato ritrovato un rettile marino fossilizzato talmente bene che si vedono ancora i tessuti molli. È un Lariosaurus e ora sappiamo parecchie cose in più su di lui e le sue abitudini. La scoperta è raccontata sullo Swiss Journal of Paleontology.. Orgoglio italiano. Come suggerisce il nome, Lariosaurus è (anche) un orgoglio italiano. I primi fossili di questo rettile marino vissuto nel Triassico (insieme agli altri della sua famiglia, i notosauri) sono stati infatti ritrovati tra i calcari del Perledo, sul lago di Como, noto un tempo come Lario, appunto. Anche la specie a cui appartiene il fossile fa riferimento al nostro Paese: Lariosaurus valceresii è stato infatti trovato per la prima volta nei pressi di Viggiù, in Valceresio. Quello ritrovato sul Monte San Giorgio è il primo scoperto in Svizzera, e come altri esemplari della stessa specie è conservato particolarmente bene.. Tessuti molli. Rispetto alla media, però, a essere conservato non è solo il suo scheletro: il fossile ritrovato conserva ancora anche i segni della pelle, conservata sotto forma di sottile strato di carbonio che mette in evidenza la forma delle scaglie che ricoprivano il corpo di questo rettile marino. Non solo: la sua pelle ci ha anche permesso di scoprire che aveva le zampe palmate, che gli servivano per nuotare meglio.. Mostro in miniatura. Un'altra caratteristica che si può dedurre dai resti della pelle è che questo rettile aveva muscoli potentissimi sulle zampe posteriori: uniti alla "palmatura", fanno pensare che Lariosaurus usasse proprio le zampe posteriori per darsi la spinta durante il nuoto, un po' come fanno le moderne foche (non a caso i notosauri sono conosciuti anche come "foche del Triassico". La scoperta di questa tecnica di nuoto ci costringe anche a respingere la teoria che la spinta principale per questi rettili venisse dalla coda: le zampe posteriori erano altrettanto importanti.. "Dati anagrafici". Per quanto riguarda l'età, il fossile di Lariosaurus risale a 240 milioni di anni fa. Sulle dimensioni, invece, dobbiamo darvi una delusione: questo rettile marino era tra i notosauri più piccoli, e raggiungeva probabilmente il metro di lunghezza (Nothosaurus, un suo parente, arrivava a quattro metri)..