Il genocidio di Srebrenica e l’orizzonte euroatlantico dei Balcani

  • Postato il 11 luglio 2025
  • Esteri
  • Di Formiche
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Un genocidio, che richiama a morte e sofferenza. Accanto ad una prospettiva di nome Europa. Trent’anni fa il genocidio di Srebrenica, ricordato oggi dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, come una “tragedia che, a dispetto delle migliori speranze, fu emblematica degli orrori indicibili in cui poteva sprofondare nuovamente l’Europa”. Ma quell’episodio, riletto a distanza di tre decenni, può rappresentare preziosa occasione analitica per riflettere su quali e quanti progressi hanno compiuto i paesi dell’area balcanica, accanto agli errori evidentemente politici che non hanno permesso la soluzione di controversie e problematiche, da ultima quella tra Serbia e Kosovo con gli accordi di Ocrida inapplicati. Nel mezzo le iniziative di Usa e Ue per non perdere altro terreno.

Il genocidio e l’orizzonte Ue

La coscienza della comunità internazionale, ha scritto il Capo dello Stato nel suo ricordo sull’anniversario del genocidio, “non è uscita indenne da quegli eventi che hanno lasciato in eredità la consapevolezza che esiste una responsabilità collettiva, che invoca l’intervento e la condanna dei popoli”. Mattarella la definisce “una triste lezione che, al pari di altre, alimenta il dovere condiviso di prevenire e combattere simili atrocità e condannare con fermezza qualsiasi tentativo di riduzionismo o negazionismo”. E offre anche un punto di caduta che va oltre il ricordo quando sottolinea che “l’orizzonte europeo, in cui si iscrivono le aspirazioni dei popoli dei Balcani, rappresenta i valori di libertà, democrazia e uguaglianza di diritti che sono alla base del pacifico vivere comune tra i diversi popoli, nel rispetto delle loro specificità”.

Concetti che sono risuonati anche nella Camera dei Deputati che, in una cerimonia ufficiale, ha oggi ricordato le oltre 8 mila vittime dell’eccidio alla presenza dell’Ambasciatrice di Bosnia ed Erzegovina in Italia, Amira Arifovi Harms. Secondo Pier Ferdinando Casini, Presidente dell’Interparlamentare Italiana il genocidio di Srebrenica “rappresenta un monito potente e doloroso, una ferita aperta nella storia europea, che ci ricorda quanto sia importante vigilare con impegno contro l’odio, la discriminazione e l’intolleranza, e ricordare Srebrenica è un dovere morale, ma anche un riferimento per il presente e per il futuro. Significa non solo onorare le vittime, ma impegnarci per costruire un’Europa più giusta, più salda nei suoi valori e più capace di incidere. Perché l’Europa non sia solo un mercato o una moneta, ma sempre più una comunità di valori, di responsabilità e di storia condivisa”. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il friulano Luca Ciriani, ha messo l’accento “sull’escalation militare, la paura e le preoccupazioni derivanti dalla dissoluzione dell’ex Jugoslavia, timori condivisi da tutti, percepiti anche dall’Onu, che avrebbe dovuto proteggere quella popolazione e territorio, ma non lo fece”.

Le prospettive di domani e il ruolo degli Usa

In Bosnia oggi si è recato il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, che propone al paese di percorrere insieme il cammino verso la riconciliazione: “Siamo impegnati a sostenere la Bosnia-Erzegovina nel superare l’eredità del passato e nel costruire un futuro come membro dell’Ue , dove prevalgano pace, giustizia, dignità umana e prosperità”. Ma i problemi non mancano, per questa ragione l’alto funzionario dell’Ufficio per gli Affari europei ed eurasiatici degli Stati Uniti, Brendan Hanrahan, ha incontrato oggi i vertici politici del paese, due membri della presidenza Zeljka Cvijanovic e Zeljko Komsic, la presidente del Consiglio dei ministri Borjana Kristo e il ministro degli Esteri Elmedin Konakovic. Il tema centrale è stato quello della stabilità regionale che passa verosomilmente dalla crescita economica sostenibile in settori chiave come l’energia e le infrastrutture.

Secondo Hanrahan gli Stati Uniti restano un partner fermo e impegnato della Bosnia e continuano a rafforzare le relazioni tra i due Paesi, ma restano forti le preoccupazioni sulle contrapposizioni locali come quella che vede protagonista il Presidente della Republika Srpska, il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik a cui la Corte della Bosniia ha revocato la detenzione ma ha imposto misure interdittive. Una decisione che annulla di fatto il mandato di arresto precedentemente emesso contro Dodik e che aveva causato reazioni nella Republika Srpska, una delle due entità in cui è suddiviso il paese, abitata a grande maggioranza da serbi bosniaci. In passato Dodik ha sostenuto posizioni filorusse, agitando lo spettro della secessione dal resto del paese. Infine una nota giornalistica: dopo quasi 15 anni di attività chiude i battenti Al Jazeera Balkans, presente nella regione con sedi a Belgrado, Zagabria, Podgorica, Skopje, Lubiana e Pristina.

Autore
Formiche

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