Il Governo taglierà due punti di Irpef ma non a tutti, benefici da 40 euro a 1400 euro al ceto medio: perché per Confindustria “è insufficiente”

  • Postato il 8 settembre 2025
  • Economia
  • Di Blitz
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La riduzione dell’Irpef per il ceto medio rimane al primo punto tra le misure che il Governo, nella prossima finanziaria, vuole adottare per mettere qualche soldo nella busta paga dei lavoratori, anche a fronte delle polemiche seguite al fiscal drag rilanciate anche dal leader della Cgil Maurizio Landini.

Oltre alla riduzione dell’Irpef, nella manovra sono previsti alcuni interventi su pensioni, lavoro con la Lega che spinge per l’approvazione di una nuova rottamanzione delle cartelle esattoriali.

Sul ceto medio l’intervento ipotizzato prevede la riduzione dal 35 al 33% della seconda aliquota, quella che va dai 30mila ai 50mila euro che viene estesa fino a quota 60mila. Si tratta di un taglio di tasse da 4,5 miliardi che secondo uno studio condotta da Izi, società specializzata in analisi economiche e politiche, porterebbe soldi nelle tasche a circa il 27,4% dei contribuenti, vale a dire poco più di uno su quattro.

Irpef, il calcolo
Il Governo taglierà due punti di Irpef ma non a tutti, benefici da 40 euro a 1400 euro al ceto medio: perché per Confidustria “è insufficente” (foto Ansa) – Bitz Quotidiano

I guadagni possibili con il taglio dell’Irpef

L’Izi fa i calcoli sui guadagni possibili. Chi ha un reddito lordo di 30mila euro risparmierebbe 40 euro l’anno. Chi si colloca sui 40mila avrebbe un vantaggio di circa 120 euro. Intorno ai 45mila la riduzione arriverebbe a 200 euro. Superata la soglia dei 50mila euro, il beneficio è più sostanzioso: 600 euro l’anno a 50mila euro di reddito e fino a 1.400 euro per chi supera i 60mila euro, l’equivalente di oltre 100 euro al mese.

Per Confindustria il taglio dell’Irpef non basta

Leggendo i dati forniti dall’Izi si evince che il taglio sarà realmente tangibile per chi guadagna da 50mila euro in su. Per gli altri appare insufficiente trattandosi di pochi euro al mese. I calcoli li ha fatti anche Confindustria: qualche giorno fa il presidente di Confindustria Emanuele Orsini è infatti intervenuto di fronte alla platea degli industriali emiliani ed è tornato ad invocare un piano industriale straordinario con risorse complessive per 8 miliardi di euro.

“Tagliare l’Irpef non basta. Non è intervenendo sull’aliquota sul ceto medio che si garantisce la crescita. Quello che serve è spingere la produttività, dare forza alle imprese, in poche parole ‘mettere al centro l’industria’”. Solo così, per Orsini, si può creare ricchezza e solo così la ricchezza può essere redistribuita. Quello dei salari, assicura alla luce delle proposte emerse all’interno della maggioranza negli ultimi giorni, “è sempre stato un tema” per gli industriali, ma i salari non aumentano con un taglio dell’Irpef “una volta l’anno”.

Piuttosto bisogna guardare, appunto, ai contratti di produttività. E bisogna puntare sulle imprese che possono “produrre di più, guadagnare di più e distribuire le ricchezze”.

 

 

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