Il jihadista all’Eliseo che spacca la Francia

  • Postato il 8 maggio 2025
  • Di Panorama
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Mentre in Siria le minoranze continuano a subire pesanti persecuzioni e gli islamisti impongono la sharia, l’Eliseo sorprende: ha deciso di accogliere Ahmed al-Sharaa, un ex jihadista, oggi presidente del Paese. Una mossa che solleva più di un interrogativo. Perché la Francia sceglie di collaborare con un leader che, da quando è salito al potere, avrebbe solo aggravato le sofferenze del popolo siriano? Si tratta forse dell’ennesimo errore di valutazione nei rapporti con i dittatori del Medio Oriente? Eppure, al-Sharaa non è un autocrate come gli altri. Nel suo passato ci sono, come combattente, al-Qaeda, lo Stato islamico, il Fronte al-Nusra e Hayat Tahir al-Sham (HTS), in qualità di leader combattente. Marine Le Pen è stata molto critica sul fatto che il presidente siriano a interim sia stato ricevuto all’Eliseo: «Il Presidente della Repubblica sta commettendo una provocazione inutile che rischia di preoccupare i nostri alleati». Accolto a Parigi con un protocollo ridotto al minimo, il leader siriano, come scrive Le Figaro, ha lasciato la capitale francese con una promessa vincolante. Al termine di un incontro di due ore all’Eliseo, durante una conferenza stampa congiunta, il presidente Emmanuel Macron ha dichiarato che la Francia si impegnerà affinché le sanzioni contro la Siria non vengano rinnovate nella prossima riunione dei 27 membri dell’Unione Europea, prevista per il 1° giugno. «Penso che sia nostra responsabilità revocare le sanzioni», ha dichiarato il Capo di Stato francese, il primo a ricevere l’ex jihadista da quando ha preso il potere a Damasco, rovesciando il dittatore Bashar al-Assad lo scorso dicembre. Per la Siria, la revoca delle sanzioni – settoriali e contro i singoli individui – è fondamentale affinché il Paese si riprenda da quattordici anni di guerra devastante, nella quale lo stesso al-Sharaa ha avuto un ruolo molto pesante. «Ci sono Paesi che nutrono dei dubbi», ha aggiunto Emmanuel Macron, riferendosi ad alcune capitali europee che sono giustamente restie a compiere un simile gesto nei confronti di un leader del movimento jihadista.

Ma durante la conferenza stampa, Emmanuel Macron ha giustificato l’impegno della Francia nei confronti della Siria e, in particolare, del «popolo siriano», che ha sofferto così tanto sotto la dittatura di al-Assad. Ha tuttavia ricordato che la Francia ha una «posizione esigente» nei confronti di al-Sharaa, in seguito ai massacri perpetrati da elementi affiliati ai suoi servizi di sicurezza contro la minoranza alawita all’inizio di marzo e alle tensioni con i drusi della scorsa settimana. La conferenza stampa a tratti grottesca ha avuto il suo apice quando il Presidente della Repubblica francese ha ricordato ad al-Sharaa la sua richiesta («i responsabili dei massacri siano processati e puniti»), con il leader siriano che ha ribadito: «Lo saranno perché la sicurezza dei siriani è la nostra priorità». I massacri, che hanno causato la morte di 1.700 persone, per lo più alawiti, nell’ovest del Paese a marzo, i recenti scontri con i drusi e gli abusi documentati dalle ONG sollevano dubbi sulla capacità delle nuove autorità di controllare alcuni combattenti estremisti. Una questione molto delicata per la Francia è quella dei jihadisti stranieri in libertà nella Siria nordoccidentale – tra cui un centinaio di cittadini francesi. A questo proposito Ahmad al-Sharaa ha affermato di aver «garantito a tutti i Paesi interessati che queste persone non costituiranno una minaccia per questi Paesi». Il leader siriano non ha escluso di concedere loro la nazionalità, se la futura Costituzione lo consentirà. Emmanuel Macron ha ancora criticato i ripetuti attacchi israeliani in Siria, affermando: «Non garantiranno la sicurezza a lungo termine di Israele e per quanto riguarda i bombardamenti e le incursioni, penso che siano una cattiva pratica. Non si può garantire la sicurezza del proprio Paese violando l’integrità territoriale dei propri vicini». Mentre Ahmad al-Sharaa ha affermato che sono in corso contatti indiretti con Israele per calmare la situazione.

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Panorama

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