Il Leoncavallo è stato sgombrato
- Postato il 21 agosto 2025
- Di Il Foglio
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Il Leoncavallo è stato sgombrato
Il Leoncavallo S.P.A. (spazio pubblico autogestito) non ha più una sede, un luogo dove andare. Verso le sette e mezza del 21 agosto 2025 poliziotti, carabinieri e un ufficiale giudiziario sono entrati nella ex cartiera di proprietà della famiglia Cabassi in via Antoine Watteau 7 a Milano e hanno effettuato il sequestro dello stabile e lo sgombero.
Nei dintorni del centro sociale si stanno radunando, in modo pacifico, molti attivisti.
Il Leoncavallo non sarà più lì dove era da oltre trent'anni, dall'8 settembre del 1994, il giorno dell'occupazione della ex cartiera abbandonata. Forse continuerà a esistere altrove, forse in via San Dionigi, a Porto di Mare: le trattative con il comune sono ancora in corso.
L'arrivo dell'ufficiale giudiziario era atteso per i primi giorni di settembre, dalla questura hanno deciso di anticipare i tempi per uno sgombero che doveva avvenire nel 2003, ma mai eseguito in oltre vent’anni è rinviato per oltre 130 volte. Non era semplice sgomberare il Leoncavallo, per decenni è stato un simbolo di Milano, di tante correnti politiche e di pensiero, un luogo complesso e multiforme, per quanto, spesso e con una certa faciloneria, venisse etichettato semplicemente come un luogo occupato e illegale. Aveva perso un po' di smalto ultimamente.
Era il 18 marzo 2003, quando il Tribunale di Milano stabilì che l'associazione Mamme antifasciste del Leoncavallo e tutti gli occupanti avrebbero dovuto lasciare i 10mila metri quadrati di via Antoine Watteau. Una decisione confermata il 10 novembre 2004 dalla la Corte d'Appello e poi in Cassazione il 2 settembre 2010.
I proprietari dello stabile, famiglia Cabassi, chiese più volte lo sgombero degli occupanti, sgombero che però sempre rimandato a data da destinarsi, quasi sempre motivando il rinvio con un generico "ragioni di ordine pubblico". La giunta Pisapia tentò di risolvere la questione proponendo un accordo alla proprietà dell'ex cartiera: il comune avrebbe acquistato lo stabile e regolarizzato il centro sociale (che avrebbe pagato un affitto). L'accordo però non fu mai ratificato.
Lo stallo continuò, la battaglia giudiziaria dei proprietari pure: lo scorso novembre il ministero dell’Interno venne condannato a risarcire 3 milioni ai Cabassi per il mancato sgombero.
Il ministro Matteo Salvini non ha perso l'occasione per esultare: "Decenni di illegalità tollerata, e più volte sostenuta, dalla sinistra: ora finalmente si cambia. La legge è uguale per tutti: afuera!", ha scritto su X.
“Lo sgombero del centro sociale Leoncavallo segna la fine di una lunga stagione di illegalità. Per trent’anni quell’immobile è stato occupato abusivamente. E al danno si è aggiunta la beffa: lo Stato costretto persino a risarcire i danni dell’occupazione. Oggi finalmente viene ristabilita la legalità. Il governo ha una linea chiara: tolleranza zero verso le occupazioni abusive. Dall’inizio del nostro mandato sono già stati sgomberati quasi 4.000 immobili, tra alloggi di edilizia residenziale pubblica ed edifici di particolare rilievo. Lo sgombero del Leoncavallo è solo un altro passo di una strategia costante e determinata che porteremo ancora avanti”, ha commentato il ministro dell’interno, Matteo Piantedosi.
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