Il linciaggio mediatico senza tregua: se non dici “genocidio”, sei complice. E pure nazista

  • Postato il 20 settembre 2025
  • Di Il Foglio
  • 1 Visualizzazioni
Il linciaggio mediatico senza tregua: se non dici “genocidio”, sei complice. E pure nazista

Al direttore - Da persona senza tv ho scoperto la vicenda Iacchetti dopo che era esplosa, e ho notato come su internet sia scoppiata la solita polemica, così pensavo a questo tempo che viviamo, come il tempo del fascismo democratico. Attenzione, questa versione moderna del fascismo non impedisce di parlare, ma sta nell’impaurire chi decide di esprimere la sua opinione, pena il linciaggio mediatico, con esso la reputazione e il posto di lavoro. Clap clap clap.
Daniele Mosconi

Il linciaggio mediatico ormai non conosce tregua. Se non aderisci al pensiero dominante, sei un fascista. Se non riconosci come fascisti, o nazisti, coloro che gli antifascisti definiscono come tali, sei un complice. Il gioco ormai è scoperto, ed è alla luce del sole, e l’ingranaggio che permette al linciaggio di agire in maniera indisturbata di solito scatta nel momento in cui si arriva, sul medio oriente, alla parola genocidio. Se non aderisce al pensiero dominante, se non dici che è genocidio, sei un complice, sei un fascista, sei un nazista, anche se parli di crimini di guerra, anche se non chiudi gli occhi sulla tragedia di Gaza. Genocidio. E se non lo consideri così sei un complice. Un genocida. Un suggerimento, per il prossimo talk-show a pensiero unico.  “L’abuso della parola genocidio dovrebbe essere evitato con estrema cura per più di una ragione. In primo luogo, solo coprendosi occhi e orecchie si può evitare di percepire il compiacimento, la libidine con cui troppi sembrano cogliere un’opportunità per sbattere in faccia agli ebrei l’accusa di fare ad altri quello che è stato fatto a loro. E l’accusa strumentale del genocidio, poi, proietta sull’intero stato di Israele e su tutto il popolo israeliano – non solo sul pessimo governo in carica – l’immagine del male assoluto. Una demonizzazione ingiusta, ma anche controproducente per le prospettive di pace e convivenza”. Firmato Liliana Segre. Genocida?

   

   

Al direttore - La separazione della carriere, scrive Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera, “non apporta alcun contributo alla soluzione dei veri problemi della giustizia, legati alle procedure e alla durata dei processi”. Rendere il gip e il gup più indipendenti dal pm, così da fornirgli l’autonomia necessaria per dire no alle richieste d’arresto o di rinvio a giudizio quando non hanno basi solide, ed evitare che degli innocenti finiscano ai domiciliari, in galera o a processo, come capita troppo spesso, non sarebbe, dunque, uno dei “veri problemi della giustizia”? Forse, per una risposta definitiva, bisognerebbe porre la domanda a chi è stato costretto a passare sotto quelle forche caudine. La risposta potrebbe rivelarsi sorprendente. 
 Luca Rocca

   

  

Al direttore - L’Estonia si sta dimostrando un paese lungimirante. Oggi la si può definire come l’avanguardia europea sul fronte dell’istruzione, dato che il suo sistema scolastico ha subìto numerose riforme che si sono rivelate molto efficaci. Infatti, secondo i dati Ocse, l’Estonia si classifica sesta a livello mondiale in matematica, scienze naturali e lettura funzionale. Un requisito obbligatorio per un insegnante è avere una formazione pedagogica, inoltre per non perdere l’abilitazione devono seguire corsi di formazione. Gli insegnanti estoni, tuttavia, sono meglio retribuiti dei loro colleghi italiani. Recentemente è stato avviato un progetto sull’educazione all’uso dell’IA, che è iniziato il primo di settembre coinvolgendo 20.000 studenti e 3.000 docenti. Quando le riforme si rivelano efficaci, dovremmo prendere esempio anche se costose. Sulla scuola, inoltre, si investe sul futuro della nazione e non sulle prossime politiche.
Alessio Lomma

    

Al direttore - Vi è una precisazione da fare, integrativa dell'ottimo articolo di Stefano Cingolani sull’addio di Nagel da Mediobanca. Nel 1999 la Banca d'Italia non si mise di traverso rispetto alle due Opa, S.Paolo su Banca di Roma e Unicredit su Comit. Poiché le offerte venivano presentate come consensuali, ma gli istituti “target” negavano ciò e sostenevano trattarsi, invece, di Opa ostili, semplicemente la Banca d’Italia invitò le banche offerenti a presentare una diversa richiesta di autorizzazione, non potendosi dare un autorizzazione su di un presupposto che veniva negato da chi ne aveva titolo. All’invito non seguì alcuna risposta verosimilmente perché le banche in questione previdero i costi di Opa ostili e vi rinunciarono. Non una messa di traverso, dunque, ma un obbligato comportamento di chi deve rilasciare un’autorizzazione. Quanto all'allora presidente del Consiglio D’Alema a me consta “de relato” che egli, interessato innanzitutto per l’Opa del S.Paolo, negò qualsiasi competenza al riguardo del governo e invitò i richiedenti a parlarne con la Banca d’Italia. Con i migliori saluti.
Angelo De Mattia

P. S. Nagel ha citato Orazio, ma non il seguito del verso prescelto “et artes intulit agresti Latio”. Non è facile, dopo una dura sconfitta, ipotizzare, con tutto il rispetto per Mediobanca, una successiva vittoria sulla Banca più antica al mondo e con quali “artes”.

Continua a leggere...

Autore
Il Foglio

Potrebbero anche piacerti