Il “manifesto”, l’attivismo per Gaza: chi è Elias Rodriguez, il killer di Washington
- Postato il 22 maggio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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In un primo momento si è finto sotto choc, come se fosse stato testimone, e non autore, della sparatoria. Poi Elias Rodriguez, 30 anni, si è consegnato alla polizia: lo hanno ammanettato mentre lui gridava “l’ho fatto per Gaza, free Palestine”, giustificando il suo gesto omicida. Un gesto che ha compiuto da solo, senza l’aiuto di nessuno. È lui che ha ucciso Yaron Lischinsky e Sarah Milgrim, diplomatici dell’ambasciata israeliana nonché fidanzati. Secondo quanto riporta il New York Times, Rodriguez aveva partecipato a manifestazione pro Pal a Chicago dove lavorava per una non profit nel settore sanitario. Nato e cresciuto nella città dell’Illinois, dove si è laureato in inglese, ha lavorato nei settori di produzione e ricerca, secondo la sua biografia online. Sul suo account X ha pubblicato nel 2023 il video di una manifestazione pro Palestina a Chicago.
E in un posto pubblicato poche ore prima dell’attentato ha scritto: “Le atrocità commesse dagli israeliani contro i palestinesi sfidano descrizioni e quantificazioni”. Secondo il New York Times, il post, intitolato “escalation per Gaza, portiamo la guerra a casa”, è una sorta di manifesto, in cui si afferma che “di fronte ad un atto la gente cerca un testo per aggiustare il significato, così ecco un tentativo”. Non ci sono riferimenti diretti alla sparatoria di ieri, ma nel post si aggiunge: “Un’azione armata non è necessariamente un’azione militare, solitamente non lo è”. Il vice capo dell’Fbi, Dan Bongino, su X ha scritto che il bureau “è al corrente di alcuni testi che sarebbero stati scritti dal sospetto e speriamo di avere aggiornamenti sulla loro autenticità presto”.
Attivista politico, da anni impegnato nella difesa dei diritti dei palestinesi, Elias è stato membro per un breve periodo del Partito per il Socialismo e la Liberazione, l’associazione marxista-leninista che ha lanciato negli ultimi giorni una raccolta firme contro quello che definisce il “genocidio” a Gaza: l’obiettivo è quello di raccoglierne un milione, così da poter mostrare “l’enorme opposizione al massacro che esiste nel mondo”.
I rapporti fra il Partito per il Socialismo e la Liberazione e il 30enne di Chicago si sono interrotti nel 2017, poco dopo la sua partecipazione ad una protesta davanti a quella che era la casa dell’allora sindaco di Chicago, Rahm Emanuel. Un appuntamento al quale Elias aveva preso la parola e cercato di collegare la morte di Laquan McDonald, afroamericano ucciso da un agente di polizia, con le attività del colosso dell’e-commerce di Jeff Bezos: “La ricchezza che Amazon ha portato a Seattle non è condivisa con i residenti afroamericani. Il ‘whitening’ di Seattle da parte di Amazon – aveva detto riferendosi all’invasione dei bianchi – è strutturalmente razzista”.
Laureato all’Università di Chicago, Elias lavorava dal 2004 come specialista amministrativo per l’American Osteopathic Association, l’organizzazione che rappresenta i medici osteopati negli Stati Uniti. In uno dei suoi ultimi post online, datato 20 maggio e che rappresenta una sorta di manifesto delle sue idee, aveva raccontato di aver abbracciato la causa palestinese durante la guerra nella Striscia del 2014. “Quelli di noi che sono contrari al genocidio – scriveva – si compiacciono nel sostenere che i colpevoli e i complici hanno perso la loro umanità. Ma la disumanità si è dimostrata da tempo scandalosamente comune e prosaicamente umana”.
Dopo l’attentato agenti e artificieri dell’Fbi hanno perquisito la sua casa ad Albany Park, uno dei quartieri etnicamente più eterogenei della città che un tempo ospitava immigrati ebrei. Sulla finestra dell’appartamento ci sono due poster: uno con su scritto ‘Giustizia per Wadea’, il bambino palestinese americano di 6 anni ucciso a Chicago due anni fa; sull’altro ‘Tikkun Olam significa Palestina libera’, laddove Tikkun Olam è un’espressione ebraica per dire ‘curare il mondo’.
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