Il Medio Oriente alla Biennale Architettura 2025. Ecco i padiglioni da vedere

  • Postato il 22 aprile 2025
  • Architettura
  • Di Artribune
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Riflettono sulla tutela dell’ambiente e sulla conservazione del patrimonio architettonico tradizionale, misurandosi talvolta con le criticità interne, le partecipazioni dei Paesi dell’area mediorientale presenti alla 19. Mostra Internazionale di Architettura, in programma a Venezia dal 10 maggio al 23 novembre prossimi. Oltre al debutto del Sultanato dell’Oman, tra gli aspetti da evidenziare di questi padiglioni rientra l’affidamento della curatela a una generazione emergente di architette, architetti e collettivi locali.

Arabia Saudita – The Um Slaim School: An Architecture of Connection

Arabia Saudita – The Um Slaim School: An Architecture of Connection. Participants: Syn Architects, Nojoud Alsudairi (left) and Sara Alissa (right), © Nora Alissa
Arabia Saudita – The Um Slaim School: An Architecture of Connection. Participants: Syn Architects, Nojoud Alsudairi (left) and Sara Alissa (right), © Nora Alissa

Lo studio saudita al femminile Syn Architects (Sara Alissa e Nojoud Alsudairi) ha concepito un padiglione che vuole essere una base di partenza per un approccio alternativo alla rivisitazione architettonica attraverso narrazioni spaziali e materialità. È un invito a un ripensamento collettivo del nostro impatto sugli ambienti in cui viviamo e sulla narrativa urbana, un progetto che punta a sviluppare un nuovo ecosistema per la cultura dell’architettura in Arabia Saudita e a promuovere un dialogo transnazionale con esperienze generazionali che coinvolgono, in modo simile, pedagogie guidate dalla pratica e metodologie incentrate sulla ricerca. Obiettivo? Affrontare le sfide legate al cambiamento climatico, alla gestione delle risorse e alla dimensione sociale della città. Nell’ambito di The Um Slaim School: An Architecture of Connection, infine, è stato promosso un programma laboratoriale e di public session a cura di Beatrice Leanza, con Maryam AlNoaimi.

Curatore: Riyadh Syn Architects (Sara Alissa e Nojoud Alsudairi)
Sede: Arsenale

Kuwait – Kaynuna

Overview Arsenale. Photo by Andrea Avezzù - Courtesy La Biennale di Venezia
Overview Arsenale. Photo by Andrea Avezzù – Courtesy La Biennale di Venezia

Curato da un team di quattro architetti, il padiglione si ispira alla metodologia del Kaynuna, che persegue uno sviluppo consapevole e un approccio sostenibile. Così facendo si intende analizzare l’evoluzione architettonica del Kuwait, indagare la dissonanza tra spazio, tempo e materia nella formazione degli ambienti e riflettere su influenze sociali, politiche ed economiche. Ma soprattutto, criticare una modernizzazione che erode il patrimonio tradizionale, favorendo la demolizione rispetto alla conservazione e all’adattamento. Il progetto propone un quadro di recupero che integra valori culturali con metodologie sostenibili, collegando teoria e pratica per uno sviluppo resiliente e localizzato. Un approccio ibrido che trascende le metriche convenzionali e ridefinisce l’identità oltre l’estetica.

Curatori: Hamad Alkhaleefi, Mohammad Kassem, Naser Ashour, Rabab Raes Kazem
Sede: Arsenale

LibanoThe Land Remembers/La terra si ricorda

 The Land Remembers - Courtesy CAL Collective for Architecture Lebanon
The Land Remembers – Courtesy CAL Collective for Architecture Lebanon

Curato da CAL Collective for Architecture Lebanon, il Padiglione libanese parte dalla terra prima ancora che dall’architettura, ricordando come molto spesso proprio questa disciplina e la presenza umana abbiano deturpato, inquinato e degradato il paesaggio naturale, compiendo anche quello può essere definito il reato etico di “ecocidio”, cioè l’uccisione della Terra. La riflessione parte dalla storia recente del Libano, che dopo mezzo secolo di quasi ininterrotta guerra, urbanizzazione incontrollata e instabilità politica, sta perdendo la sua stessa essenza culturale e ambientale. Il progetto curatoriale chiama in causa gli architetti esortandoli a dare priorità alla rigenerazione del territorio, prima di progettare nuove costruzioni o ricostruzioni. Ipotizzando l’esistenza del fittizio
“Ministero dell’Intelligenza della Terra”, dedicato alla guarigione del territorio dall’ecocidio, La terra si ricordainvita a immaginare e contribuire a costruire un futuro alternativo in cui umani e non umani possano prosperare insieme”, affermano i curatori che hanno promosso una raccolta fondi su kickstarter a supporto del progetto: https://www.kickstarter.com/projects/collectiveforarch/support-the-lebanese-pavilion-at-the-biennale-of-venice-25

Curatori: CAL Collective for Architecture Lebanon (Edouard Souhaid, Shereen Doummar, Elias Tamer, Lynn Chamoun
Sede: Arsenale

Qatar – BeytiBeytak. MyHome is YourHome/La mia casa è la tua casa

The Land Remembers - Courtesy CAL Collective for Architecture Lebanon
Yasmeen Lari, Community Centre, Doha, 2024. © Qatar Museums

Esplorando come le forme dell’ospitalità si sono espresse nell’architettura e nei paesaggi urbani nella regione del Medio Oriente, del Maghreb e dell’Asia Meridionale, il padiglione è un’analisi antropologica sul modo in cui l’architettura contemporanea risponde alle esigenze della comunità e reinterpreta il senso di appartenenza. Due le sedi e i progetti: i Giardini della Biennale ospitano il Community Centre (2024) dell’architetta pakistana Yasmeen Lari, un’installazione temporanea costruita in bambù, secondo tecniche già impiegate dalla progettista in iniziative di soccorso promosse dalla Heritage Foundation of Pakistan. ACP – Palazzo Franchetti ospita invece una mostra collettiva di 30 architetti che, attraverso disegni, fotografie, modelli e un’importante documentazione di archivio, documentano il senso di appartenenza espresso attraverso gli edifici e spazi pubblici quali musei, moschee e giardini.

Curatori: Aurélien Lemonier, Sean Anderson
Sede: Giardini – Palazzo Franchetti

Emirati Arabi Uniti – Pressure Cooker

Cornfields and net houses in Liwa, Abu Dhabi. Ola Allouz, Pressure Cooker, 2024. Image courtesy of National Pavilion UAE – La Biennale di Venezia. Photo by Ola Allouz.
Cornfields and net houses in Liwa, Abu Dhabi. Ola Allouz, Pressure Cooker, 2024. Image courtesy of National Pavilion UAE – La Biennale di Venezia. Photo by Ola Allouz

Il progetto si sviluppa da lunghe ricerche d’archivio e sul campo svolte dall’architetta emiratina Azza Aboualam, esaminando le infrastrutture per la produzione di cibo negli Emirati Arabi per sostenere un approccio responsabile e condiviso dalle comunità locali in materia di sicurezza alimentare. Una causa alla quale l’architettura può contribuire in maniera sostanziale attraverso soluzioni innovative per produzione sostenibili sia su scala individuale sia su scala collettiva. L’approccio curatoriale è radicato nella ricerca contemporanea e collega l’identità culturale e architettonica specifica degli Emirati alle sfide globali più pressanti, offrendo prospettive concrete, tecnologiche e originali, sui sistemi alimentari e la sostenibilità.

Curatrice: Azza Aboualam
Sede: Arsenale

Egitto – Let’s grap the mirage/Afferiamo il miraggio

Padiglione Centrale, Giardini. - Courtesy La Biennale di Venezia
Padiglione Centrale, Giardini. – Courtesy La Biennale di Venezia

Pensato come un’esperienza che riflette le complesse dinamiche della sostenibilità, il Padiglione Egitto è una metafora del delicato equilibrio che sta alla base dell’oasi, presenza naturale indispensabile alla vita di tante popolazioni nomadi, e non solo, dei deserti arabi e magrebini. Il miraggio del titolo evoca l’ideale di un mondo perfettamente bilanciato, dove conservazione e sviluppo coesistono. L’oasi rappresenta questo fragile equilibrio e sfida i visitatori a riflettere sulla possibilità di raggiungere un’armonia sostenibile attraverso la combinazione della sapienza antica con la tecnologia moderna e l’intelligenza della natura con i suoi ritmi e i suoi meccanismi.

Curatore: Salah Zikri, Ebrahim Zakaria, Emad Fikry
Sede: Giardini

Sultanato dell’Oman Traces

Gaggiandre, 2015. Photo Andrea Avezzu Courtesy of La Biennale di Venezia.jp
Gaggiandre, 2015. Photo Andrea Avezzu Courtesy of La Biennale di Venezia.jp

Per la sua prima partecipazione alla Biennale Architettura, l’Oman ha scelto un’installazione collettiva a cinque “voci”, coordinate dall’architetta Majeda Alhinai. Il progetto è un ponte culturale fra tradizione e modernità, e prende le mosse dal Sablah, il tradizionale spazio comune omanita, per enfatizzare il ruolo che il dialogo e la coesione sociale rivestono nel plasmare lo spazio edificato. Il Padiglione dell’Oman è quindi pensato come un’installazione interattiva da vivere in comunità, una piattaforma per il dialogo intergenerazionale, riunendo le persone per condividere esperienze e rafforzare le tradizioni culturali. Più che una struttura fisica, è una metafora dell’identità omanita, espressione vivente dei valori e della saggezza condivisi dalla comunità.

Curatrice: Majeda Alhinai
Sede: Arsenale

Niccolò Lucarelli

L’articolo "Il Medio Oriente alla Biennale Architettura 2025. Ecco i padiglioni da vedere" è apparso per la prima volta su Artribune®.

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Artribune

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