Il mio Giuda è la tragedia della solitudine

PIERFRANCO BRUNI

Il tempo è un volo di gabbiani sul Giordano. Giuda era distante. Aveva preso il cammino verso il deserto. Chiuso nei suoi pensieri non si era reso conto che il vento tirava dall’Occidente e la pioggia giungeva dal Mediterraneo egiziano. I pensieri sono onde di assenza.
L’assenza non è un vuoto. Era completamente solo. Nei suoi intrecci la malinconia dettava il tragico. Aveva incontrato la Maddalena ma ero fuggito dal suo sguardo come era fuggito dagli occhi azzurri del Cristo. Era convinto di non aver mai tradito. Ma di aver dato un senso alle scritture.
Si raccontava storie e destini. Confuso nei suoi passi diceva a se stesso: “Non sono stato capito. Sono stato ingannato. Non sono i trenta denari che mi hanno ingannato. Non mi sono mai venduto. Il gesto del bacio è stato frainteso. Come poterlo spiegare. Come farlo capire. Fraintendimenti. La vita ha sempre le sue contraddizioni e l’ambiguità è un gioco della sconfitta. Perché proprio io?”.
Era tormentato. Il vero personaggio tragico di questo teatro è proprio Giuda. La maledizione ha colto l’uomo più fragile più indifeso più triste. Ma perché è stata inventata questa commedia ironica di morte e di follia. Accanto al tragico c’è sempre la commedia. Accanto all’amore c’è sempre il dolore.
Giuda lo sapeva bene. L’apostolo più colto e consapevole è stato destinato a una sorte terribile. Il terribile colpisce sempre gli uomini più sensibili. Il viaggio nel cuore di quel tempo, il più delle volte, è misericordia nel volto del timore. Timore e tremore. L’angoscia ha il riso beffardo della disperazione.
Giuda aveva nei pensieri il disperato gioco del male e del bene, sapeva di non poter andare al di là del bene e del male.
Giunse al suo albero. L’unica salvezza è la morte? Giuda era convinto che morire era scontare il male pagando la vita con la morte. Deciso.
Improvvisamente arrivò un nubifragio. Tutti gli alberi caddero a Terra. Sfiancati e spaccati. Non rimase nulla. Nessuna pianta. Nessun albero. Giuda era stato condannato a un morire in cammino nel deserto della solitudine. Non c’erano fiumi. Solo tempesta di vento di sabbia di tragico sentire le ore nel buio. Il buio era sempre in agguato. Mentre appariva uno spillo di luce la notte precipitava nelle ombre. Le ombre scavavano fossati. La sabbia del deserto era diventata fossato.
Giuda osservò il cielo. Si perse camminando. Si perse pensando. Si perse smarrendosi. Si perse morendo. Ci fu un’aurora improvvisa. Il resto è soltanto invenzione nel tragico della solitudine.
Il mio Giuda…

….

Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Per il Ministero della Cultura è attualmente:

• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;

• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;

• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.

Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.

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