“Il mio Sanremo? Fu una me**da. Non volevo farlo, ma poi ho visto l’assegno. In quel periodo lì non è che navigassi nell’oro”: lo rivela Giorgio Panariello
- Postato il 18 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Giorgio Panariello sbarca su Raiplay con “Nel Garage”, il nuovo programma, disponibile da giovedì 19 giugno su RaiPlay, in cui incontra alcune delle menti più brillanti: visionari, esperti, imprenditori, studiosi che nel proprio campo hanno saputo affermarsi e, a volte, cambiare le regole del gioco.
Il conduttore e attore ha anche partecipato al podcast Tintoria, dove ha affrontato approfonditamente la sua partecipazione al Festival di Sanremo 2006, come capitano. “Il mio Sanremo è una me**da. Mi chiamarono a farlo perché venivo dai Torno sabato, che fatto il terzo per me era chiuso. L’anno prima l’aveva fatto Bonolis con grandissimo successo e nessuno voleva fare quel Sanremo là. Baudo non ci pensava minimamente, anche perché non volevano darglielo visto che Paolo lo aveva un po’ rinnovato. Hanno cominciato a farmi una corte incredibile, io non volevo farlo, ma poi ho visto l’assegno… In quel periodo lì non è che navigassi nell’oro”.
E ancora: “Non sapevo che quell’anno lì ci sarebbe stato l’embargo delle case discografiche e delle radio nei confronti delle televisione, per cui non mandavano i cantanti. Io ho fatto Sanremo senza cantanti, o meglio quelli che hanno partecipato non appartenevano alle major. C’erano ottimi cantanti, da Tatangelo a Zarrillo, ma il cast non lo fai con cinque cantanti ottimi, molti erano sconosciuti. Quell’anno ha vinto Povia con “Vorrei avere il becco”, ha chiosato con un filo di ironia.
Poi un altro aneddoto: “Arrivavo lì la mattina in conferenza stampa, davanti a mille giornalisti che mi facevano domande su questo Sanremo, mi infagottavano di parolacce, io tornavo all’Ariston, mi mettevo nel camerino e stavo lì a pensare tre ore cosa avessi detto in conferenza stampa. Dopo Bonolis ci fu un’emorragia di ascolti e il giorno dopo in conferenza stampa la parola più gentile era: Panariello, ma chi ca**o gliel’ha fatto fare a lei di fare Sanremo“.
“Io non sono un conduttore, un presentatore, un vigile che gestisce. – ha continuato Panariello – Non ero nemmeno il direttore artistico, a differenza di Carlo Conti, ad esempio, che ha le idee chiare e se gli dicono che il suo Sanremo fa schifo non se la prende, perché ha il pelo così. Io, che ho una vocazione artistica, se mi dicono che il mio Sanremo fa schifo mi abbatto. Ho capito una cosa, che Carlo e Amadeus sono stati bravi per aver rimesso la musica al centro. In quegli anni Sanremo era tutt’altro che musica. Usciva fuori di tutto, Annalisa Minetti mi accusò di non averla presa al Festival perché era cieca”.
E infine: “Dovevo fare un altro anno lì, un contratto doppio. Pippo Baudo mi chiede se abbia voglia di rifarlo e io gliel’ho lasciato volentieri. Ci andai ospite e l’ospitata la reggo. Quello fu un momento di tristezza infinita per Sanremo che io paragono agli anni del Totip, quella tristezza là. E io ero il conduttore, pensa che sfiga”.
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