Il modello Milano nella storia d’Italia: magistrati nel gioco dei partiti, le deviazioni della sinistra

  • Postato il 27 luglio 2025
  • Politica
  • Di Blitz
  • 3 Visualizzazioni

Chi conosce la storia in Italia degli ultimi trent’anni del nostro Paese non dovrebbe meravigliarsi dei recenti casi giudiziari di Milano, Pescara, Torino e del ricorso in Cassazione che riguarda Salvini.

Specie quest’ultimo dovrebbe ricordare i “bei” tempi in cui Umberto Bossi agitava il cappio in parlamento, chiamava in piazza i “padani” in nome della morale e utilizzava Mani Pulite per delegittimare i partiti della prima repubblica.

Questo personaggio, mitizzato dai seguaci “secessionisti”, è stato condannato per vari reati ma è sempre rimasto a “libro paga” del parlamento italiano.

I post comunisti dovrebbero rammentarsi di come era nata la questione “morale”. Dopo avere approvato condoni e amnistie per “ripulirsi” dai finanziamenti di Mosca, mirati a portare l’Italia sotto il controllo dell’Urss, Berlinguer pensò di passare alla storia come il risanatore dell’etica pubblica. La famosa “questione morale” consisteva nell’idea che il Pci non si era mai “sporcato” le mani.

La fine della Prima Repubblica partita da Milano

Il modello Milano nella storia d’Italia: magistrati nel gioco dei partiti, le deviazioni della sinistra, nella foto: Antonio Di Pietro, 74 anni, ex magistrato ed ex ministro
Trattori, la rivolta degli agricoltori trova un padrino: Antonio Di Pietro, 74 anni, ex magistrato ed ex ministro

Eppure, durante la Prima Repubblica le commesse delle partecipazioni statali, dello Stato e degli Enti locali erano rigidamente suddivise tra imprese della Confindustria, le grandi mafie e le cooperative.

Senza l’aiuto della Magistratura l’idea della superiorità etica di un gruppo politico sugli altri, sarebbe stata destinata al “dileggio” pubblico, ma le toghe rosse hanno sempre risposto con spirito di fedeltà ideologica e “giurisprudenziale”, applicando con accanimento gli arresti prima del processo, la vera arma segreta del tentativo di insurrezione socio-politica di quel periodo buio.

I grandi giuristi della sinistra consideravano liberticida la pratica degli “arresti facili”. Secondo Luigi Ferrajoli, uno dei fondatori di Magistratura Democratica, “l’imputato deve comparire libero davanti ai suoi giudici, non solo perché ne sia assicurata la dignità di cittadino presunto innocente, ma anche – e direi soprattutto – per necessità processuali: perché egli sia su un piede di parità con l’accusa; perché dopo l’interrogatorio e prima dell’udienza definitiva possa organizzare efficacemente le sue difese; perché l’accusa non sia in condizione di barare al gioco, costruendo accuse e inquinando prove alle sue spalle. Oggi l’infallibilità e la prontezza della pena sono state sostituite dall’immediatezza e dall’infallibilità della carcerazione preventiva”.

Evoluzione del diritto in Italia

Ma questi giuristi davano fastidio ed erano accantonati, servivano i teorici del “linciaggio” capaci di sollevare le folle. Il lancio delle monetine contro Craxi al Rafael, era stato organizzato dal Pci e dal MSI.

È singolare, quanto ricorrente, che le carriere politiche costruite distruggendo l’avversario sul piano etico diventino un “boomerang” per il momentaneo vincitore. Cromwell riuscì a ingraziarsi il Re accusando l’incorruttibile Tommaso Moro di venalità. Nessuno pianse per la decapitazione di Cromwell eseguita cinque anni dopo quella di Moro.

La “nemesi” storica spiega le manifestazioni di piazza contro il sindaco Sala, per il godimento postumo degli ex socialisti che avevano perso la vita a seguito degli arresti facili e sui quali si era abbattuta la diaspora, che li avrebbe condannati alla “dannazione politica” assieme al loro capo.

I socialisti che si erano suicidati in quel periodo, non rubavano per le proprie tasche ma per il partito. Allo stesso modo gli attuali Pm indagano i candidati che assegnano contratti di consulenza a professionisti, i quali ne “ristornano” una parte. I vecchi socialisti e i democristiani di “centro” non andavano in galera per i finanziamenti irregolari ma perché Mani pulite aveva “trasformato” quelle dazioni nel reato in falso in bilancio e procedono oggi con il reato di corruzione e riciclaggio.

Quando il nuovo corso politico aveva ricondotto il falso in bilancio entro i canoni europei, furono gli integralisti di sinistra ad opporre una “finta” resistenza, nonostante le migliaia di amministratori di cooperative invischiati nelle indagini.

La matrice giurisprudenziale dei reati “politici” è stata quella dei versamenti ai giornali attraverso la pubblicità: si ipotizzava il reato di finanziamento illecito per i casi di presenze pubblicitarie su testate d’area il cui corrispettivo non era giustificato dalla tiratura.

In casi come questi è difficile conseguire la prova del reato perché bisogna dimostrare il nesso “materiale” tra la commessa/consulenza/pubblicità e il pacchetto di voti ricevuto.

Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti era stato arrestato anche per l’episodio del “voto di scambio” aggravato dall’avere agevolato la mafia: si erano cioè individuate le “famiglie” trasferitesi a Genova.

Avrei seri dubbi sulla possibilità di provare le utilità elettorali ricevute da Matteo Ricci dieci anni fa, perché bisognerebbe individuare i voti che il beneficiario della consulenza aveva fatto ottenere all’uomo politico; non basta evocare la “possibilità” astratta dello “scambio”.

La parabola etica dei grillini ha del paradossale. Conte ha ereditato la “creatura” di Beppe Grillo limitandosi a rinnegare le idee fondanti del movimento e consentendo il rinnovo per successivi mandati ai parlamentari. Ha premiato personaggi della sua parte con incarichi internazionali ed è riuscito a togliere il “soldo” di trecentomila euro all’anno pagato al comico per l’uso del “brand”.

Alla fine, tutti questi personaggi, molti dei quali portavano la borsa dei politici eliminati per via giudiziaria, se la stanno cavando con una semplice gogna mediatica grazie alle norme garantiste approvate dal centro destra, con il voto contrario dei grillini e di parte del campo largo.

Insomma, un cittadino comune è autorizzato a dire: avete lasciato fare quando toccava ad altri ed ora tocca a voi. Ben vi sta.

Ma la colpa di tutto questo non è solo dei giudici ma, anzitutto, dei legislatori.

Una legge che penalizza i finanziamenti alla politica come quella italiana non ha uguali nel mondo. Per concepirla ci volevano i democristiani integralisti in combutta con i partiti degli “onesti” nati come funghi.

Non è detto che l’inchiesta di Milano sia solo politica come cerca di far credere il centro sinistra, che peraltro “rispetta” il lavoro dei magistrati.

Se i Pm milanesi seguissero la strada di quelli genovesi, dovrebbero andare a verificare costruttore per costruttore, professionista per professionista, se qualcuno di loro ha versato somme a qualche partito. Se non seguissero questo filone di indagine farebbero una ben magra figura.

Parliamo allora delle responsabilità politiche della Giunta Sala.

Non confondiamo anzitutto Milano con New York, Pechino, Tokio o Taipei. Nei citati paesi orientali raggiungi il centro con treni veloci che non ritardano di un secondo e se ciò avviene il capotreno viene licenziato. Qui l’uso dell’elettricità in luogo della benzina ha raggiunto limiti che l’Europa non si sogna neppure. Questo spiega perché i numerosi italiani che si sono trasferiti per lavoro in quei paesi non si sognano di tornare in Italia neppure per le vacanze.

Non è possibile edificare una City se, al tempo stesso non realizzi un sistema di trasporti che consente di raggiungere il centro in una mezz’ora pagando pochi euro per il biglietto.

Quale è l’interesse economico di un proprietario di case nel centro di Milano che affitta una stanza di venti metri quadrati a cinque studenti universitari? È il fatto che questi studenti non siano in grado di affittare una casa decente in periferia, in quanto ci metterebbero ore a raggiungere l’Università. L’aumento delle iscrizioni alla “vecchia” Università di Pavia, apre una speranza per le nuove generazioni.

Se ogni giorno i mezzi pubblici sono paralizzati da scioperi, se devo comprarmi un’auto elettrica per spostarmi, se ho a che fare con Ztl una dietro l’altra, se i vigili controllano i miei movimenti in tempo reale, è evidente che dovrò subire il ricatto dello speculatore stanziale.

Ci troviamo di fronte alla rappresentazione concreta della scuola economica “classica”, che denunciava il prevalere della rendita fondiaria rispetto alla rendita da lavoro.

Insomma, il più grande nemico della classe produttiva è la politica urbanistica “alla Sala” ed è singolare che questa Città “per i ricchi” sia stata edificata da giunte di sinistra che hanno rinnegato i loro valori fondativi.

I costruttori della City affermano di essere stati vittime della progettualità comunale, dal momento che essi ignoravano le irregolarità delle licenze “in deroga”, secondo la tesi della Procura. Se di questo si dovesse trattare, i danni conseguenti ai sequestri dovranno essere risarciti dal Comune. Con l’ovvia conseguenza del “commissariamento” dell’Ente.

Non è vero che sia stato il mercato, cioè la legge della domanda e dell’offerta, a decidere le scelte degli investitori milanesi e ne darò un’altra prova.

Un costruttore edile che non ci mette un euro nell’operazione immobiliare ma investe gli “acconti” ricevuti sulla “carta” prima ancora di avviare l’opera, mette a rischio soldi non suoi.

Il proliferare di costruttori che non possiedono capitali propri adeguati, di s.r.l. o cooperative che aprono e chiudono, dove ogni giorno muoiono operai nei cantieri, è il segno del degrado della categoria.

Sarebbe bastato che la classe politica, prima di concedere una licenza edilizia avesse imposto agli stessi costruttori il rilascio di una garanzia bancaria “a prima domanda” a favore dell’acquirente, per il caso che l’opera sia interrotta.

Non ce l’ho con gli “imprenditori”, ma un costruttore che chiude il cantiere lasciando sulla strada migliaia di famiglie è un bancarottiere che dovrebbe essere dichiarato “fallito” d’ufficio. E penso che sarebbe necessario nominare un curatore “con gli attributi” che chieda gli arresti “socialmente utili”.

 

L'articolo Il modello Milano nella storia d’Italia: magistrati nel gioco dei partiti, le deviazioni della sinistra proviene da Blitz quotidiano.

Autore
Blitz

Potrebbero anche piacerti