Il mondo col fiato sospeso guarda a Anchorage: e se fosse una messinscena?
- Postato il 15 agosto 2025
- Politica
- Di Blitz
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Milioni di occhi guardano oggi verso l’Alaska, più precisamente ad Anchorage dove si incontreranno Trump e Putin.
Conquisteremo la pace? Forse. Per ora si sta cercando di arrivarci, ma il percorso non sarà facile. Ci sono due mondi a confronto: l’Occidente e l’Oriente. Il Cremlino da una parte, la Casa Bianca dall’altra.
Molti la definiscono l’ora della verità. Donald è fiducioso, Vladimir ritiene che gli Stati Uniti “stanno facendo sforzi sinceri”. Le premesse sono buone, ma non bisogna fidarsi perché se tutto andrà come deve andare si debbono fare i conti prima con Zelensky e poi con quella Europa che si sta svegliando dopo anni di sonnolenza.
Sono i territori al centro dell’attenzione: la Russia vorrebbe tutti quelli che ha conquistato durante la guerra; gli Stati Uniti puntano sulle terre rare di cui l’Ucraina è piena.
A Anchorage braccio di ferro o finta?

Un braccio di ferro? Qualcuno la pensa diversamente e non è una opinione di poco conto, visto che a parlarne e scriverne è un importante settimanale inglese, l’autorevole Economist.
I pro e i contro tra i due grandi che si apprestano a vedersi sono soltanto di facciata, perchè in fondo mirano ad uno stesso obiettivo, quello di dividersi i territori e comandare in mare, in cielo e in terra.
Una seconda Yalta, insomma, dove i protagonisti erano quattro invece che due.
Le schermaglie, a volte violente, non sarebbero vere, solo apparenti per dimostrare alla loro gente che lo scettro lo hanno in mano loro.
La guerra in Ucraina? Colpa di Joe Biden che non ha saputo evitarla. Come di Zelensky che diplomaticamente è stato un disastro. C’è stato un momento in cui Putin è stato definito da Washington un saggio; un altro in cui lo si è descritto come un furbo che voleva ingannare la Russia.
“È gentile, ma inutile”, sostiene Trump. Poi, fa marcia indietro e ritiene Vladimir (così lo chiama con il nome di battesimo) un “migliore amico”.
L’accordo è il traguardo che vogliono raggiungere per comandare per moltissimi anni quasi indisturbati. “Se non fossi stato io presidente, la Russia avrebbe già invaso Kiev liberandosi dei suoi nemici che guidano quel Paese”.
Sono parole di Trump a cui Putin risponde senza ricorrere alla minaccia della bomba atomica. Più semplicemente si sta preparando la pace senza “piegarsi al nemico”.
Un quadro allarmante
Questo è il quadro che dipinge il settimanale inglese che riporta una serie di episodi (se non di notizie che potremmo definire storiche) nelle quali i contrasti fra i due contendenti sarebbero praticamente falsi.La tesi ha una sua verità se analizziamo i fatti che si sono succeduti fin dal lontano 2016 quando Trump accusava tutti per essere stato trombato tranne Putin.
Fra pochi giorni, se non addirittura domani si potrà cominciare a delineare il futuro. Che svolta ci dobbiamo attendere? Il mondo non tifa per l’una o l’altra squadra, vuole solo vivere in tranquillità dimenticando le bombe, i missili, le incursioni di terre dove muoiono migliaia di persone che di guerra non vorrebbero mai sentir parlare.
Nemmeno la riunione di Anchorage è riuscita a placare le polemiche di casa nostra con le regionali in primo piano. Nelle Marche, il caso di Matteo Ricci, il candidato del campo largo, non si è affatto spento e gli strascichi avvelenano ancora di più la campagna elettorale.
In Calabria il conflitto è aperto e a sinistra non hanno ancora scelto il loro uomo (o la donna) che dovrebbe battere il governatore dimissionario, Roberto Occhiuto che si ripresenterà malgrado sia indagato.
A Milano, l’inchiesta sul cemento ha innestato la marcia indietro e la parola d’ordine è scarcerazione. Elly Schllein, l’onnipresente, è sul pezzo anche a Ferragosto.
“Mai così insicuri e deboli da quando la destra è al governo”, dice. È una opinione, d’accordo, rispettabilissima, ma la segretaria dovrebbe rivolgersi direttamente agli elettori, i quali continuano a premiare questa coalizione che ha percentuali più alte di quando vinse la consultazione. Chi ha ragione? J
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