“Il mondo non sopporta più la guerra”. Da Leone XIV il messaggio a Israele: “Rispettare il divieto di punizione collettiva e no alle deportazioni”

  • Postato il 20 luglio 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Fermare “la barbarie della guerra” a Gaza. Non solo: “Osservare il diritto umanitario e a rispettare l’obbligo di tutela dei civili nonchè il divieto di punizione collettiva di uso indiscriminato della forza e lo spostamento forzato della popolazione”. Ieri il segretario di Stato Pietro Parolin aveva detto che era “legittimo” porsi dei dubbi sul fatto che il raid di Israele sull’area della chiesa della Sacra Famiglia, a Gaza, fosse stato un errore. Oggi a parlare è Papa Leone XIV che quindi rilancia il pressing della Chiesa e del Vaticano sul governo di Tel Aviv, in una giornata che ha dovuto contare altri 51 morti tra le persone in attesa di aiuti alimentari, l’ennesima strage vicino ai centri di distribuzione. Due giorni fa il pontefice aveva ricevuto la telefonata “di scuse” del premier israeliano Benjamin Netanyahu ma è significativo che dai livelli più alti della gerarchia vaticana persiste il messaggio sui punti sui quali Israele è sotto accusa: la tutela dei civili, la punizione collettiva, il rischio di deportazioni. “Dobbiamo dialogare e lasciare le armi“, “il mondo non sopporta più” la guerra, “dobbiamo pregare e avere fiducia in Dio” sottolinea Papa Prevost rispondendo ad alcuni giornalisti all’uscita dalla messa nella cattedrale di Albano. E ancora su Gaza: “Abbiamo insistito sulla necessità di proteggere i luoghi sacri – ha aggiunto – e lavorare insieme in questo senso, lasciare tanta violenza e tanto odio”.

A dimostrazione che l’attenzione della Chiesa ai livelli più alti il fatto che la messa della domenica della chiesa della Sacra Famiglia – l’unica parrocchia cattolica di Gaza – è stata presieduta dal cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme. E’ allo stesso Pizzaballa che ha scritto anche il cardinale Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali: nella lettera Gugerotti parla della “vergogna di non essere in grado di porre fine a questa barbarie, restando alla finestra a guardare come se tutto ciò non ci appartenesse e non fosse profezia di morte per l’intera umanità”. Di fronte a “questo scempio” che sta colpendo un’intera popolazione, il porporato si sofferma di nuovo sul “gesto disumano, tra tanti altri”, dell’attacco militare israeliano alla Sacra Famigli. Un attacco, afferma, “che viola l’antico diritto d’asilo, riconosciuto come progresso della civiltà”: in questa parrocchia dall’inizio della guerra cercano rifugio centinaia di persone. Il cardinale si chiede “inorridito” se mai questo atto sia stato “voluto e programmato“. Esprime la sua vicinanza ai feriti e al parroco, padre Gabriel Romanelli, impegnato ad accogliere e a dare rifugio a tutti quelli che lo chiedono.

E ancora, proprio Romanelli – ferito nel raid israeliano – ha parlato ai media vaticani: “La situazione continua ad essere molto grave in tutta la Striscia di Gaza – racconta – , siamo stati riconfortati della vicinanza della Chiesa, come sempre. Ci ha chiamato Papa Leone. È venuto il patriarca latino, ancora una volta, il cardinale Pierbattista Pizzaballa ed è stato accompagnato dal patriarca greco-ortodosso. Una visita molto sentita, bellissima veramente, in mezzo a questa tragedia il conforto, la preghiera, la vicinanza dei pastori, di tutti i fedeli, di tutte le persone di buona volontà”. Spiega il parroco: “Continuiamo a pregare per la pace, a convincere il mondo che questa guerra non porterà niente di buono, quindi quanto prima finisce sarà meglio, meglio per tutti: per la Palestina, per Israele, per tutti i cittadini”. “Quindi – conclude – vi chiedo ancora le preghiere e cerchiamo di convincere tutto il mondo a finire questa guerra in ordine di ricominciare a ricostruire la pace, la giustizia, la riconciliazione sia in Palestina che in Israele”.

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Il Fatto Quotidiano

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