Il museo di piazza san Carlo alza il livello e ospita una mostra di Jeff Wall

  • Postato il 11 ottobre 2025
  • Di Il Foglio
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Il museo di piazza san Carlo alza il livello e ospita una mostra di Jeff Wall

Con “Jeff Wall. Photographs”, la sede torinese di Gallerie d’Italia dedicata alla fotografia supera l’esame di maturità. A meno di tre anni dall’apertura, il museo di piazza san Carlo dimostra di saper giocare una partita davvero importante: affianca il proprio nome a quello di uno dei fotografi più influenti del nostro tempo e di un curatore di punta come David Campany, oggi direttore creativo dell’International Center of Photography di New York. Il risultato – raffinato, rigoroso, ambizioso – è all’altezza dei protagonisti. Sia dal punto di vista espositivo, sia da quello editoriale, con una pubblicazione Allemandi realizzata a regola d’arte. Certo, la solidità economica aiuta. Gallerie d’Italia è tra le istituzioni culturali meglio attrezzate del paese, e questo si vede. Ma non basta. Scegliere Jeff Wall significa misurarsi con un’icona della fotografia contemporanea e dichiarare, senza mezzi termini, di voler stare nel giro che conta. L’ultima grande mostra europea dell’artista canadese era stata alla Fondazione Beyeler di Basilea, nel 2024, con 55 opere esposte su un catalogo generale di poco meno di 200. A Torino ne arrivano 27, più che sufficienti per restituirne la complessità.

Non è un episodio isolato: la mostra di Gregory Crewdson ha già girato l’Europa, quella di Carrie Mae Weems potrebbe farlo presto. E aggiungendo Mitch Epstein, il bilancio è più che positivo. Qualche inciampo c’è stato, certo, ma il percorso è chiaro: piazza San Carlo punta in alto. Resta da chiedersi se, in questa corsa internazionale, non si rischi di lasciare indietro qualcosa. Intesa Sanpaolo ha deciso di puntare forte sulla fotografia nordamericana, relegando gli autori italiani a spazi più piccoli o a progetti collaterali. Scelta legittima, ma non l’unica possibile: all’estero le istituzioni culturali fanno il contrario — promuovono i propri fotografi come parte del racconto nazionale. Anche la Fondazione Prada, spesso accusata di esterofilia, è riuscita ospitare nei propri spazi più prestigiosi mostre di Pino Pascali, Domenico Gnoli e Jannis Kounellis.

Mentre la generazione d’oro di “Viaggio in Italia” – Guido Guidi, Mario Cresci, Giovanni Chiaramonte, Olivo Barbieri e gli altri – continuano a faticare per essere riconosciuti. Non solo all’estero, ma anche qui da noi. Forse anche perché le nostre istituzioni non hanno mai creduto davvero che potessero “fare pubblico”. C’è poi un altro nodo, più sottile. Jeff Wall è un artista che si muove nel territorio dell’arte contemporanea, e da quel mondo è stato accolto come uno dei suoi interpreti più lucidi. Ma non è un autore immediato. Le sue monumentali immagini enigmatiche chiedono tempo, attenzione, un certo grado di pazienza. Il pubblico medio – quello che Gallerie d’Italia sta cercando di conquistare – sarà pronto? L’ultima personale italiana di Wall risale al 2013, al PAC di Milano. Non proprio una sede da code all’ingresso. E allora: basteranno la fama, il prestigio e le quotazioni da capogiro a spingere i visitatori dentro le sale di piazza san Carlo?

E’ una scommessa, certo. Ma anche un segnale di maturità. Dopo tre anni di attività, il museo torinese sembra deciso a correre dei rischi, a non accontentarsi della fotografia “facile”. L’esperienza con Carrie Mae Weems, artista di grande spessore ma non immediata, è servita da banco di prova. Ora la domanda è se prevarrà la prudenza o la voglia di continuare a sfidare il proprio pubblico.

In ogni caso, con Jeff Wall, Torino si conferma come uno dei pochi luoghi in Italia dove la fotografia contemporanea può ancora permettersi di essere ambiziosa, complessa e, finalmente, adulta.

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Autore
Il Foglio

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