Il numero 1 di Instagram avverte: "Serve una nuova cultura critica alle immagini"

  • Postato il 11 ottobre 2025
  • Economia
  • Di Agi.it
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Il numero 1 di Instagram avverte: "Serve una nuova cultura critica alle immagini"

AGI - Adam Mosseri, numero uno di Instagram, ha detto che l'intelligenza artificiale cambierà chi può essere considerato "creativo", aprendo le porte a una nuova generazione di autori. I nuovi strumenti, ha spiegato, permetteranno a persone che prima non avevano accesso a tecnologie avanzate di creare contenuti di qualità professionale, ampliando il concetto stesso di creatività digitale. Ma Mosseri ha anche riconosciuto l'altra faccia della medaglia: la stessa tecnologia può essere usata per scopi "nefasti", e per questo servirà una nuova educazione critica alle immagini e ai video.

"I miei figli hanno 9, 7 e 5 anni. Dovranno capire che vedere un video non significa che quel fatto sia accaduto davvero. Quando io ero piccolo potevo assumere che un video mostrasse un momento reale. Oggi non è più cosi'", ha detto ospite di Bloomberg Screentime. 

Mosseri ha spiegato che, cosi' come internet ha reso chiunque un editore abbattendo i costi di distribuzione, l'AI sta ora azzerando i costi di produzione dei contenuti. Questo, ha aggiunto, non significa che tutto diventerà artificiale: già oggi, la maggior parte dei contenuti sui social è "ibrida", cioè realizzata da persone che usano l'AI come supporto creativo - per correggere colori, generare immagini di sfondo o migliorare l'audio - senza produrre materiali completamente artificiali. "Non ci sarà più una distinzione netta tra contenuto reale e contenuto AI", ha detto.

"Per un pò ci sarà molto più spazio nel mezzo". Il capo di Instagram ha poi ammesso che Meta ha una responsabilità crescente nel garantire trasparenza e fiducia, ma ha definito "una missione impossibile" l'approccio iniziale dell'azienda di etichettare automaticamente i contenuti generati dall'intelligenza artificiale. Quel sistema, ha spiegato, finiva per segnalare come "AI" anche video reali solo perché avevano utilizzato software come quelli di Adobe. Secondo Mosseri, serve un sistema più maturo e intelligente, che non si limiti a un'etichetta, ma offra contesto e strumenti per aiutare gli utenti a valutare la credibilità di ciò che vedono. Mosseri ha concluso con un messaggio più ampio: la sfida non è solo tecnologica, ma culturale.

"Le nuove generazioni dovranno imparare a chiedersi chi sta parlando, perché lo fa e quali sono le sue motivazioni. Non possiamo più credere a qualcosa solo perché l'abbiamo visto in un video.

"Un monito che riassume bene il paradosso dei nuovi strumenti: l'AI può democratizzare la creatività, ma allo stesso tempo rende più fragile la fiducia nella realtà.

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Agi.it

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