Il nuovo Codice della Strada abbatte il consumo di alcolici nei locali: -15%. Costo del caffè in rialzo: si va verso la tazzina a 1.50 euro
- Postato il 27 aprile 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Savona. I primi a constatare che “qualcosa è cambiato” sono stati gli stessi ristoratori e gestori di attività di somministrazione, che di punto in bianco (o meglio, da un certo punto in poi) si sono trovati a fare i conti con un deciso calo dei consumi. E delle consumazioni, specie di alcolici, da parte della clientela, compresa quella più affezionata.
Insomma, in provincia di Savona il consumo di bevande alcoliche, che siano vino o birra o cocktail, nelle ultime settimane pare essere calato sensibilmente. E la “colpa” di questo cambiamento sarebbe da individuare nel nuovo Codice della Strada entrato in vigore a metà dicembre scorso.
Con il nuovo Codice della Strada a chi sia sorpreso al volante con tassi alcolemici tra 0.8 e 1.5 g/l o superiori a 1.5 g/l saranno assegnati codici sulla patente che limitano l’uso del veicolo, come il Codice 68 (“niente alcol”) e il Codice 69 (“solo veicoli dotati di alcolock”). L’alcolock è un dispositivo che impedisce l’accensione del motore se viene rilevato un livello di alcol superiore a 0 g/l. Le sanzioni per la guida in stato di ebbrezza vengono incrementate e raddoppiate se viene manomesso o rimosso l’alcolock. Per i neopatentati è già previsto un tasso alcolico zero per tre anni dal conseguimento della patente e la decurtazione di 10 punti dalla patente in caso di effrazione. Tra le sanzioni c’è anche l’obbligo di installare sulla macchina l’alcolock.
Una stretta non da poco, che secondo i gestori dei locali ha spinto tanti clienti a ridurre i consumi, con ovvie conseguenze in termini di fatturato. Un trend purtroppo negativo che viene confermato anche dal presidente di Fipe/Confcommercio Carlomaria Balzola: “Nel settore della ristorazione – spiega – la vendita di bottiglie è diminuita. Il calo non è stato esasperato: è un 15 per cento che però alla fine dell’anno costituisce una bella fetta del totale”.
L’associazione aveva fatto proposte per contenere il fenomeno: “Ad esempio – prosegue Balzola – abbiamo avanzato l’idea di poter acquistare la bottiglia direttamente al locale e poi di portarla a casa, ma l’ipotesi non ha ottenuto il successo sperato”.
Il risultato è che certi “riti” come quello dell’aperitivo sono andati incontro ad una leggera crisi. I gestori, tuttavia, non sono rimasti con le mani in mano: “Tanti locali – aggiunge il presidente di Fipe/Confcommercio – hanno ampliato notevolmente l’offerta di analcolici. In generale, tuttavia, si sono registrati numeri piuttosto negativi. Per il settore è un momento di cambiamento. Se è vero che il nuovo Codice della Strada non ha comportato grossi cambiamenti a livello di tassi alcolemici, sono cambiate le misure sanzionatorie e ciò ha dato il via ad una forte riflessione da parte dei clienti, perciò chi prima con un paio di cocktail era di poco entro i limiti, ora sceglie di consumare meno o bere altro. E ciò ovviamente impatta sul volume d’affari dei locali”.
Ma non sono solo i consumi di alcolici a occupare i pensieri della categoria. Altro tema “caldo” in questo momento storico è quello del caffè, materia prima che in questi ultimi mesi ha visto aumentare il proprio prezzo medio, con comprensibili conseguenze anche per i gestori dei locali, costretti a rivedere i prezzi per i loro clienti. In alcuni casi, le “proiezioni” vogliono che il prezzo arrivi a toccare 1.50 euro.
“Negli ultimi anni – sottolinea Balzola – la categoria dei pubblici esercizi ha saputo calmierare molto gli aumenti dei costi delle materie prime, che spesso sono stati anche del 200 per cento. Nelle ultime settimane specialmente sui social network si sono accese aspre discussioni sul costo del caffè, che in alcune zone della provincia è più alto che in altre. Personalmente credo che fare una ‘battaglia dei prezzi’ non faccia bene a nessuno. Mettiamoci nei panni di un turista: se da una parte trova un caffè a un euro e dall’altra a 1.50 euro, inevitabilmente il turista finirà per pensare che chi lo mette a 1.50 esageri o addirittura che sia ‘un ladro’. Invece, occorre lavorare sull’offerta complessiva”.
Perché, come ricorda Balzola “quello del caffè è un settore particolare, che deve mantenere una certa omogeneità. Non è una materia prima come la benzina, che ad ogni crisi mondiale aumenta di prezzo per poi scendere drasticamente qualche settimana dopo. Ritengo che quando un locale vende un caffè, debba offrire qualcosa di più del semplice prodotto. Certo, la materia prima deve essere eccezionale, ma occorre anche dare al cliente una certa professionalità, presentando operatori seri e formati, per conferire un valore aggiunto a quella esperienza. E magari anche qualcosa che consenta al gestore di alzare il valore medio dello scontrino. Ad esempio, un piccolo dolce in abbinato alla tazzina. Quindi quando si parla di caffè, non si può parlare solo di prezzo. Non siamo più nell’epoca delle licenze libere, quando un piccolo bar di nuova apertura tentava di fare concorrenza a quelli più importanti mantenendo bassi i prezzi. Qui bisogna ragionare in termini di qualità dell’offerta alla clientela e di piccole attenzioni ‘di contorno’ che consentano di incentivare le vendite dei prodotti, per fare in modo che il cliente sia soddisfatto e torni”.
Perché, come precisa Balzola, il caffè “è un rito culturale oltre che uno sfizio personale” e quindi va reso indimenticabile. Il segreto, dunque, è concentrarsi su quelle piccole accortezze che rendono unica anche una “semplice” esperienza come quella di un caffè al bar: “Un esempio contemporaneo. Prendiamo il costo del cioccolato. Se si va al supermercato e si acquista un uovo di una qualsiasi nota marca, facendo due calcoli ci si rende conto che il cioccolato di cui è fatto quell’uovo ha un costo di 125 euro al chilo. Però poi storciamo il naso quando in pasticceria ci propongono un uovo o una colomba artigianale a 80 euro al chilo. L’artigianato, che sia quello delle uova, delle colombe o anche solo del caffè al bar, deve continuare a mantenere una sua specificità”.