“Il Papa non deve pagare le tasse negli Stati Uniti”: la proposta di legge sulla “protezione della sovranità santa” presentata al Congresso

  • Postato il 25 luglio 2025
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Il deputato repubblicano Jeff Hurd ha presentato al Congresso degli Stati Uniti una proposta di legge che “proibisce la revoca della cittadinanza durante un mandato papale ed esenta l’individuo dagli obblighi fiscali degli Stati Uniti mentre presta servizio come papa, riconoscendo il suo ruolo unico sia come leader religioso che come capo di stato”. Il disegno mira a “proteggere la cittadinanza statunitense di qualsiasi americano eletto a servire come Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica Romana“. Il provvedimento presentato si chiama “Holy Sovereignty Protection Act“, legge sulla protezione della sovranità santa, ed è firmato da altri sei deputati repubblicani oltre a Hurd.

“L’elezione di Papa Leone XIV segna un momento storico non solo per la Chiesa cattolica, ma per l’America”, ha detto il deputato promotore della proposta, “questa legislazione garantisce che ogni americano che risponde alla chiamata a guidare più di un miliardo di cattolici in tutto il mondo possa farlo senza rischiare la sua cittadinanza o affrontare inutili oneri fiscali. Questa legislazione riconosce la natura straordinaria del papato: un ruolo all’intersezione tra fede, leadership e responsabilità globale“, ha aggiunto Hurd.

La possibilità che il primo papa americano possa essere tenuto a pagare le tasse nel suo paese di natale deriva dal fatto che gli Usa hanno un sistema fiscale basato sulla cittadinanza: ovunque i loro cittadini risiedano, devono pagare le tasse negli Stati Uniti. Il Washington Post, già dopo il conclave, aveva ipotizzato: “In quanto cittadino statunitense, l’uomo precedentemente chiamato cardinale Robert Prevost è soggetto agli stessi obblighi di segnalazione all’IRS (Internal Revenue Service) e al Tesoro degli altri cittadini americani residenti all’estero”. È comunque prevista la possibilità per i cittadini all’estero di essere parzialmente esentati dal pagare le tasse, per garantire l’integrità dei loro redditi, ma si tratta appunto di un’esenzione parziale e non totale. L’obbligo di contribuire alla spesa pubblica statunitense riguarda anche i sacerdoti e chi lavora per un governo straniero, senza esclusione per i capi di Stato come il Papa, deve invece dichiarare il proprio reddito.

Il giornale statunitense aveva dunque sottolineato che, in base alla normativa vigente, Papa Leone XIV probabilmente sarebbe stato tenuto a fare la dichiarazione dei redditi negli Stati Uniti “a meno che non rinunci alla cittadinanza statunitense”. The Pillar, sito statunitense che copre principalmente la Chiesa Cattolica, aveva riferito anche che, dopo l’elezione di Prevost, alcuni alti funzionari della Segreteria di Stato vaticana erano preoccupati per l’obbligo del Papa di presentare la dichiarazione dei redditi negli Usa che avrebbe potuto rivelare beni tra cui fondi vaticani sotto il controllo dell’ufficio papale. Per ovviare a questi possibili problemi ed evitare che il primo papa statunitense rinunci alla propria cittadinanza, ora il congressman repubblicano punta ad arginare questo rischio con l’Holy Sovereignty Protection Act.

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