“Il Papa voleva andare a Gaza, stava ‘sondando’ il viaggio”: la rivelazione sull’Osservatore Romano

Il Papa a Gaza, in visita alla parrocchia della Sacra Famiglia, l’unico luogo di culto per i cattolici della Striscia: un viaggio che non si è mai realizzato, ma era nei piani di Papa Francesco. Lo ha rivelato il giornalista Lucio Brunelli, ex vaticanista del Tg2 e direttore delle news di Tv2000. Francesco, già sofferente per la bronchite, coltivava il progetto sin da gennaio. Alla Sacra famiglia, aveva telefonato ogni sera dall’inizio dell’intervento militare israeliano e ha continuato a telefonare anche nelle ultime settimane di vita.

Malgrado la bronchite, la missione caldeggiata – “Il 20 gennaio scorso, già con quella brutta bronchite che provocò il ricovero al Gemelli, mi confidò il desiderio di compiere un viaggio a Gaza, una visita pastorale alla piccola comunità cattolica”, ha testimoniato il giornalista. Brunelli – amico di lunga data di Bergoglio fin dai tempi in cui era cardinale a Buenos Aires – ha raccontato le confidenze papali in un articolo sull’Osservatore Romano: il Pontefice argentino gli confidò per iscritto, con il suo tipico linguaggio che intrecciava italiano e spagnolo, che avrebbe caldeggiato il suo progetto in Vaticano. “Sarebbe una buona cosa”, scriveva il Pontefice. Aggiungendo: “Ne parlerò con la Segreteria di Stato per ‘sondegiare’ la cosa”.

Un viaggio politicamente impossibile – “L’immagine del Papa, in carrozzina, tra le macerie della guerra sarebbe stata un messaggio potente di vicinanza a tutta la popolazione palestinese”, commenta il giornalista. “L’aggravarsi delle condizioni di salute bloccò forse ogni verifica. Un viaggio che sarebbe stato impossibile, probabilmente, in ogni caso, per motivi politici. Ma commuove il pensiero del Papa quasi novantenne, malato – commenta Brunelli -, che desiderava essere fisicamente vicino alla popolazione della Striscia di Gaza“.

Le bombe non fanno paura – Francesco non ha mai avuto paura fisicamente della guerra. Aprì il Giubileo della Misericordia nel novembre 2015 a Banguì, in Centrafrica, quando tutti glielo sconsigliavano. A marzo 2021 era in una Baghdad blindata e poi tra le macerie della guerra a Mosul. È stato lui stesso, successivamente, a raccontare che era pronto un attentato contro di lui, poi sventato dalle forze di sicurezza con la gendarmeria. A gennaio del 2023 era a Kinshasa ma dovette cancellare, suo malgrado, la tappa in Nord Kivu. Troppo pericolosa. Il 2 aprile del 2022, sul volo che lo portava a Malta, ai giornalisti che chiedevano se avesse preso in considerazione un viaggio a Kiev, dal 24 febbraio di quell’anno sotto attacco dei russi, rispose: “Sì , è sul tavolo”. Ma in questo caso il viaggio non si realizzò.

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