Il Parlamento Ue vieta l’utilizzo del termine “veggie burger” o “salsiccia di tofu”

  • Postato il 9 ottobre 2025
  • Cronaca
  • Di Blitz
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Con 532 voti favorevoli, 78 contrari e 25 astenuti, il Parlamento europeo ha approvato una modifica al regolamento sull’Organizzazione comune dei mercati agricoli (Ocm) che vieta l’uso di termini associati alla carne per i prodotti di origine vegetale. In altre parole, parole come “burger”, “bistecca” o “salsiccia” non potranno più essere accostate ad alimenti a base di soia, tofu o legumi.

L’emendamento, proposto dalla relatrice francese del Partito Popolare Europeo Céline Imart, è stato incluso in un pacchetto più ampio di riforme mirate a regolamentare il mercato agroalimentare europeo. Secondo l’eurodeputata, l’obiettivo è “evitare confusione nei consumatori e proteggere la tradizione alimentare europea”. Tuttavia, per entrare pienamente in vigore, il provvedimento dovrà ora passare il vaglio degli Stati membri nel corso dei negoziati interistituzionali.

Cosa cambia per i prodotti vegetali

Il testo approvato specifica che termini come “bistecca”, “scaloppina”, “salsiccia”, “burger”, “hamburger”, “albumi” e “tuorli” dovranno essere riservati esclusivamente a prodotti che contengono carne o derivati animali. La definizione stessa di carne è stata aggiornata e chiarita come “parti commestibili di animali”.

In pratica, i produttori di alternative vegetali dovranno adottare nuove denominazioni per evitare sanzioni. Sarà quindi vietato commercializzare un “veggie burger” o una “salsiccia di tofu”, ma sarà possibile utilizzare descrizioni più neutre come “medaglione vegetale” o “preparato a base di legumi”.

L’emendamento aveva già ricevuto l’approvazione della Commissione Agricoltura a settembre, ma fino all’ultimo il suo destino è rimasto incerto. Alcuni eurodeputati, compreso il capogruppo del PPE Manfred Weber, avevano definito la misura “non una priorità”, evidenziando divisioni interne tra i sostenitori della filiera tradizionale e chi promuove la transizione alimentare verso modelli più sostenibili.

Tra politica agricola e cultura alimentare

Il dibattito sui “veggie burger” non è nuovo. Già nel 2020 il Parlamento europeo aveva discusso una misura analoga nell’ambito della revisione della Politica agricola comune (PAC), respingendo all’epoca il divieto. Questa volta, però, il contesto politico è cambiato: la Commissione europea ha ripreso in mano il regolamento Ocm anche in risposta alle proteste dei trattori del 2024, cercando di rafforzare la tutela economica degli agricoltori europei.

Dietro la scelta, dunque, non c’è solo una questione linguistica ma anche economica e identitaria. I produttori di carne e le lobby agricole hanno più volte denunciato il rischio di “concorrenza sleale” da parte dell’industria vegetale, accusata di sfruttare nomi storicamente legati alla tradizione zootecnica. Al contrario, le associazioni ambientaliste e le aziende del settore plant-based ritengono la decisione un passo indietro nella promozione di un’alimentazione sostenibile.

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Blitz

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