Il Partito Democratico in ginocchio dall’Islam

  • Postato il 7 settembre 2025
  • Di Panorama
  • 2 Visualizzazioni

Fino agli anni Settanta è stata la gloriosa fonderia di Torino. Forgiava caratteri tipografici, persino quelli arabi. Nelle sterminate Officine Nebiolo adesso si scrive la storia dell’islam italiano. La fabbrica dismessa diventerà la moschea più grande del Nord. I lavori inizieranno tra pochi mesi. Non ci sarà solo un’enorme sala per la preghiera. Verrà costruita una cittadella musulmana: studentato, ristoranti, biblioteca, sala studio, palestra. E, a svettare su tutto, un minareto alto venti metri. Nel nome di Allah. Considerevoli i costi: circa 17 milioni di euro. Saranno sostenuti dal re del Marocco, Mohammed VI, che ne avrebbe concessi già otto. La Soprintendenza, a marzo 2025, ha dato il via libera. Il sindaco piddino, Stefano Lo Russo, ora tripudia: «Torino è in grado di includere. Non ha paura delle diversità. Anzi, ne fa un elemento di ricchezza».

Minareti accanto ai campanili

Torino sarà la Mecca tricolore. Ma le mega moschee sono destinate a proliferare nelle più importanti città italiane: Roma, Milano, Firenze, Bergamo. Così come nella popolosa provincia: da Nonantola a Paderno Dugnano. Tutte governate dal Pd, che da sempre conta sulla benevolenza degli islamici. Ma anche i 5 stelle anelano l’abbraccio. L’enclave nella vecchia fonderia fu difatti approvata dall’ex sindaco Chiara Appendino, adesso parlamentare e vicepresidente del Movimento. Minareti accanto ai campanili, dunque. Non è solo afflato culturale, ma pure interesse elettorale. La comunità musulmana, sempre più numerosa, vanta un robusto tasso di natalità. Anche per questo Elly Schlein predica multiculturalità. Ad esempio: prima ha voluto nella segreteria nazionale del Pd Marwa Mahmoud, assessora in hijab a Reggio Emilia. Poi, l’ha piazzata a capo delle nuove Frattocchie: la Scuola di formazione politica dei democratici. Il compito affidato alla quarantunenne, nata ad Alessandria d’Egitto, è quanto mai strategico: formare la nuova classe dirigente del partito.

Il nuovo volto del Pd e dei 5 Stelle

Anche la futura Elly, però, ha colto l’antifona. Silvia Salis, sindaco di Genova da tre mesi, è la stellina nascente del campo largo. Matteo Renzi e Dario Franceschini, uniti come un sol uomo, puntano su di lei per scalzare l’attuale leader. Comunque vada, il vento continuerà a soffiare nella stessa direzione. Salis ha nominato Mohamed Kaabour, di origini marocchine, delegato alle relazioni internazionali nel consiglio comunale. Scelta più che simbolica. Da anni, il piddino si batte per una grande moschea in città. Lo scorso dicembre ha persino presentato eloquente ordine del giorno: creare un tavolo di confronto continuo con la comunità musulmana.

Roma e le nuove moschee della Capitale

Nemmeno le vecchie glorie del partito deludono. Roberto Gualtieri mutua addirittura il titolo del capolavoro neorealista di Rossellini: «Roma è una città aperta», motteggia. «Multiculturale e multireligiosa» aggiunge il sindaco.
Ha partecipato anche al Ramadan nella Grande moschea della Capitale. È la più grande e celebrata d’Italia. Non basta, però. Entro la fine dell’anno ne potrebbe essere inaugurata un’altra a Centocelle, vivace quartiere capitolino. Ospiterà mille fedeli. Come a Torino, ci saranno pure sala conferenze, biblioteca, ludoteca e aule per corsi. C’è un intoppo, però: il 31 luglio scorso il piano seminterrato dell’ex mobilificio è stato sequestrato, causa trasformazione abusiva in luogo di culto. A sborsare, comunque, è Qatar charity. Ha già inviato a Roma, per la moschea di Centocelle, oltre 4 milioni di euro. La munifica ong dell’emirato viene considerata un grande sponsor dei progetti legati ai Fratelli musulmani: un’organizzazione politica radicale, considerata addirittura terroristica in alcuni stati del Golfo. In Italia, sono arrivati almeno trenta milioni con un preciso scopo: far nascere imponenti luoghi di preghiera. Tra le strutture finanziate, c’è la seconda moschea più grande d’Italia: quella di Ravenna, considerata la capitale italiana dei foreign fighter partiti per la Siria.

I casi Bergamo e Milano

Era il 2015. Nello stesso anno, la munificenza del Qatar è arrivata a Bergamo: altri cinque milioni. Quei soldi sono diventati oggetto di brame. L’ex imam, Imad El Joulani, è stato condannato per truffa. Adesso i fondi, dopo la fine del processo, sono sbloccati. Il proponimento del centro islamico riparte con slancio. Fu approvato dalla vecchia giunta di centrosinistra guidata da Giorgio Gori, oggi europarlamentare a Bruxelles. Nella città dovrebbe sorgere quindi un’altra mega moschea, con campi sportivi, libreria e parcheggi. Cinquemila metri quadri dediti al culto di Allah. Il sindaco di Bergamo, Elena Carnevali, benedice l’impresa. Nella campagna elettorale del 2024, l’ex deputata dem viene filmata durante un incontro con la comunità islamica. Assieme a lei c’è Giacomo Angeloni, assessore poi riconfermato. Sollecita i fedeli a scegliere nelle urne il Pd. E ricorda che il piano regolatore orobico individua ben cinque aree per insediare luoghi di culto. Votate e fate votare, dunque.
Pure a Milano, negli ultimi anni, si sono dati da fare. Il sindaco, Giuseppe Sala, non nasconde la sua bendisposizione. La sua giunta ha persino concesso un palazzo comunale, gli ex bagni di via Esterle, alla Casa della cultura islamica. C’è un rendering iniziale del progetto. Si vedono quattro grandi cupole azzurre, poi ridotte a due. Grande 1.500 metri quadri, sarà capace di ospitare quasi quattromila fedeli nel giorno di preghiera. Sorgerà dietro via Padova. Vivace quartiere multiculturale, decanta il centrosinistra. Minaccioso ghetto islamico, rintuzza l’opposizione.

Firenze e Mestre, nuovi progetti in corso

L’investimento, anche in questo caso, è cospicuo: diversi milioni di euro. Sono solo donazioni dei devoti, assicurano i leader della comunità. Cercando di scansare i soliti sospetti su scomode e interessate donazioni. Sala è convinto che il nuovo tempio di Allah contribuirà ad aumentare la sicurezza della tetra metropoli: «Mi sono battuto per le moschee ufficiali e non quelle abusive, perché così è più facile controllare cosa succede», spiegava il sindaco già nel 2023. Invece il centro di via Esterle sembra destinato ad aggiungersi alla dozzina di luoghi di preghiera abusivi, dove predicano pure controversi imam. Capita l’inaspettato, però. Rete ferroviaria italiana, lo scorso dicembre, nega l’autorizzazione per la nuova moschea. Motivi di sicurezza: l’edificio dista meno di trenta metri dalla ferrovia. L’eterno vicesindaco Anna Scavuzzo, a cui Sala poi affiderà le deleghe all’Urbanistica dopo l’inchiesta «Palazzopoli», ironizza sull’«encomiabile attenzione» riservata all’iniziativa immobiliare degli islamici. Fedelissima di Elly, non manca un Ramadan. E resta lo storico tramite con la folta comunità di viale Padova.
A Firenze, intanto, raddoppiano. Ad aprile 2024, grazie all’allora sindaco Dario Nardella, viene inaugurata una moschea al posto di un’ex filiale bancaria in piazza dei Ciompi, davanti al giardino pubblico usato ogni venerdì da centinaia di fedeli per pregare. «Costa 1,2 milioni, che arrivano dai nostri donatori. È la nostra gente che si autofinanzia», spiega il potentissimo Izzeddin Elzir, imam di Firenze ed ex presidente dell’Ucoii, la più rappresentativa associazione islamica in Italia. Anche se, davanti alle telecamere di Mediaset, aveva ammesso: «I soldi li accetto anche dal diavolo».
Comunque sia: pure il nuovo sindaco ed ex assessore al Welfare, Sara Funaro, si è sempre battuto con ardore. A fine 2023, prima di insediarsi a Palazzo Vecchio, si vanta della sua dedizione per la causa: «Da ottobre abbiamo iniziato, insieme all’imam, un percorso serrato di ricerca sul territorio». Fino a quando non viene scovata quella vecchia sede di una banca. «Un segnale importante di vicinanza che conferma, ancora una volta, come Firenze sia la città del dialogo», gioisce Funaro. Adesso è stata eletta sindaco. E la moschea duplica felicemente i suoi spazi: ha appena acquistato un immobile adiacente di 400 metri.

A Mestre si adoperano i bengalesi. Pure in questo caso, il progetto è ambiziosissimo. Sarebbe riconvertita un’ex falegnameria di due piani, attorniata da quasi un ettaro di terreno. Si prevedono: moschea, parcheggio, alloggi, sala conferenze, biblioteca, orto e giardino. «La struttura avrà un minareto elegante e alto, visibile da diverse parti della città, come punto di riferimento per chi la cerca», si legge nel progetto. Serviranno almeno sette milioni di euro. «Ma i soldi non sono un problema», informano esimi membri della comunità. Si pensa a un mega evento di raccolta fondi, con almeno 50 mila persone.
Nel frattempo, è stata chiusa la moschea abusiva di via Piave: un ex supermercato trasformato d’impero in sala per la preghiera. Così, l’imam Abdullah Samrat sui social attacca il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. Associa la sua immagine a quella di un maiale in giacca e cravatta. Nella cultura islamica, i suini sono gli animali impuri. Il collega Arif Mahmud, poi, verga furibondi post antigovernativi: «Queste destre violente parlano di integrazione, ma il loro vero scopo è negare o cancellare l’identità e la cultura degli altri». Il predicatore, invece, palpita per i pentastellati. L’inarrivabile idolo è Giuseppe Conte. Ma anche nella comunità islamica romana il leader del Movimento pare apprezzatissimo. Per ristrutturare la futura moschea di Centocelle, si sono serviti del suo superbonus: 1,8 milioni di aiuti a ufo. «L’Italia ha avuto un presidente così una volta nella storia», assicura l’imam mestrino. Almeno in questo caso, come dare torto allo scatenato Arif?

Autore
Panorama

Potrebbero anche piacerti