Il pauperismo Pd e gli italiani che non hanno soldi nemmeno per il kebab
- Postato il 17 dicembre 2025
- Politica
- Di Libero Quotidiano
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Il pauperismo Pd e gli italiani che non hanno soldi nemmeno per il kebab
Il Partito democratico non si è ancora ripreso dal suo momento nero. Non si spiega altrimenti l’ennesimo autogol realizzato dalle parti del Nazareno. Da quando Schlein ha dato buca ad Atreju e politicamente ne è uscita con le ossa rotte, è stato un crescendo. L’assemblea nazionale con tanto di astensioni della minoranza, le pugnalate continue di Giuseppe Conte (ultimo caso il voto M5S per la revoca dell’immunità dell’europarlamentare dem Moretti), gli innumerevoli distinguo interni al partito sulla possibilità che la segretaria possa correre nel 2027 come aspirante premier. La ciliegina sulla torta è la campagna pauperista come reazione alla battuta domenicale di Meloni sul kebab. Aveva detto la premier: «La sinistra rosica pure per la cucina italiana patrimonio Unesco, mangiano da una settimana dal kebabbaro».
Senonché la segretaria dei Giovani Democratici Virginia Libero, novella influencer del proletariato, ha pubblicato ieri un video contro il presidente del Consiglio, usando la linea del “pezzentismo”. «Ma in che mondo vive Meloni?» si è indignata la segretaria dei giovani piddini, «ci sono italiani che non hanno nemmeno i soldi per il kebab!». E giù una tiritera sui salari che scendono e sulla crisi economica che morde le famiglie, con l’Italia descritta tutta come la Londra dickensiana di Oliver Twist. Ora, è innegabile che dopo la pandemia Covid l’inflazione abbia eroso il potere d’acquisto delle famiglie, e che soprattutto nella grandi città il costo della vita sia più alto rispetto a cinque o dieci anni fa. Però, parafrasando Mark Twain, la notizia dell’impossibilità di comprare un kebab da parte delle famiglie italiane è fortemente esagerata: a Milano in zona corso Sempione siamo sui 6 euro per il panino kebab e 9 euro per il piatto completo con riso e insalata. Insomma, nonostante tutto, il kebab è ancora accessibile, al pari delle offerte dei panini del McDonald’s.
Ma tralasciando le offerte volantino e gli sconti delle nostre hamburgerie preferite, resta la sensazione di una strategia politica completamente fuori bersaglio. Certo esiste una fascia di popolazione in difficoltà economica, e nelle metropoli negli ultimi lustri si è allargata la forchetta tra i benestanti con la casa in centro e i ceti medio-bassi che fanno fatica a vivere anche in periferia. Fenomeno, quest’ultimo, comune purtroppo a molte città europee. Però - diciamocelo - descrivere l’Italia come un Paese del Terzo mondo non porta un voto al Pd. Semmai, far leva sulla rivolta di un ipotetico Quarto Stato contro Giorgia Meloni potrebbe avvantaggiare i Cinquestelle, partito dei bonus a pioggia e del reddito di cittadinanza ai disoccupati. I dem hanno anche uno zoccolo duro di votanti nel pubblico impiego, tra gli insegnanti, tra i benestanti e nelle ormai mitiche Ztl. Dal Pd, un partito sopra il 20% che ambisce a rappresentare una fetta sempre ampia di popolazione, ci si aspetta altro rispetto al lamento per l’italiano che non riesce a comprarsi il kebab. Non il solito disco rotto della Schlein sui «milioni di italiani che rinunciano alle cure sanitarie» o sulla «povertà record». Ieri, giusto per variare spartito, Elly ha chiesto a Meloni di «riconoscere la Palestina». Avanti così, e Giuseppe Conte si papperà tutto il Nazareno... ®
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