Il pianto dei balneari: “Spiagge vuote, difendeteci da Bruxelles”. Alessandro Gassman e i consumatori: “Abbassate i prezzi”
- Postato il 7 agosto 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Ombrelloni chiusi, lettini vuoti, poche prenotazioni nei giorni feriali. La stagione è più che fiacca, lamentano da giorni i balneari: la contrazione delle presenze e dei consumi è stimata in almeno il 20%. Male soprattutto i servizi di somministrazione, ovvero bar, ristoranti, noleggio di attrezzature. Colpa di “una condizione economica molto critica”, la diagnosi del presidente di Assobalneari Italia – Federturismo Confindustria, Fabrizio Licordari: “Il caro vita – bollette, affitti, carburante, mutui, generi alimentari – colpisce direttamente il potere d’acquisto delle famiglie. Anche in presenza di due stipendi, molte faticano ad arrivare a fine mese. In queste condizioni, è naturale che le prime spese a essere ridotte siano quelle per svago, divertimento e vacanze”. Nessun mea colpa, però, sui prezzi fuori controllo che i consumatori segnalano da anni in diverse località turistiche. A mettere il dito nella piaga ci ha pensato però Alessandro Gassmann, che in un post su Instagram accompagnato dagli accordi di L’estate sta finendo dei Righeira attacca: “Forse avete un po’ esagerato con i prezzi e la situazione economica del paese spinge gli italiani a scegliere una spiaggia libera? Abbassate i prezzi e le cose, forse, andranno meglio. Capito come?”
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Centinaia i commenti e i post di sostegno: “In Puglia 100 euro per una giornata al mare, 5000 mila euro una stagione intera, tutte le spiagge libere quasi occupate e parcheggi abusivi a 8 euro”, “Ad Alassio due lettini e ombrellone 95€ più 25€ di parcheggio auto”, “Da notare che in Costa Azzurra, nel cuore del glamour, le spiagge sono prevalentemente libere con persino le docce free”, “In Spagna puoi tranquillamente mettere l’ombrellone sulla battigia anche dove ci sono gli stabilimenti, perché se non lo sapete le spiagge sono tutte libere”. Insomma: se la categoria dei concessionari sperava di ottenere solidarietà contro la piaga del turismo mordi e fuggi concentrato di domenica ha mancato il bersaglio.
Non gradito dai consumatori, evidentemente, nemmeno l’appello accorato al governo a “difendere il settore balneare italiano dagli attacchi dei tecnocrati di Bruxelles, che vorrebbero mettere a gara le concessioni in modo illegittimo” e respingere “ogni tentativo di smantellamento del comparto” dopo che la Commissione europea ha bocciato il decreto del ministero delle Infrastrutture che riconosceva a quelli uscenti ricchi indennizzi a carico dei nuovi operatori per compensarlo della “perdita”.
Del resto, secondo Altroconsumo, nel 2025 la spesa media settimanale per ombrellone e due lettini è arrivata a 212 euro, +5% rispetto all’anno scorso e +17% rispetto al 2021. Aumenti a doppia cifra si registrano ad Alghero e Senigallia, ma anche in località meno esclusive. A Forte dei Marmi o Alassio, la prima fila può costare oltre 350 euro a settimana. In alcuni stabilimenti di lusso – come il Twiga – si arriva a 1.500 euro al giorno per una “tenda imperiale” completa di divani e servizio riservato. La risposta degli italiani? Sempre più spesso la spiaggia libera o le vacanze saltate del tutto. A sostenerlo sono anche le associazioni dei consumatori: per Federconsumatori, i rincari 2025 toccano l’8% per i lettini, il 7% per le sdraio, il 10% per canoe e pedalò. Aumenti incompatibili con il calo del potere d’acquisto delle famiglie, già provate da inflazione e salari stagnanti.
Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, parla di “legge del contrappasso” perché “tra le ragioni della mancanza di turisti c’è anche quella del caro spiaggia” anche se è “ovvio che se per mangiare e bere, dati i prezzi dei prodotti alimentari decollati a luglio, oggi una famiglia media spende 259 euro in più su base annua, mentre gli stipendi sono rimasti al palo, difficile che poi resti qualcosa per le spese voluttuarie”. Ma, ragiona, “anche il caro vacanze ha contribuito a ridurre l’affollamento degli stabilimenti balneari o a cercare spiagge libere invece che a pagamento. Gli stabilimenti balneari, piscine e palestre a luglio sono rincarati in appena un mese del 3,7%, collocandosi al sesto posto della top ten dei rialzi congiunturali”. Della stessa idea Assoutenti: se in spiaggia si va solo di domenica è perché “dal Covid in poi i prezzi praticati dai lidi italiani per i servizi offerti ai bagnanti sono saliti costantemente, al punto che per trascorrere una giornata in spiaggia affittando un ombrellone e due lettini la spesa media supera oramai i 32 euro, che arrivano a 90 euro a Gallipoli e toccano i 120 euro in alcune località della Sardegna”, elenca spiega il presidente Gabriele Melluso. “Ad aumentare sono stati anche i prezzi di consumazioni e servizi accessori presso gli stabilimenti (parcheggi, bevande, gelati, snack, noleggio pedalò, kayak, ecc.), e la conseguenza naturale di tale stato di cose è stato un progressivo allontanamento dei cittadini dai lidi”. E ancora: “Dopo i rincari legati alla pandemia e al caro-bollette, i listini non sono stati ribassati, pur in assenza di condizioni che giustificassero I rialzi sono una scelta folle di cui ora gli operatori si ritrovano a pagare il prezzo”.
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