I genitori lo sanno: il pianto di un bambino piccolo è uno dei suoni più dolci e al tempo stesso irritanti al mondo. Ci fa preoccupare, innervosire, stressare, ma non solo: secondo uno studio pubblicato sul Journal of the Royal Society Interface, le urla di dolore di un bambino tra 0 e 12 mesi hanno il potere di aumentare la nostra temperatura facciale, in un probabile intento di farci correre in suo soccorso.. NLP. I pianti di un bambino non sono tutti uguali: ci sono lamenti che significano "ho fame", e altri con i quali vuole dirci "ho sonno"; e poi ci sono quei suoni acuti e disarmoniosi chiamati in inglese "nonlinear phenomena" (NLP), letteralmente fenomeni non lineari, che vengono prodotti quando il piccolo contrae la cassa toracica ed emette getti d'aria ad alta pressione attraverso le corde vocali.. Corri ad aiutarmi! Gli studiosi hanno analizzato gli effetti fisiologici di questi suoni sugli adulti: per farlo, hanno coinvolto 41 partecipanti (21 uomini e 20 donne di età media di 35 anni), e hanno fatto ascoltare loro 23 tracce audio registrate da 16 diversi bebè che piangevano per il bagnetto o per la puntura di un vaccino.
Tutti i partecipanti, indifferentemente dal sesso, hanno mostrato un aumento della temperatura facciale in risposta ai pianti dei piccoli: maggiore il livello di NLP (quindi di pianto "di dolore"), maggiore l'aumento della temperatura del volto di chi ascoltava. Questo significa che questi suoni caotici sono fatti apposta per richiamare l'attenzione di un adulto, a livello fisiologico, affinché corra in aiuto del bambino.. Domande future. Seppur interessante, la ricerca è a detta degli stessi autori solo preliminare e solleva una serie di domande a cui studi futuri potranno dare una risposta, come in che modo avere esperienza con bambini influisca nelle reazioni fisiologiche e quali suoni precisi degli NLP scatenino la risposta – o se sia piuttosto l'insieme cacofonico di tutti i suoni a lanciare un segnale di SOS così forte..
