Il podio di Jeddah è stato un miraggio nel deserto o l’inizio della rivalsa? A Miami la Ferrari deve far capire quanto vale
- Postato il 3 maggio 2025
- F1 & Motogp
- Di Il Fatto Quotidiano
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Il podio di Jeddah è solo un miracolo nel deserto, dovuto al talento di Leclerc, o l’inizio di un percorso di crescita che riavvicini la Ferrari alla vittoria? In tanti tifosi se lo chiedono e sperano nella seconda ipotesi, pregando che a Miami possa arrivare la svolta di stagione prima che il circus approdi in Europa, a Imola. Proprio sulla pista antistante l’Hard Rock Stadium (l’impianto dei Dolphins in Nfl), una McLaren rinvigorita dagli aggiornamenti sbocciò all’improvviso, l’anno scorso, in un caldo pomeriggio di maggio, trovando una crescita costante che dalla seconda metà di stagione l’ha resa il team più forte della griglia. Ancora imprendibile per tutti in questo avvio di stagione, con il rischio concreto — se la direttiva sulle ali flessibili, in arrivo a Barcellona, non faccia il sue effetto — che la stagione parli di una solitaria lotta a due per il titolo tra Piastri e Norris.
Se in casa Woking si festeggia la vetta, con il team più impegnato a controllare il duello interno tra un Piastri in crescita continua e un Norris in bambola totale, la Ferrari ha voglia di trionfare sotto il sole della Florida, su una SF-25 vistosamente rivista con una livrea dagli inserti bianco-blu, che più che un omaggio agli Usa sembra al proprio title sponsor HP (tanto da scatenare l’ira dei tifosi). Maranello ha voglia di rompere una maledizione che vede il team a digiuno di successi nella storia di sei diversi GP del Mondiale. Miami è proprio uno di questi, e se il Cavallino ha l’alibi del mancato trionfo in un appuntamento che è appena entrato in calendario (la prima edizione risale al 2022), è anche vero che la vittoria manca in un quarto dei 24 appuntamenti del Mondiale. Troppi.
Sulle piste Usa in calendario, i successi sono arrivati solo ad Austin (nel 2018 con Raikkonen e l’anno scorso con Leclerc), ma non a Las Vegas, dove il Circus è tornato a correre due anni fa (vittorie di Verstappen e Russell) dopo i primi due GP disputati nel 1981 e 1982 (trionfi di Jones e Alboreto su Williams e Tyrrell). Oltre a Miami e al circuito del Nevada, però, un successo nella storia del GP manca anche a Jeddah, Baku, in Qatar e ad Abu Dhabi. L’appuntamento a due passi dal Mar Rosso, disputato due domeniche fa, ha visto un super Leclerc ma una Ferrari non in grado di lottarsela ancora per la vittoria, sulla pista dove Leclerc ci andò vicino nel 2022 sebbene il duello corpo a corpo contro Verstappen è terminato con il successo dell’olandese.
In Azerbaigian, la Rossa ha sfiorato il primo posto in gara l’anno scorso sempre con il monegasco, nel controverso GP vinto da Piastri nel quale divamparono le polemiche per il mini-Drs che si creava sull’ala posteriore della sua McLaren. Ma si ricorda anche la “ruotata” di Vettel a Hamilton nel 2017, che allontanò dalle chance concrete di vittoria il tedesco, con uno “Stop and Go” di 10 secondi ricevuto ma comunque avanti all’inglese all’arrivo. Ad Abu Dhabi il filotto è ben più negativo, 16 GP senza vittorie e neanche la bellezza di una pole, sulla pista dove si decise il Mondiale 2021 tra Verstappen e Hamilton ma anche quello 2010 in favore della Red Bull di Vettel (primo titolo in carriera), perso però dalla Rossa di Alonso per la strategia sbagliata del team che piazzò lo spagnolo dietro alla Renault di Petrov, incapace di passarlo. Infine il Qatar, un altro appuntamento recente come Las Vegas e Miami, arrivato nel 2021, ma con un’interruzione l’anno seguente. Al vertice, nella gara di domenica, è una questione Red Bull (Verstappen, due successi) e Mercedes (Hamilton, nel GP d’esordio). Non è andata meglio con le Sprint, vinte entrambe da Piastri sulla McLaren l’anno scorso e nel 2023. Insomma la Ferrari, il team più vincente della storia della F1, non può permettersi un primato così negativo: la tendenza va assolutamente invertita.
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