Il presente contiene già le contraddizioni del domani? Il pensiero critico e lo stato dell’arte

  • Postato il 23 aprile 2025
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Il pensiero, come d’altronde il linguaggio, è per sua natura contraddittorio e duale. Ceci n’est pas une pipe. Così come la mappa non è il territorio (Alfred Korzybski, 1931), tant’è che Michel Houellebecq nel 2010 partorì quel capolavoro dal titolo La carta e il territorio, in cui emerge senza pietà l’inesorabile distanza e incomprensione tra il brulicare dell’esistenza e l’espressione artistica, partendo proprio dalla rappresentazione “cartografica” alterata.

La natura del bipensiero

Il pensiero doppio di natura, proprio come il nostro cervello conferma fisiologicamente, diverge inevitabilmente da se stesso non appena pensato. Per certi versi è un funzionamento organico, un gioco a intermittenza binaria che ci connota come esseri umani. Non sappia la tua sinistra cosa fa la destra, ed è proprio così, senza dover richiamare i vangeli. Il pensiero unico, ad esempio, tanto in voga di questi tempi è un perfetto esempio di ingrottamento della contraddizione, di radicale instabilità, il più possibile aderente al modus vivendi in cui ci precipita la nostra epoca traballante. L’accelerazione, la lacerante incompatibilità tra le opposizioni concettuali del frastuono informativo e cognitivo conseguente, mette in fibrillazione la qualità stessa della ragionevolezza logica.

Lo stato dell’arte nel presente

La logica inoltre (di quale logica poi, ci si dovrebbe intendere…) non funziona in un tempo accelerato, polifonico e paradossale. Quindi che fare? L’unica tensione in grado di consentire il galleggiamento è una sorta di elasticità considerativa che impone la comodità divergente del pensiero hic et nunc, aderente all’occasione, piallato sull’ideale esterno dominante. D’altronde quanti artisti inciampano in difesa dell’ennesima emergenza, sfornando lavori che non hanno nessuna qualità in quanto opere d’arte, ma che restano operazioni che sfruttando linguaggi estetici mirano a farsi notare dai “poteri sovrastanti”, la chiesa (sempre più interessata all’arte contemporanea), il curatore esotico, il politico (spesso molto più abile degli stessi artisti) di turno.
Il bipensiero di orwelliana memoria, ripreso correttamente da Christian Caliandro nel suo recente articolo per ragionare sullo stato dell’arte ai giorni nostri, conviene quindi, proprio come i prodotti scontati sugli scaffali di qualsiasi supermercato del pianeta. Due al prezzo di uno. Tanto al chilo. Vuoti a rendere.

1984, George Orwell
1984, George Orwell

Il bipensiero secondo Orwell

Quindi in un sistema acritico, quanto si sostiene, deve essere credibile soltanto nell’immediato, poco importa se il pensiero abbia già accolto il suo opposto. Il mondo muta pelle con un’accelerazione mai vista, il pensiero fatica ad aggiornarsi e stare a tempo. Tanto vale affrontare l’immediato che già contiene in seme le contraddizioni del domani. Si pensi alla nota serie Black Mirror; l’ultima stagione, la settima, insiste infatti, non più su un futuro ipotetico e futuristico, ma sulle drammatiche contraddizioni del presente in cui il futuro è già operativo e dirompente. Talvolta i protagonisti dei singoli episodi sembrano stritolati proprio da modelli di pensiero e di vita antagonisti e sconvolgenti. Il male inoltre sembra proprio essere frutto dell’attrito tra le opposizioni, sembra emergere dall’interno, dalle resistenze del pensiero elastico tra gli estremi. Ma allora non c’è niente di male ad accogliere tutto e il contrario di tutto? Nell’epoca delle post-ideologie le idee sembrano irrilevanti, anzi talvolta accogliere con grande capacità camaleontica punti di vista opposti equivarrebbe a grande caratura diplomatica.

Iperproduzione e simboli secondo Jung

Viviamo inoltre un’epoca di iperproduzione e fruizioni di immagini in cui i simboli si moltiplicano, spesso contraddicendosi, incarnando valori anche confusi e opposti. Ma il simbolo oscilla per sua natura, afferma Jung, e l’ambigua dualità instabile del pensiero non può che essere variabile conseguenza. Nelle reti neuronali e informatiche convivono molteplici stimoli, spesso e volentieri contraddittori, duali, multipli, la riduzione diventa a tal punto necessità processuale. Dobbiamo comunque effettuare una scelta (di comodo), con sia ben chiaro, un piano b di sicurezza, che coincide, guarda caso, con la versione opposta della prima opzione. La politica americana attuale, ma anche quella italiana, in tal senso, sono un fulgido esempio di bipensiero. L’opportunismo di un populismo diffuso comporta meccanismi di sovrascrizione di idee diametralmente opposte ma perfettamente conviventi.

Lo spirito critico secondo Beckett

Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti. L’unica via d’uscita sembrerebbe essere mantenere viva una consapevolezza di base e uno spirito critico sempre all’erta.
Samuel Beckett nell’incipit del suo straordinario Compagnia ci pone in media res: “A qualcuno sul dorso nel buio. Ciò glielo comprova la pressione sulle parti posteriori e il modo in cui muta il buio quando serra gli occhi e quando di nuovo li riapre. Solo una minima parte di quanto viene detto può essere verificata. Come per esempio quando sente, tu sei sul dorso nel buio. Allora non può che riconoscere la verità di quanto viene detto. Ma di gran lunga la maggior parte di quanto detto non può essere verificata. Come per esempio quando sente, Tu vedesti la luce quel tale e tal altro giorno. A volte le due si combinano come per esempio, Tu vedesti la luce quel tale e tal altro giorno e adesso sei sul dorso nel buio. Magari un trucco così che l’introvertibilità dell’una guadagni credito all’altra.

Fabrizio Ajello

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Artribune

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