Il prete pedofilo nominato dal vescovo di Bolzano in Alta Pusteria, i fedeli protestano ma lui: “Mi assumo la responsabilità”
- Postato il 4 settembre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Quando lo scorso gennaio la diocesi di Bolzano e Bressanone pubblicò un dossier indipendente curato da un studio di Monaco sui casi di sacerdoti pedofili che per anni, in alcuni casi decenni, hanno potuto indisturbati palpeggiare, spogliare, abusare di bambini, bambine o giovanissime donne, si poteva leggere delle omissioni e delle responsabilità dei quattro vescovi che ignorarono o coprirono gli abusi. E a Ivo Muser, attuale vescovo, si riconosceva sì uno “sforzo sincero volto a migliorare e possibilmente ottimizzare l’approccio nei confronti delle persone offese”, ma venivano comunque contestati ben otto casi. Tra cui la mancata rimozione di un prete prescritto per cui la Curia ha risarcito oltre 700mila euro a vittima e famiglia.
Il prete pedofilo prescritto
È il caso di don Guido Carli, nominato collaboratore pastorale in Alta Pusteria proprio da Muser. L’alto prelato dopo la pubblicazione del dossier ammise che avrebbe dovuto “essere più severo nell’imporre e nel prevenire”. Ma comunque ha nominato un sacerdote pedofilo, per cui la curia ha dovuto pagato uno dei più alti risarcimenti della storia recente in un ruolo a contatto con adolescenti. Don Guido Carli nel 2003 fu arrestato per violenza sessuale aggravata. Fu assolto in primo grado, ma condannato in secondo grado a sette anni e mezzo e infine prescritto ma con l’obbligo per chi ignorò e non vigilò di risarcire economicamente la parrocchiana minorenne abusata: mezzo milione alla vittima e 100mila euro per ogni genitore. “Muser e il vicario generale Eugen Runggaldier” scrissero gli avvocati tedeschi nella relazione “hanno ammesso senza se e senza ma i propri errori. È proprio questa la cultura dell’errore che ci si dovrebbe auspicare anche per il futuro, essendo l’unico modo per ottimizzare progressivamente il sistema di prevenzione e quindi evitare futuri abusi e coinvolgimenti di persone”.
La reazione dei fedeli
Parole che appaiono dissonanti con quanto sta avvenendo di nuovo, ma che hanno scatenato la reazione dei fedeli che come racconta La Stampa stanno tempestando di telefonate don Gottfried Ugolini, prete e psicologo, 67 anni, che dovrebbe vigilare sul sacerdote che, nel suo ruolo deciso da Muser, entrerà in contatto con minori di 14 anni. “Capisco pienamente lo sconcerto delle persone che mi stanno chiamando. Molte sono vittime di abusi entrate a fare parte del nostro progetto che si chiama “Il coraggio di guardare”. Mi dicono: ma come è possibile? Allora ci state prendendo in giro? Io penso che abbiano ragione loro, le vittime, e che stiamo sbagliando noi. Appena sarà possibile ne parlerò con il vescovo”.
Ma Muser ha preso la sua decisione come appare chiaro nella nota della diocesi. “Nel quadro degli avvicendamenti annuali del personale, il sacerdote Giorgio Carli è stato nominato collaboratore pastorale in Alta Pusteria a decorrere dal primo settembre 2025” riferendo che “dopo la pubblicazione della perizia indipendente sugli abusi sessuali nella diocesi di Bolzano-Bressanone, un gruppo di esperti ha esaminato anche il suo caso e raccomandato alcune misure, che sono state confermate dai vertici diocesani. I responsabili in loco sono stati informati personalmente”.
La perizia
I casi analizzati dalla perizia coprono un periodo dal 1964 al 2024: in 60 anni sono stati rilevati 67 episodi e sono stati 24 i casi di sacerdoti coinvolti nel report per cui si è mostrata “clemenza” ma aveva detto Muser “questa non è una ferita della Chiesa italiana o tedesca, ma un morbo presente in tutto il mondo (un fenomeno “sistemico”, ndr). Per questo non vedo contrapposizioni. Tutti dobbiamo fare dei passi per un cambio di mentalità: tanti sapevano e tacevano, questo è il nodo vero. Parlando con le vittime la cosa che più mi ha straziato è sentir dire: “Non siamo stati creduti”; “Siamo stati lasciati da soli, anche all’interno delle nostre famiglie” aveva dichiarato l’alto prelato spiegando di aver parlato “con alcune delle vittime. Per loro è stato un momento di liberazione: le cicatrici rimarranno, ma apprezzano il fatto che, forse per la prima volta nella loro vita, sono state ascoltate e prese sul serio”. Nel report i relatori forniscono una serie di suggerimenti su come evitare in futuro gli abusi: “D’ora in poi sarà fondamentale la prevenzione. Purtroppo il passato non si può cancellare, ma non dobbiamo fare altri errori come quelli per i quali anche io mi sono assunto le mie responsabilità chiedendo scusa“. Dichiarazioni dell’epoca che appaiono in contraddizione con la nota rilasciata che conferma la nomina del prete pedofilo e lo si blinda, giustificando la decisione con il fatto che sarà assistito da uno psicologo.
La nota
Dopo il report sugli abusi commissionato allo studio legale Westpfahl, Spilker, Wastl di Monaco di Baviera, la diocesi ha insediato un gruppo interdisciplinare con il compito, spiega una nota, “di esaminare la situazione dei quattordici sacerdoti ancora in vita citati nel report ed elaborare adeguate misure nella cornice delle norme ecclesiali e del diritto, sul piano medico nonché delle esigenze pastorali”. Le misure possibili includono il divieto di celebrare la Santa Messa in forma pubblica, un accompagnamento psicologico, la restrizione delle attività pastorali, in particolare nel contatto con minori, il monitoraggio da parte di persone incaricate e i loro feedback regolari. Nel caso di don Giorgio Carli (che non ha mai chiesto scusa, ndr) “sono state stabilite le seguenti misure: accompagnamento psicologico, attività pastorale con bambini e adolescenti solo in presenza di altri adulti e monitoraggio costante da parte di referenti designati”. Quindi il sacerdote dovrebbe essere una sorta di sorvegliato speciale mentre è in compagnia di potenziali vittime. Muser, riferisce ancora la nota, sottolinea di “assumersi consapevolmente la responsabilità per l’impiego di don Giorgio Carli, sulla base delle raccomandazioni del gruppo di esperti e delle circostanze esistenti” e ritiene “essenziale ricercare soluzioni responsabili anche nei casi difficili, sempre nell’osservanza di regole chiare e precise, all’interno di condizioni quadro controllate e nella consapevolezza che la sicurezza e la tutela dei minori nella nostra diocesi hanno la massima priorità”. Insomma la “clemenza” della diocesi stigmatizzata dagli esperti indipendenti nel report, continua.
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