Il primario Sergio Alfieri racconta gli ultimi minuti nella stanza con Papa Francesco

  • Postato il 24 aprile 2025
  • Cronaca
  • Di Blitz
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Sergio Alfieri, primario di chirurgia oncologica addominale del policlinico Gemelli e coordinatore dei medici del Papa durante il suo ricovero oltre che suo chirurgo personale, in un’intervista al Corriere della Sera ha raccontato gli ultimi minuti di Bergoglio: “Lunedì alle 5,30 circa mi ha chiamato Strappetti: ‘Il Santo Padre sta molto male dobbiamo tornare al Gemelli’. Ho preallertato tutti e venti minuti dopo ero lì a Santa Marta, mi sembrava tuttavia difficile pensare che fosse necessario un ricovero. Sono entrato nella sua stanza e lui aveva gli occhi aperti. Ho constatato che non aveva problemi respiratori e allora ho provato a chiamarlo però non mi ha risposto. Non rispondeva agli stimoli, nemmeno quelli dolorosi. In quel momento ho capito che non c’era più nulla da fare. Era in coma”.

Sergio Alfieri
Il primario Sergio Alfieri racconta gli ultimi minuti nella stanza con Papa Francesco (foto Ansa) – Blitz Quotidiano

“Il Santo Padre era in coma, rischiavamo di farlo morire nel trasporto al Gemelli”

“Rischiavamo di farlo morire nel trasporto, ho spiegato che il ricovero sarebbe stato inutile. Strappetti sapeva che il Papa voleva morire a casa, quando eravamo al Gemelli lo diceva sempre. È spirato poco dopo”, ha ricordato Alfieri. Il medico ha raccontato di aver visto papa Francesco l’ultima volta “sabato dopo pranzo, alla vigilia di Pasqua. E posso dire che stava molto bene, me l’ha detto anche lui. Gli ho portato una crostata scura come piace a lui e abbiamo chiacchierato un po’. Sapevo che il giorno dopo avrebbe impartito l’Urbi et Orbi e ci siamo dati appuntamento a lunedì”.

Alfieri non ha consigliato a Bergoglio di evitare di lavorare: “No, perché è stato giusto così. Lui è il Papa. Tornare al lavoro faceva parte della terapia e lui non si è mai esposto a pericoli. È come se avvicinandosi alla fine avesse deciso di fare tutto quello che doveva”.

In un’altra intervista, questa volta a La Repubblica, Alfieri ha ricordato i giorni del ricovero al Gemelli: “Ci ha chiesto di evitare l’accanimento terapeutico. Se avesse perso coscienza, avremmo dovuto seguire le direttive del suo assistente sanitario personale, Massimiliano Strappetti, che per il Santo Padre era come un figlio”. Tra le altre cose, “durante l’ultimo ricovero ha espressamente domandato di non procedere in nessun caso all’intubazione”.

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Blitz

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