Il regalo di Scajola ai proprietari di yacht e barche di lusso: per il posto al porto turistico di Imperia c’è lo sconto del 50%. E il Comune rinuncia a 30 milioni

  • Postato il 12 novembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Maxi-sconto per i proprietari di yacht e barche di lusso, addirittura fino a 50-70 metri di lunghezza. Ma anche per chi ha “soltanto” un fuoribordo da 12 metri. Lo ha deciso il Comune di Imperia e così chi ha già in programma un bel viaggetto tra Porto Cervo e Porto Rotondo, o in direzione Francia, tra Montecarlo e Saint-Tropez, festeggia. Sì, perché l’amministrazione guidata da Claudio Scajola vende – o “svende”, a seconda dei punti di vista – 410 posti barca del porto turistico (Marina di Imperia) al 50% del valore di mercato. Vale a dire: circa 30,5 milioni di euro. Il problema è che lo stesso sindaco, a convenzione già entrata in vigore, ha chiesto un parere alla Corte dei Conti. E la risposta è stata chiara: è necessario “evitare un ingiustificato nocumento al pubblico erario“.

Questi i fatti. Tra il 2012 e il 2013 vicende giudiziarie (tra cui quelle che coinvolsero Francesco Caltagirone, poi assolto) e contenziosi legali – e il successivo fallimento della vecchia società concessionaria – costringono il Comune a intervenire, affidando la gestione del porto turistico alla società in house Go Imperia. Da lì un complesso lavoro fatto di 451 atti amministrativi per mandare avanti le attività del porto i cui lavori, nel frattempo, rimangono incompleti. Fino all’epilogo di questi giorni: l’approvazione del nuovo progetto per terminare il cantiere di Marina di Imperia (in sostanza, le opere a terra) per un valore di quasi 160 milioni di euro, con tanto di hotel a cinque stelle, darsena privata, centro benessere, nuove residenze “di prestigio” e spazi commerciali. Ma come si finanzia l’ambizioso progetto? È qui che entra in scena la convenzione – della durata di ben 65 anni – appena entrata in vigore. Grazie ad essa, l’amministrazione conta di incassare i già citati 30,5 milioni di euro attraverso il maxi-sconto del 50% per i vecchi titolari dei 410 posti barca. Vale a dire per yacht, barche a vela e barche a motore. Poco più di 29 milioni di euro, invece, arriveranno dalla vendita a prezzo pieno di 143 posti barca attualmente non occupati.

Ma perché rinunciare agli altri 30,5 milioni di euro? È la domanda che si sono posti i consiglieri dem di opposizione (Ivan Bracco, Daniela Bozzano e Loredana Modaffari) che hanno depositato un’interpellanza al sindaco per chiedere come mai si sia rivolto alla Corte dei Conti soltanto dopo il rilascio della concessione demaniale, e che cosa intenda fare per evitare “l’ingiusto nocumento al pubblico erario”. Dalle parti di via Matteotti, sede della Giunta, hanno fatto un ragionamento diverso: dal momento che il nuovo porto – i cui cantieri, è la previsione, verranno smontati tra sette anni – viene finanziato in parte dalle concessioni dei posti barca (e in misura maggiore dall’ingresso di uno o più soggetti privati), ecco che risulta necessario incassare subito. Il timore, in sostanza, è che parte dei 410 titolari della vecchia concessione non aderisca alla nuova, rinunciando all’acquisto del posto barca.

Lo conferma Vincenzo Giardiello, presidente di Appi, l’associazione che riunisce i titolari di circa 130 posti barca: “Le vittime di questa vicenda siamo noi, il parere della Corte dei Conti è solo l’ultima beffa che subiamo, perché ora vedremo svanire la possibilità di acquistare i nostri posti barca. Lo sconto al 50%? All’inizio c’era molto sconcerto tra i miei associati, poi ragionandoci sopra è stato compreso che era un’offerta vantaggiosa, anche perché il valore dei posti barca, coi lavori del porto conclusi, aumenterà”. Per Giardiello, siccome “gli associati avevano già acquistato il posto barca nel 2010, con la vecchia concessione di 50 anni, poi decaduta”, ora “non è giusto che veniamo costretti a ricomprare, anche a metà prezzo, ciò che era nostro”. Va sottolineato, in ogni caso, che in caso di decadenza di una concessione si perde il diritto sul bene.

Per Bracco l’operazione di Scajola è “sbagliata, perché i ricorsi saranno certi e la Corte dei Conti interverrà per tutelare un bene dello Stato. Noi vogliamo aprire un dialogo col sindaco, chiedendogli di sospendere l’atto di concessione e di trovare una via alternativa”. Poi l’attacco: “Scajola ha sempre interpretato i beni demaniali come beni personali, ma qui si tratta di beni pubblici che come tali vanno trattati. Servono trasparenza e rispetto delle regole”.

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