Il ritorno del missile da crociera: dall’Ucraina all’Iran, l’arma jolly delle guerre moderne
- Postato il 10 ottobre 2025
- Di Panorama
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La guerra tra Russia e Ucraina ha riportato in Europa un tipo di conflitto che sembrava ormai destinato all’oblio. Quello classico fatto da trincee, artiglieria e carri armati. Negli ultimi due anni i velivoli a pilotaggio remoto (droni) e l’artiglieria sono stati considerati gli strumenti più efficaci, ma oggi proprio il presidente ucraino Zelensky chiede a Washington i missili Tomahawk, che sono del tipo da crociera. In entrambi i casi si tratta di arrivare a colpire un obiettivo a distanza senza far viaggiare anche un essere umano, potendo quindi sfruttare tre caratteristiche: la quantità di esplosivo trasportata, la velocità e la precisione. Tre parametri che però non sempre vanno di apri passo. Ma tant’è, i missili da crociera resteranno per anni la prima opzione offensiva delle grandi potenze.
Distanze, stealth e ipersonici
Se guardiamo a uno scenario diverso, dove le distanze geografiche tra i belligeranti sono superiori e non esiste una linea del fronte, come la recente guerra tra Iran e Israele (giugno 2025), abbiamo assistito all’impiego massiccio di velivoli a bassa osservabilità radar (Stealth) e di missili balistici, sempre da crociera, con una ricerca molto spinta da parte di Usa, Russia, Cina, Corea del Nord e altre nazioni per costruirne di ipersonici e sempre più letali. Qualunque sia lo scenario di guerra, l’arma della quale non si può fare a meno è quindi proprio il missile da crociera. Queste le ragioni: colpisce a lunga distanza, in modo preciso, non ha a bordo un equipaggio e non impone lo schieramento di lanciatori perché nella maggioranza dei casi partono da navi, sommergibili o aeroplani.
Droni, artiglieria e adattamenti sul campo
Nel febbraio 2022 l’invasione russa dell’Ucraina era stata fermata dall’artiglieria, da armi pesanti per la fanteria e da un grande utilizzo di in piccoli missili portatili lanciabili da un singolo soldato (in genere i Manpad Javelin). Ma con il protrarsi della guerra e la scarsità di armi costose ecco che sono stati sviluppati i droni armati copiando quanto fatto dai miliziani dell’Isis già nel 2010. Guardando invece alla campagna aerea di Israele contro la Repubblica Islamica, sono stati fatti rapidi attacchi di precisione all’inizio del conflitto sfruttando il fatto che l’Iran non possiede una componente aerea tale da fermare gli stealth F-35, e questi sorvolavano il territorio nemico senza incontrare ostacoli. Notte e giorno, Israele colpiva obiettivi militari iraniani paralizzando la capacità dell’Iran di condurre una guerra.
Difese avanzate e limiti dello scontro missilistico
Meno “impari” è stato invece lo scontro missilistico, con Israele e i suoi alleati che hanno utilizzato sistemi avanzati per contrastare i formidabili (anche perché economici e prodotti rapidamente) missili balistici iraniani. Il conflitto si è poi rapidamente concluso dopo che i bombardieri stealth americani B-2 hanno danneggiato importanti siti nucleari iraniani, mentre c’è stata una densa campagna di neutralizzazione degli arsenali nei quali iraniani e yemeniti custodivano missili e droni. Ma in questo caso, su quegli aeroplani c’erano dei piloti che rischiavano la vita.
Il primato del missile da crociera
Dunque una sola capacità bellica è stata fondamentale in tutti i conflitti dal 1990 a oggi: il missile da crociera che viaggia a bassa quota e, per estensione, il drone da attacco. Se torniamo indietro alle guerre del Golfo (1990-1991 e 1993-2011), ci accorgiamo che la maggior parte dei conflitti statunitensi è iniziata con attacchi missilistici condotti con effettori da crociera a bassa quota, in particolare proprio il celebre missile Tomahawk nato negli anni Settanta ed entrato in servizio nel 1983. Sebbene più costosi come singoli oggetti, questi paralizzano le difese aeree, il comando e controllo e altri obiettivi critici e preparano il terreno ad altri interventi rendendolo meno ostile, quindi più sicuro perché abbassano il rischio di perdere uomini, e questo compensa ampiamente i costi dei missili stessi.
Bassa quota, precisione e alternative economiche
Volando a bassa quota, queste munizioni di precisione limitano il rilevamento da parte dei radar e gli attacchi delle difese aeree che in genere richiedono una linea di vista diretta con il bersaglio. Considerato il loro costo, alternative più economiche ma più lente – quindi più simili a droni – hanno svolto un ruolo simile: gli Harpy israeliani gli Shahed iraniani e gli Fp-1 ucraini sono effettivamente missili da crociera “lenti ma più economici” che utilizzano eliche al posto dei motori jet turbofan. E nei conflitti Iran-Israele, Russia-Ucraina e Azerbaigian-Armenia, i droni d’attacco a bassa quota hanno gravemente danneggiato obiettivi militari e infrastrutture critiche. E persino le migliori difese sono state incapaci di fermare questa minaccia.
Implicazioni strategiche e deterrenza sottomarina
Tristemente lo vediamo ogni giorno con le operazioni della Russia per paralizzare la rete elettrica ucraina e la capacità dell’Ucraina di devastare la produzione petrolifera russa. Non stupisce quindi che Stati Uniti, Russia e Cina abbiano investito così tanti soldi nei missili da crociera lanciati da sottomarini: l’ulteriore elemento sorpresa fornito dai vascelli immersi rende i missili da crociera un deterrente convenzionale molto efficace. E neppure che Kiev se ne voglia dotare per colpire obiettivi russi a lunga distanza, con rapidità ed efficacia.