Il Salento di Kim Jong Un: vacanze senza overtourism e senza diritti umani
- Postato il 2 luglio 2025
- Di Il Foglio
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Il Salento di Kim Jong Un: vacanze senza overtourism e senza diritti umani
La Corea del Nord apre i suoi confini: non agli ispettori internazionali, bensì al turismo. E’ stato inaugurato pochi giorni fa, con apertura ufficiale dal 1 luglio, Wonsan Kalma, enorme resort turistico sulla costa orientale del paese. Lì si è sempre in una dittatura, ma con accesso al mare e spiaggia attrezzata. Chissà se anche sul litorale della Corea del Nord hanno il problema delle tracine... (Io sono una persona così ingenua che pensavo che la Corea del Sud avesse il mare, e la Corea del Nord le montagne).
Fatto sta che Kim batte Donald: Trump aveva annunciato Gaza Beach ma lì al momento l’unico mare è quello di sangue, mentre il dittatore della Corea del Nord ha effettivamente realizzato il suo Salento. Secondo quanto annunciato dalla propaganda di regime, la riviera potrebbe ospitare fino a venti mila visitatori; mal che vada, può essere convertita in un capiente campo di prigionia. Alla cerimonia inaugurale, particolarmente festosa, ha partecipato anche il caro leader Kim Jong Un, fra giochi d’acqua, palloncini, annunci roboanti e meduse per i dissidenti. Sembrava di stare a Riccione o Milano Marittima, ma senza diritti umani. Kim Jong Un è apparso particolarmente felice: a lui piace il mare, specie tuffarsi in acqua gridando “BOOOMBAAA!” – anche senza tuffarsi è un grido che gli piace e lancia spesso. Sulle spiagge della Corea del Nord ci aspettiamo si giochi a racchettoni e beach-volley, e che con la sabbia si costruiscano castelli e reattori termonucleari.
Per ora il regime ha parlato dell’apertura di Wonsan Kalma riferendosi ai cittadini nordcoreani, ma vista la ricettività della struttura e l’annuncio che altre aree turistiche simili sono in cantiere lungo le coste del paese, è facile immaginare che la Corea del Nord si stia aprendo anche al turismo internazionale. Ma chi vuole andare in vacanza da Kim Jong Un? Per ora immagino ci saranno viaggi organizzati solo dai paesi alleati, quindi Cina e Russia – m’immagino la sindrome da shock post-traumatico del turista russo, abituato alle strutture e ai servizi di Forte dei Marmi, che passa adesso a Wonsan Kalma, con i camerieri formatisi all’alberghiero di Pyongyang. Ma il turismo è una delle poche attività economiche della Nord Corea a non essere colpita dalle sanzioni delle Nazioni Unite, quindi è presumibile che il regime cercherà di sfruttarlo il più possibile.
Ok le vacanze intelligenti, ok evitare di affollare sempre le stesse località di villeggiatura, ok il surriscaldamento del Mediterraneo, ma un regime mi sembra una meta sin troppo esotica anche per il turista più esigente. Anche se in effetti sia il ministro Matteo Salvini sia l’ex senatore Antonio Razzi andarono in passato in visita in Corea del Nord quando ancora non c’erano sdraio e ombrelloni, magari a loro potrebbe andare di tornare lì per farsi un bagnetto. O forse è proprio questa l’inevitabile piega che prenderà il turismo globale: fra guerra a Airbnb e all’overturism, tasse di soggiorno sempre più alte, temperature estive che impediscono di uscire di casa, traffico aereo in tilt e compagnie low cost che di low però hanno solo la quota a cui volano, forse gli unici paesi che ancora vorranno i turisti, con i loro rumorosissimi trolley e le loro orrende infradito, saranno gli stati totalitari. E non sarà infrequente, alla domanda “Dove vai in vacanza?”, sentirsi rispondere “In una dittatura”.
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