Il segreto del primo mulino sull’Arno: tra natura, storia e tradizione
- Postato il 1 novembre 2025
 - Idee Di Viaggio
 - Di SiViaggia.it
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                                                                            Molin di Bucchio, il primo mulino sull’Arno, è una gemma incastonata lungo la strada che da Stia porta verso Londa, nel cuore verde e profondo del Casentino. Il rumore dell’acqua che accarezza le pale del mulino, l’eco dei passi sulle vecchie scale di pietra, il profumo di legna e farina sospeso nell’aria. Tutto sembra congelato tra passato e presente. È come se qualcuno avesse fermato l’orologio proprio nel momento in cui la storia diventava leggenda.
Molin di Bucchio, il primo mulino sull’Arno
Nel punto in cui l’Arno è ancora un torrente giovane e vivace, sorge il Molin di Bucchio, tra i più antichi del territorio casentinese. Le sue origini risalgono al XIII secolo, quando i Conti Guidi di Porciano ne fecero un punto nevralgico della valle. Da allora, per oltre settecento anni, la famiglia Bucchi ha custodito il ritmo segreto delle macine e dell’acqua, mantenendo vivo un mestiere che è quasi una preghiera.
Il mulino ha funzionato fino agli anni Sessanta, e ancora oggi nulla sembra davvero cambiato. Entrando, si incontrano le pale orizzontali, le tramogge, le macine tutte lì, ferme ma pronte a riprendere il loro canto se solo l’acqua decidesse di tornare a spingerle.
Incredibile la cucina dell’Ottocento, che collega il mulino attraverso una scalinata ripida; il pavimento lastricato, il grande camino, gli oggetti delle case contadine e gli odori di un tempo che non vuole svanire.
In ogni angolo sembra quasi avvertirsi la voce di Pietro Bucchi, detto “Pietrone”, l’ultimo mugnaio. Le sue incisioni sulle pareti sono piccoli graffiti d’amore per la sua terra, per il suo mestiere, per la vita semplice e dura che scorreva accanto al fiume.

Il progetto di rinascita
Grazie alla Cooperativa In Quiete, un gruppo di giovani ha riportato in vita una delle più antiche troticolture della zona, restituendo voce e movimento a un mestiere che sembrava dimenticato. Il progetto si chiama Antica Acquacoltura Molin di Bucchio, e nasce con un’idea poetica e concreta al tempo stesso: recuperare le vasche storiche e farne un laboratorio di biodiversità, educazione ambientale e sostenibilità.
Le antiche vasche in pietra, costruite a fine Ottocento, si alternano alle strutture più recenti. In tutto, dieci vasche e un bottaccio medievale che raccontano il ciclo infinito della vita: la nascita, la crescita, il ritorno alla sorgente.
Camminando lungo i sentieri che costeggiano l’impianto, si può sentire la voce dell’acqua che accarezza le rocce. È la stessa voce che, secoli fa, dettava il ritmo del lavoro dei mugnai e oggi ispira i giovani biologi e ambientalisti che qui hanno deciso di restare.
Molin di Bucchio è anche un luogo d’incontro: ogni anno, infatti, la sua cucina e i suoi spazi si trasformano in palcoscenici per concerti, commedie, laboratori e convegni.
E poi c’è il trekking, quello che parte da Stia e costeggia l’Arno, attraversando ponticelli, radure e castagneti fino a raggiungere il mulino. Sono diversi i sentieri percorribili a piedi o in bici per esplorare il parco nazionale delle foreste casentinesi perfetti per scoprire l’anima più autentica della Toscana.