Il sì ai quesiti sul lavoro rinsalda il campo progressista, il 15-20% degli elettori Pd ha detto no alla cittadinanza

  • Postato il 10 giugno 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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I quesiti sul lavoro hanno ricompattato l’elettorato del Pd. Anzi hanno richiamato al voto perfino qualche ex astensionista. Ma dall’altra parte una quota fra il 15 e il 20 per cento di chi scelse il Partito democratico alle Europee ha votato No al referendum sulla cittadinanza. Emerge dalle prime analisi sui flussi di voto elaborate dall’Istituto Cattaneo di Bologna. Come detto sono stati messi in relazione i dati della consultazione di domenica e lunedì, fallita per il mancato raggungimento del quorum, a quelli delle elezioni del 2024. L’analisi si è concentrata su una decina di grandi città, grazie ai dati delle singole sezioni elettorali, dai quali emerge che tutto l’elettorato del centrosinistra è andato a votare e quasi tutto quello del centrodestra si è astenuto.

Il quesito numero 5
Ovunque è stata registrata una quota significativa (oltre un elettore su cinque a Genova, Bologna e Firenze) del Partito democratico che al quinto quesito ha votato no. Anche la maggioranza degli elettori del Movimento 5 Stelle ha votato no tranne che a Napoli e a Palermo (dove circa tre quarti si sono espressi per il sì) e a Roma dove la stima fra elettori 5 stelle che hanno votato sì e quelli che hanno votato no è paritaria. Sempre secondo le stime del Cattaneo la quasi totalità degli elettori del centrodestra che non si sono astenuti ha votato no, come la quasi totalità dell’area liberale e della sinistra ha votato sì.

I quesiti sul lavoro “compattano” il campo progressista
Dall’altro lato, invece, il sì ai referendum sul lavoro ha rinsaldato il Pd. L’analisi ha preso in esame in particolare il primo dei cinque quesiti, quello sul reintegro dei lavoratori ingiustamente licenziati. La quasi totalità degli elettori che avevano votato Pd alle Europee, con defezioni marginali, hanno infatti aderito all’appello dei promotori. Quelli che hanno scelto il no sono meno di un elettore su dieci (qualcuno in più a Milano e Padova, quasi nessuno a Napoli e Genova). Creando una comunità di espressione con gli elettori di M5s e Sinistra.

Il lavoro attira gli astensionisti
Anche se l’affluenza alle urne del referendum è stata significativamente più bassa rispetto alle Europee del 2024, una quota significativa di chi dodici mesi fa si astenne è andato a votare per il referendum, in particolare per quelli sul lavoro. Questo trova conferma nel fatto che larga parte dell’elettorato del centrodestra non ha partecipato al voto, mentre il tasso di astensione risulta prossimo o pari a zero tra gli elettori che un anno fa avevano votato Pd, M5s e Verdi-Sinistra. L’astensione si colloca su livelli abbastanza alti anche tra gli elettori dell’area liberal-riformista (Iv-Azione e +Europa). Fra gli elettori del centrodestra, invece, le stime fra i vari partiti differiscono in maniera sostanziale da città e città: il dato comune osservato pressoché ovunque è che quei pochi elettori di Lega e Fratelli d’Italia hanno votato in larga parte sì al quesito sul lavoro e no a quello sulla cittadinanza, mentre fra le file di Forza Italia ci sono stati più no al lavoro e sì alla cittadinanza. E’ evidente che i numeri sono così esigui che i risultati – come avverte il Cattaneo – possono essere soggetti ad errori di stima.

La stabilità degli schieramenti
Quanto valgono i 12 milioni e rotti che hanno votato sì? E quanto tutti gli altri che si sono astenuti? Tutto questo non ha un significato squisitamente politico-elettorale, secondo il Cattaneo. “È azzardato proiettare il voto registrato in occasione di questa tornata elettorale su possibili equilibri elettorali futuri tra partiti e aree politiche, ma l’impressione che si ricava continua ad essere quella di una sostanziale stabilità degli allineamenti elettorali registrati in occasione delle politiche del 2022 e delle europee del 2024“. Secondo l’istituto diretto da Salvatore Vassallo “il disallineamento tra il voto ai partiti registrato nelle elezioni più recenti e le scelte sui due temi della consultazione referendaria presentano tendenze molto diverse. I piccoli incrementi rispetto al proprio bacino elettorale storico registrati sulla posizione referendaria da loro sostenuta riguardo al lavoro da Pd, Avs e M5s sono contraddetti dalle grandi perdite subite sulla cittadinanza. In ogni caso, né gli uni né le altre derivano da flussi di voto che sembrano destinati a replicarsi”.

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