Il Sud Sudan parla cinese: così Pechino conquista il cuore dell’Africa Orientale, tra petrolio e peacekeeping

  • Postato il 24 giugno 2025
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Il Sud Sudan, una delle nazioni più giovani del mondo avendo ottenuto l’indipendenza dal Sudan solamente nel 2011, è preda di una grave crisi umanitaria e politica che mette al rischio le fondamenta dello Stato e la stabilità dell’Africa Orientale. Il Paese è popolato da oltre 100 etnie che convivono a fatica e diversi gruppi armati operano indipendentemente dall’esercito nazionale. Una guerra civile, combattuta tra il 2013 ed il 2018 tra le forze fedeli al presidente Salva Kiir (foto) e quelle legate al vicepresidente Riek Machaar, ha provocato almeno 400mila morti e costretto 4 milioni di persone, su una popolazione di poco superiore ai 12 milioni di abitanti, ad abbandonare le proprie case. La formazione di un governo di unità nazionale, dopo complesse trattative tra le parti e l’invio di una missione di pace da parte delle Nazioni Unite, hanno consentito una temporanea cessazione delle ostilità ma le tensioni hanno fatto deragliare il processo di pace.

Il Paese ha vissuto una fase di transizione permanente, con le scadenze elettorali e le riforme rinviate, gravi emergenze alimentari che nel 2023 hanno riguardato oltre i due terzi della popolazione e disastri naturali come le alluvioni del 2024 che hanno devastato il settore agricolo. A partire dal 2025 sono scoppiate nuove ostilità tra le fazioni ai vertici dell’esecutivo ed il Paese, divenuto indipendente dopo decenni di guerra civile con le Forze Armate del Sudan, ha dovuto rinunciare ai due terzi delle sue entrate dopo che il conflitto in Sudan ha danneggiato un oleodotto necessario per esportare il petrolio. Il Sud Sudan è ricco di risorse minerarie, che potrebbero essere impiegate per lo sviluppo economico nazionale, ma instabilità ed assenza di infrastrutture ne hanno limitato il potenziale. Il petrolio è la principale risorsa del Paese e contribuisce al 90 per cento delle entrate statali, con riserve stimate a 3.5 miliardi di barili. Ma non mancano giacimenti di oro, litio ed acciaio. Il Sud Sudan dipende, per quanto concerne le esportazioni del petrolio, dal vicino Sudan dato che è privo di uno sbocco sul mare e l’oleodotto transita proprio dal territorio della nazione confinante. Il conflitto in Sudan ha interrotto, tra il 2024 ed il 2025, le esportazioni di petrolio sud-sudanesi ed il governo della giovane nazione africana esercita, in ogni caso, un controllo limitato sui proventi generati dal questa risorsa.

Il consorzio che si occupa della produzione di petrolio, come ricordato da Deutsche Welle, è controllato per il 41 per cento dalla Cina, per il 40 per cento dalla Malesia e solamente per l’8 per cento dal governo sud-sudanese. L’economia del Paese si è contratta del 5 per cento a causa del conflitto nel vicino Sudan ed il budget statale ha dimensioni minuscole rispetto ad altre nazioni vicine come Kenya, Tanzania e Uganda. La popolazione sudanese è tra le nazioni più povere al mondo, con un prodotto interno lordo di poco superiore ai 700 dollari pro capite ed un tasso di mortalità infantile che la colloca agli ultimi posti su scala globale. La Cina, conscia del potenziale economico della giovane nazione africana, ha puntato sullo sviluppo delle relazioni bilaterali con il Sudan. Almeno 1700 peacekeepers cinesi prendono parte alla missione delle Nazioni Unite in loco, il maggior contingente dispiegato da Pechino nell’ambito di una missione ONU. Sono presenti, inoltre, medici cinesi che erogano servizi sanitari essenziali alla popolazione, un ruolo importante in una nazione carente di medici ed ospedali. Il Sud Sudan, come riportato dal Sudan Tribune, considera la Cina un partner essenziale e nel 2024 le relazioni bilaterali sono state potenziate fino a raggiungere il livello più alto possibile.

Pechino è il principale partner commerciale del Sud Sudan ed un accordo, siglato nel 2014, consente alla nazione africana di esportare il 97 per cento dei beni in Cina senza subire dazi. Le aziende cinesi sono attive in diversi settori dell’economia sud-sudanese e, come accade in altre nazioni del continente africano, la penetrazione economica va di pari passo con la costruzione di una sfera d’influenza politica. L’Africa Orientale è una regione strategica del continente, ricca di opportunità per Pechino che, in quest’area trae vantaggio dal disinteresse mostrato dagli Stati Uniti e dalle difficoltà dell’Unione Europea. La cooperazione con la Cina non ha, però, generato benefici per la popolazione sud-sudanese ed il rischio è che il Sud Sudan, nell’indifferenza di buona parte della comunità internazionale, si trasformi in una semplice pedina nelle rivalità tra le grandi potenze.

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Il Fatto Quotidiano

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