Il Tar dà ragione a Consob sull’affaire Unicredit-Bpm: respinta istanza Banco (e attacchi politici)

  • Postato il 12 giugno 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Non è stata dimostrata l’esistenza di un pregiudizio grave e irreparabile“. Quindi, secondo il Tar del Lazio, la richiesta di Bpm di sospendere la delibera con cui a fine maggio Consob ha allungato di un mese l’offerta di Unicredit sul Banco, non ha motivo di essere accolta.

Non solo. I giudici amministrativi, nel respingere l’istanza, hanno rilevato che “l’assoggettamento alla cosiddetta passivity rule (cioè la norma che vincola al via libera dei soci la libertà di movimenti difensivi di una società sotto offerta, ndr) non determina di per sé un congelamento totale dell’operatività della società target”. Quanto alle critiche della maggioranza, capitanata da Marco Osnato (Fdi) che temeva in sostanza che il provvedimento Consob screditasse il governo, al contrario il Tar ha ritenuto che nel bilanciamento degli interessi contrapposti “appare prevalente quello generale degli investitori“, riconducibile qualcosa che è molto caro all’esecutivo: “la tutela del risparmio” di cui all’articolo 47 della Costituzione, “a disporre di quadro informativo il più possibile chiaro, completo e non fuorviante, a fronte di elementi sopravvenuti alla presentazione dell’OPS quali le iniziative intraprese da UniCredit avverso le prescrizioni imposte col cosiddetto Decreto Golden Power“.

Banco Bpm, che aveva definito “abnorme” il provvedimento della Consob che aveva causato anche duri attacchi politici al presidente della Commissione, Paola Savona, è stato condannato a corrispondere a Consob e Unicredit le spese di giudizio, liquidate in 2.500 euro.

“Prendiamo atto della decisione del TAR, anche se per noi non cambia il contesto. Siamo ormai abituati da 7 mesi a non avere chiarezza sui tempi e sulle reali intenzioni dell’offerente su questa operazione. È innegabile che si tratta di un’OPS che ha una durata straordinaria (circa 8 mesi), contro una media delle ultime operazioni di 5 mesi”, è stato il laconico e ormai usuale commento dei vertici di Bpm.

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Il Fatto Quotidiano

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