Il think tank vicino alla Difesa Usa: “Il piano in 28 punti proposto da Washington è la piena capitolazione dell’Ucraina”

  • Postato il 20 novembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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La parola chiave è “capitolazione“. L’ha utilizzata il ministro degli Esteri Jean-Noël Barrot arrivando questa mattina al consiglio affari esteri Ue a Bruxelles. E’ la definizione che usa anche l’Institute for the Study of War nella sua analisi quotidiana della guerra in Ucraina. L’argomento al quale entrambi si riferiscono è il piano in 28 punti proposto da Washington per raggiungere il cessate il fuoco. Un testo ufficiale ancora non c’è, ma alcuni dei suoi contenuti sono stati riportati da diversi media: in cambio di una garanzia di sicurezza da parte degli Stati Uniti tra le altre cose Kiev dovrebbe cedere a Mosca tutto il Donbass e la Crimea e dimezzare il proprio esercito.

L’Isw, think tank basato a Washington, ha pubblicato un report in cui sostiene che accettare le condizioni rese note nelle scorse ore dai quotidiani occidentali per Kiev “equivarrebbe alla piena capitolazione e porrebbe le condizioni per una nuova aggressione russa” perché “priverebbe l’Ucraina di posizioni difensive critiche (…) apparentemente in cambio di nulla“. In particolare “cedere il resto dell’oblast di Donetsk (…) favorirebbe in modo sproporzionato la Russia” perché il territorio “contiene aree vitali per l’Ucraina, tra cui la Fortress Belt“, la principale linea difensiva fortificata nel Donbass, creata dopo l’invasione delle truppe irregolari del 2014 e composta dalle città di Sloviansk, Kramatorsk e Kostiantynivka, “centri vitali di difesa, industriali e logistici per le forze ucraine”. Il ritiro creerebbe anche le condizioni per l’avanzata delle truppe di Mosca nell’oblast di Kharkiv e offrirebbe loro “l’opportunità di riposarsi e ricostituirsi per future offensive contro le città di Kherson o Zaporizhzhia“.

La firma da parte di Kiev sarebbe una sconfitta anche sotto il profilo politico perché il piano, sottolinea il think tank, “contiene le stesse richieste avanzate da Mosca a Istanbul nel 2022, quando le circostanze sul campo di battaglia sembravano favorirla maggiormente”. Accettarle ora dopo che le forze ucraine hanno dimostrato di essere in grado di contenere significativamente l’avanzata del nemico sarebbe un regalo a Mosca e la dimostrazione che questi quattro anni di guerra sono stati dispendiosi in termini di risorse economiche e vite umane quanto inutili, è il messaggio del centro studi che ha rapporti con il Dipartimento della Difesa (il quale utilizza i suoi rapporti anche in sedi ufficiali), legami di consulenza con decision-maker militari e rappresenta quindi anche le istanze di quel mondo. Un mondo che con questo report sembra mettere sul chi va là l’amministrazione Trump, intenzionata a ridurre il proprio impegno sul fronte orientale dell’Europa, circa il rischio di concedere troppi vantaggi a Mosca.

L’idea è condivisa da alcuni tra i più importanti paesi europei. “La pace non può essere una capitolazione“, ha detto il capo della diplomazia francese Barrot prima partecipare questa mattina alla riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea, commentando le indiscrezioni sul piano. Il cui modus operandi pare avere una logica simile a quello imposto da Stati Uniti a Gaza: come l’accordo firmato da Washington con Israele e Qatar in rappresentanza di Hamas ha escluso la partecipazione dei palestinesi e di una loro rappresentanza politica, così l’intesa di cui si discute in queste ore per l’Ucraina pare avere come protagonisti gli Usa e la Russia e tagliare fuori l’Europa e Kiev, alla quale l’amministrazione Trump ha già imposto in cambio di ulteriore sostegno militare un accordo di stampo colonialista sulle cosiddette “terre rare” che consegna agli americani chiavi in mano lo sfruttamento del ricchissimo sottosuolo del paese.

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