Il viaggio di Fabio Fognini, "minacce" a Pennetta e l’onore non scontato di Sinner. C'è caos e c'è poesia
- Postato il 10 luglio 2025
- Di Virgilio.it
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“Sono passati 20 anni da quando hai iniziato questo viaggio nel tennis professionistico. Io ho avuto il privilegio di vederti lottare, crescere, cadere e rialzarti mille volte. Oggi non finisce la tua storia con il tennis. Cambia solo forma “.
Quando Flavia Pennetta ha affidato questo messaggio alle onde dei social, il tennis italiano aveva già sentito di colpo il peso degli anni passati: Fabio Fognini, suo marito, aveva lasciato ufficialmente il tennis. Non una semplice separazione dallo sport, ma un addio a un modo di vivere, di stare nel mondo. Quello di chi ha attraversato vent’anni di carriera tra lampi abbaglianti e improvvise vertigini, tra magie da fondo campo e momenti di pura follia. “Non potrei essere più fiera di te. Grazie per avermi portata con te in questo viaggio. E adesso… avanti, verso tutto quello che verrà. Io – ha concluso Pennetta – sarò sempre al tuo fianco. Con amore, sempre”.
- Una scena da film per l’ultima recita
- L’ultima generazione prima della rivoluzione
- I picchi vertiginosi di Fognini
- L’altra faccia del talento: proteste, eccessi, squalifiche
- Numeri da ricordare, rimpianti da accettare
- Gli ultimi passi e la consapevolezza
- Da Djokovic a Sinner, il saluto del mondo del tennis
- La risposta di Fognini a Pennetta
Una scena da film per l’ultima recita
Il sipario è calato su uno dei palcoscenici più sacri: il Centrale di Wimbledon. Fognini, 38 anni, ha scelto l’erba inglese per congedarsi, dopo una battaglia di oltre quattro ore e mezza contro Carlos Alcaraz, terminata solo al quinto set. “Ho giocato nel campo più bello del mondo, è l’addio perfetto”, ha detto il ligure, con la consapevolezza di chi ha dato tutto e non ha più nulla da dimostrare. Non era nei suoi piani lasciare lì: il sogno era Montecarlo, il “suo” torneo. Ma l’istinto ha avuto la meglio. “È un qualcosa che avevo già in testa e con la mia famiglia ne abbiamo parlato”, ha ammesso, raccontando come quella standing ovation del Centrale lo abbia spinto a fermarsi proprio lì, dove il tennis è leggenda.
L’ultima generazione prima della rivoluzione
Oggi l’Italia parla fluentemente il linguaggio degli Slam, tra Sinner, Musetti, Paolini e i trionfi in Davis e Billie Jean King Cup. Ma prima di loro c’era solo lui. Fabio Fognini, genio ribelle nato ad Arma di Taggia, è stato per anni la fiammella che ha tenuto acceso l’interesse per il tennis italiano maschile in un’epoca priva di grandi successi. Era imprevedibile, spesso ingestibile, ma capace di spezzare le certezze dei campioni e di accendere il pubblico con un rovescio, una smorzata, un’esplosione di talento.
I picchi vertiginosi di Fognini
L’anno d’oro è stato il 2019, quando nel giorno di Pasqua ha trionfato nel Masters 1000 di Montecarlo. In semifinale aveva annichilito Nadal – il re del Principato – e poi dominato la finale contro Lajovic. Il primo turno di quel torneo racconta di un altro match memorabile: sotto di un set con Rublev che stava, nel secondo, per portarsi sul 5-1. Poi la rimonta indimenticabile, partita da una palla break annullata con la seconda di servizio, poesia pura. Un successo che gli ha aperto le porte della top 10 mondiale, dove si è issato fino alla nona posizione, diventando il primo italiano dai tempi di Corrado Barazzutti a riuscirci.
Ma i bagliori non sono stati una rarità: sono venuti anche prima. Come nel 2011, quando al Roland Garros arrivò fino agli ottavi contro Montanes, vincendo un’epica maratona 11-9 al quinto set, giocata praticamente su una gamba sola. I quarti gli furono negati dall’infortunio, proprio quando avrebbe dovuto affrontare Djokovic.
Tre volte è riuscito a battere Nadal sulla terra, tra Rio, Barcellona e soprattutto agli US Open, dove rimontò da due set sotto. Una rarità assoluta, che lo ha reso una delle poche “bestie nere” del maiorchino.
In doppio, insieme all’amico Simone Bolelli, ha fatto la storia nel 2015 vincendo gli Australian Open. Il primo trionfo azzurro in uno Slam maschile dell’era Open fuori dalla terra rossa. Nessuno c’era riuscito prima.
L’altra faccia del talento: proteste, eccessi, squalifiche
Con la stessa naturalezza con cui costruiva un punto da artista, Fognini era capace di autodistruggersi. Il talento c’era sempre, la testa un po’ meno. Lo raccontano le squalifiche, i richiami, le multe, ma soprattutto i video virali che lo hanno reso, suo malgrado, un personaggio da social: dai gestacci agli arbitri agli insulti esplosivi come quel famigerato “scoppiasse una bomba su sto circolo” a Wimbledon 2019.
“Non è vero! Non è vero!”, urlava disperato a un giudice di sedia a Londra, in una scena diventata cult. E ancora, l’ultima scintilla, poche settimane fa: il battibecco con Corentin Moutet a Stoccarda, condito da un “Ehi, piccolo maiale…” che ha fatto il giro della rete.
Numeri da ricordare, rimpianti da accettare
“Spero di non essere ricordato per qualche racchetta rotta, ma per essere stato un ragazzo ribelle che ce l’ha messa tutta”, le sue parole. E in vent’anni di carriera, Fognini ha raccolto 426 vittorie nel circuito ATP, 17 successi contro giocatori top 10, 9 titoli in singolare e 8 in doppio. In Coppa Davis ha lasciato un bilancio di 23-9, ed è l’unico tennista italiano ad aver raggiunto la top 10 sia in singolare che in doppio.
Ha fatto parte del Team Europe in Laver Cup, ha portato l’Italia in semifinale di Davis nel 2014 (con il trionfo su Murray a Napoli), ed è tornato decisivo anche nel 2022, quando con Berrettini ha sfiorato la finale prima di arrendersi al Canada.
Eppure, proprio la Davis è rimasta la grande incompiuta, la cui mancata conquista, lo ha ribadito più volte, resta il più grande rimpianto.
E tuttavia, fino all’ultimo atto, Fognini è sceso in campo contro i migliori al mondo. Affrontare Alcaraz, numero due al mondo, fresco del successo di Parigi, è stata la chiusura più emblematica di una carriera che lo ha visto emergere nella stagione dei “Big Three”. E la concorrenza clamorosa, probabilmente, è uno dei motivi per cui Fognini non è mai riuscito a portare a casa uno Slam. Ma non vanno dimenticati gli infortuni, come quello del 2011 che gli impedì di giocare contro Djokovic quello che sarebbe stato l’unico quarto Slam raggiunto in carriera.
Tuttavia, proprio quell’ultimo match tiratissimo a Wimbledon, nel quale Alcaraz ha dovuto mettercela tutta per fermare un avversario di 16 anni più anziano, è stata una delle fotografie più importanti di quello che sarebbe potuto essere Fognini: “Puoi giocare fino a 50 anni”, gli ha detto lo spagnolo in partita. E nessuno, che abbia visto quel match, potrebbe obiettare.
Gli ultimi passi e la consapevolezza
Negli ultimi anni il fisico ha chiesto il conto. Infortuni continui, soprattutto alle caviglie, lo hanno fatto scivolare fuori dalla top 100. Ma non si è arreso. È ripartito dai challenger, è risalito fino al numero 69 nel 2024, ha battuto Casper Ruud sull’erba e si è congedato con l’onore delle armi contro Alcaraz un anno dopo.
“Dopo due set con Alcaraz ero morto”, ha ammesso, “ma l’inerzia della partita e la voglia di competere ha fatto sì che io continuassi e si creasse questa cornice”. Il ragazzo ribelle di Arma di Taggia è uscito di scena tra gli applausi, con una sconfitta-vittoria sul Centrale di Wimbledon: “Sono entrato in punta di piedi ed esco a testa alta. Per un ragazzino proveniente da Arma di Taggia non è male, ha detto Fognini.
Da Djokovic a Sinner, il saluto del mondo del tennis
E proprio dopo quell’ultima, emozionante battaglia, è arrivato il tributo del mondo del tennis. Non solo quello di Flavia Pennetta, sua compagna di vita, ma di tanti protagonisti del circuito che hanno voluto omaggiarlo.
Alcaraz, subito dopo il match, ha scritto: “Congratulazioni per la tua fantastica carriera. In bocca al lupo per il futuro”.
Anche Novak Djokovic, che conosce bene Fognini fin dai tempi delle giovanili, ha scelto Sky Sport per mandargli un messaggio affettuoso: “Lo conosco da tempo, ci siamo sfidati la prima volta a Sanremo a 14 anni, è un talento fenomenale che abbiamo potuto ammirare. Ciò che mi ha impressionato negli ultimi anni è stata la sua voglia, dopo stagioni ad altissimo livello, di ripartire dai challenger per migliorare il ranking a seguito degli infortuni che ha avuto. Mi sono chiesto dove abbia tirato fuori queste motivazioni”.
A prendere la parola è stato anche chi sta vivendo il presente del tennis italiano. Flavio Cobolli, che proprio contro Djokovic è uscito a Wimbledon, si è rivolto così a Fabio: “Se sono qui oggi è perché ho visto le tue partite in tv e ho scelto il tennis. Ti ho sempre visto come un idolo, non un ribelle, ma un combattente. Hai fatto molto per tutti noi e se il tennis italiano oggi è a questo punto, è anche molto merito tuo”.
Così anche Lorenzo Musetti ha voluto lasciare il suo pensiero: “Grazie Fabio per tutto quello che hai fatto e dimostrato fino in fondo. Un onore aver condiviso il campo con te più volte”.
Al grande coro del tennis azzurro si è unita anche Jasmine Paolini, con un sentito “Grazie Fabio”, mentre Sara Errani ha scelto il tono dei ricordi: “Dagli under 12 ti ho visto crescere, diventare uomo, abbiamo condiviso tutta la carriera e vederti all’opera in campo è sempre stato uno spettacolo! Mi chiedo ancora come diavolo hai fatto ad arrivare su quella palla sul match point contro Rafa a Rio. Ti voglio bene Fogna!”.
E infine, probabilmente il messaggio meno atteso, vista la nota riservatezza di Jannik Sinner: ma anche il numero uno al mondo ha voluto partecipare alle celebrazioni per il termine della carriera di Fognini. Le sue parole sono semplici ma sentite: “Carriera incredibile Fabio. Ti auguro il meglio per questo nuovo capitolo!”.
La risposta di Fognini a Pennetta
Tra i commenti al post di Flavia Pennetta, è poi comparsa anche la risposta dello stesso Fognini, che dapprima ha replicato con ironia (“E mo… soc…i tua. Vediamo quanto mi sopporterai così da vicino!”), poi si è lasciato anche lui andare ai ringraziamenti verso la propria compagna: “Grazie mamma perle bellissime parole che hai speso nei miei confronti, sei sempre stata il miopunto di riferimento. Ma soprattutto grazie per aver portato avanti la nostra famiglia ed esserci stata soprattutto nei momenti più bui e duri! Te amo. Tu bebe”. E ora?
Non ha ancora piani precisi. Forse si prenderà del tempo, forse tornerà come tecnico o mentore. Di sicuro, ha detto, si godrà l’estate con la sua famiglia. “Io sono qui per chi avrà bisogno e vorrà i miei consigli. Sono sempre stato molto franco, dico le cose come stanno”.
E se qualcuno gli chiedesse cosa serve per arrivare dove è arrivato lui, la risposta sarebbe semplice: “tanta dedizione, sacrificio, e soprattutto tanta pazienza”.
Oggi il tennis italiano ha altri protagonisti. Ma ogni volta che qualcuno perderà la testa, proverà una smorzata impossibile o incanterà il pubblico senza un apparente perché, si penserà a lui. Fabio Fognini, il più inaspettato dei talenti.