“Ilary Blasi? Una piccola donna. Quando mi offese gratuitamente capii la fortuna di avere accanto una donna intelligente”: così Luciano Spalletti sulla conduttrice

  • Postato il 6 maggio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Lo aveva definito in un’intervista “un piccolo uomo”. Ilary Blasi era ancora sposata con Francesco Totti e il campione giallorosso era al centro della scena sportiva per i rapporti a dir poco tesi con l’allenatore della Roma, Luciano Spalletti. Ora il mister guida la Nazionale ma ha deciso di regolare i conti, togliersi qualche sassolino dalla scarpa, nella sua autobiografia “Il Paradiso esiste…ma quanta fatica“, scritta con Giancarlo Dotto e pubblicata da Rizzoli.

Il Corriere della Sera e Repubblica anticipano alcuni stralci, dalla rottura con Aurelio De Laurentiis dopo lo scudetto al Napoli alla verità sul suo rapporto con Francesco Totti riservando un attacco molto duro a Ilary: “Francesco per me sarà sempre come un figlio. La sua ex moglie, però, non sarà mai per me come una nuora”. “Quando lei mi offese gratuitamente, capii quanto fossi fortunato ad avere accanto una donna intelligente, che non si è mai intromessa con arroganza e maleducazione nel mio lavoro. Può capitare, nel corso di una vita, di essere un piccolo uomo o una piccola donna. Certamente lo è stata lei quando si è permessa di rivolgersi a me in quel modo. Cosa della quale — immagino — si sarà pentita”, le parole di Spalletti contro Blasi. Un giudizio molto secco nei confronti della conduttrice Mediaset, oggi impegnata in un’altra dimensione (di rottura) con l’ex calciatore.

Proprio al Pupone dedica parole molto diverse: “Il mio destino stava nei suoi piedi. Ho fatto per lui cose che non ho fatto per nessuno (…) Molti hanno sostenuto che sono stato io a far ritirare Totti. Falso. Il mito di Totti, la bandiera, erano aspetti che andavano gestiti dalla società, non da me. L’avevo chiesto con chiarezza al mio ritorno. Non mi si doveva mandare al massacro in quell’uno contro tutti. Io ho sempre messo in campo la formazione con cui pensavo di vincere, né più né meno. Ma la Sud a un certo punto si è schierata contro di me”.

Equivoci, silenzi e una squadra che non si sarebbe mai ribellata alle sue scelte: “Se avessi fatto un torto al loro capitano, gente come De Rossi, Strootman, Nainggolan o Maicon mi avrebbe fermato. Non successe. A nulla è servito ribadire, nei mesi successivi, che non sono stato io ad allontanare Totti dalla Roma. Ero disponibile ad assecondare qualunque sua scelta. Per rafforzare questo concetto e ‘liberare’ Totti dal ‘nemico’ Spalletti, ho detto pubblicamente che non avrei rinnovato il contratto con la Roma: mi sono dimesso anche per questo motivo, per evitare che mi fosse addossata una responsabilità che non avevo e che non era giusto darmi. La verità è che — giusto o sbagliato che fosse — il destino del numero 10 a Trigoria era segnato. Ma la verità, si sa, è solo di chi la vuole vedere. Abbiamo sbagliato tutti in quella situazione”, spiega Spalletti. Il commissario tecnico degli azzurri racconta un sogno: “Una notte l’ho sognato che mi diceva: ‘Mister, ho capito che volevi solo allungarmi la carriera…’. Poi mi sono svegliato”.

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