Illusione, la trappola del sogno: Francesca Archibugi racconta l’inganno del successo

  • Postato il 25 ottobre 2025
  • Cinema
  • Di Il Fatto Quotidiano
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L’illusione di diventare famosa, ricca, amata. Nulla di nuovo per il cinema, basti pensare a Bellissima (1951) di Luchino Visconti. In quel caso, però, il desiderio era materno tradotto nella figlioletta. Nell’era social le teenager non necessitano più dei genitori, semmai di qualcuno che le introduca negli ambienti “giusti”, a qualunque costo. Il dramma da umanissimo è diventato anche piaga sociale, politica. Specie quando le vittime sono adolescenti dei Paesi più poveri, provenienti da comunità affamate dal sogno del successo.

È in questo contesto che Francesca Archibugi ha inquadrato il suo tredicesimo lungometraggio, perentoriamente intitolato Illusione, presentato stasera in Grand Public alla 20ma Festa del Cinema di Roma. Un dramma polifonico di denuncia del malessere scatenato dallo sfruttamento e l’abuso delle minori costrette a prostituirsi in un mercato mostruoso dopo essere state illuse e ingannate, che tocca il genere crime e detection, e vede al centro una 16enne romena, la bellissima e soave Rosa Lazar. Il film parte subito con un mistero: cosa ci fa una ragazzina priva di sensi, ferita e stremata fra le sterpaglie della periferia di Perugia, vestita in abiti costosissimi?

La polizia locale con a capo Filippo Timi inizia a indagare, coinvolgendo subito la severa sostituta procuratrice romana, Jasmine Trinca. A lei si unisce lo psicologo Michele Riondino che collabora con l’amministrazione pubblica. Nessuno riesce a ripercorrere il passato di Rosa, che appena ripresasi, inizia a farneticare con allegria ed entusiasmo rispetto alla sua scalata al successo, innescando negli investigatori il sospetto che dietro al suo caso si celi qualcosa di molto più profondo ed esteso.

Girato e ambientato nella affascinante Perugia, il film sceneggiato a sei mani (Archibugi con Laura Poilucci e Francesco Piccolo) è condotto sul crinale del dubbio nei confronti di ogni personaggio messo in scena, a partire proprio dalla seducente e seduttiva Rosa che, evidentemente affetta da un ritardo mentale, riesce suo malgrado a far emergere i rimossi e i traumi di chi cerca di aiutarla. Per quanto interessante e coinvolgente, Illusione è però sovrastato da una imponente scrittura che, pur sostenendolo, tende a imprigionarlo e a privarlo di quel respiro che occorrerebbe a un testo di questa portata per lasciare il segno negli spettatori. Inoltre l’intreccio si presenta piuttosto meccanico, incoraggiando una prevedibilità troppo manifesta. Anche alcuni dialoghi suonano stereotipati come i personaggi che li pronunciano ad eccezione dello psicologo interpretato da Riondino che, fuoriuscendo dalla schematicità predisposta, riesce insieme alla piccola Rosa (la brava Angelina Andrei) a sostanziare autenticità e credibilità.

Al netto delle critiche, Illusione appartiene a quel cinema di utile denuncia capace con una certa densità narrativa di sensibilizzare il pubblico su atroci problematiche contemporanee. Uscirà prossimamente nelle sale per 01 Distribution.

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Il Fatto Quotidiano

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