Ilva, l’accordo con gli enti locali slitta a fine mese: una commissione per il gas e spunta un “impegno” sugli esuberi
- Postato il 15 luglio 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Nessuna intesa ma solo un verbale di accordo che posticipa la decisione definitiva. L’Ilva resta in bilico e serviranno almeno altri 15 giorni per arrivare a un accordo di programma con gli enti locali. Regione Puglia e Comune di Taranto spuntano due settimane per esplorare alternative alla nave rigassificatrice e il sindaco della città Pietro Bitetti avrà così anche il tempo di passare dal Consiglio Comunale cercando una sponda che non lo lasci con il cerino in mano nel dare il via libera ad altri 7-8 anni di produzione con gli altoforni e al rigassificatore mobile nel porto. È una via stretta quella che il governo sta provando a esplorare per evitare di dover intraprendere quella ancora più tortuosa di un “piano B” con gli impianti di preriduzione, necessari per alimentare i forni elettrici che renderanno “green” l’acciaieria, da costruire altrove. Così sul piatto, alla fine, è stato calato anche l’asso di un “impegno formale” sugli eventuali esuberi, che sono in realtà certi e riguarderanno migliaia di dipendenti.
La riunione al ministero delle Imprese, presieduta da Adolfo Urso, si è chiusa con un verbale di accordo che posticipa l’eventuale intesa e in parte smaschera l’urgenza del ministro legata alla sentenza sulla chiusura dell’area a caldo del Tribunale di Milano, a causa della quale voleva firmare in fretta l’accordo. Alla fine, invece, Roma ha preso atto delle “richieste formulate dagli enti locali e dalle organizzazioni sindacali nella riunione del 14 luglio” e ha formulato una “proposta” che rinvia la “decisione finale” al 31 luglio.
Bisogna cercare di arginare il problema della nave rigassificatrice, in sostanza. Per questo è stata istituita una commissione tecnica – con dentro tutte le istituzioni interessate, più Snam – che esplorerà, entro il 28 luglio, eventuali soluzioni alternative per l’approvvigionamento del gas che siano sostenibili a livello ambientale ed economico, oltre a valutare la possibilità di realizzare a Taranto fino a 4 impianti Dri, necessari a coprire il fabbisogno nazionale di acciaio green. A quel punto, il 30 luglio, il sindaco Bitetti potrà andare in Consiglio comunale per chiedere il via libera all’accordo (oggi 11 consiglieri di maggioranza gli hanno chiesto di non firmare, ndr). Il 31 poi si tornerà a Roma per definire il quadro.
Intanto Urso ha voluto inserire nella sua proposta anche un passaggio sull’occupazione dopo le sollecitazioni di lunedì da parte dei sindacati, ai quali non era stata fornita una risposta. I metalmeccanici chiedono “garanzie” sul perimetro occupazionale al termine dell’ambientalizzazione. Si teme un bagno di sangue con almeno 3-4mila occupati in meno. I forni elettrici impiegano un numero assai minore di personale, a parità di acciaio prodotto. Quindi anche le 8 milioni di tonnellate ipotizzate al termine della decarbonizzazione non sarebbero sufficienti per mantenere gli attuali 10.500 dipendenti. Così l’unica possibile rassicurazione del ministro è stata messa per iscritto: l’impegno del governo, anche insieme alla Regione, a costruire politiche attive per il lavoro e a formulare interventi legislativi ad hoc per incentivare la riassunzione di chi sarà costretto a lasciare il siderurgico.
In attesa di definire l’accordo di programma, resta convocata per il 17 luglio la conferenza dei servizi dedicata all’Autorizzazione integrata ambientale: “Dovrà comunque rilasciare un’Aia anche ai fini sanitari per soddisfare le esigenze del tribunale di Milano e consentire di mantenere in attività lo stabilimento mentre si realizza il piano di piena decarbonizzazione”, ha detto Urso. “Il rilascio dell’Aia – aggiunge – ci consente di proseguire nel negoziato, perché tutti gli attori industriali che hanno presentato un’offerta e altri che potrebbero aggiungersi hanno chiesto come fattore preliminare abilitante che lo stabilimento abbia l’esercizio a produrre”. Nel frattempo, nel siderurgico di Taranto si è verificato un nuovo incidente con l’emissione di sostanze dal reparto Acciaieria 2, visibile anche dall’esterno dell’impianto. Un evento di fronte al quale Fim-Fiom-Uilm hanno espresso “preoccupazione” e chiesto ai vertici “informazioni dettagliate sulle cause e le dinamiche che lo hanno provocato”.
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