Imane Khelif scende dal ring: il manager ha annunciato che ha smesso di allenarsi. Ma potrebbe tornare nei pro

  • Postato il 20 agosto 2025
  • Di Virgilio.it
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Imane Khelif ne ha avuto abbastanza di sentirsi dire che non poteva più combattere. E così ha deciso una volta per tutte di scendere dal quadrato: è ufficiale la decisione della pugile algerina di appendere i guantoni al chiodo, a soli 26 anni, anche se forse un ripensamento più avanti potrebbe anche esserci, stando a quello che ha fatto sapere il suo manager Nasser Yersaf al quotidiano Nice Matin. Per ora però lo stop è immediato: Imane non si allena più da un po’ di tempo e per ora non ha intenzione di tornare a combattere”, ha fatto sapere chi ne cura gli interessi da sempre, costretto dunque a passare nel mare magnum delle critiche per via della presenza della pugile algerina nei quadri femminili, pur essendo nata uomo.

L’annosa vicenda di genere che ha avvelenato Parigi 2024

La vicenda Khelif era esplosa fragorosa a Parigi 2024, quando l’italiana Angela Carini decise di rinunciare a combattere sul ring dopo i primi secondi di incontro, lasciandosi andare a una crisi di pianto dopo aver rinunciato al suo match e dunque alla possibilità di inseguire una medaglia. Quel gesto aveva avuto vasta eco nel mondo dello sport italiano, e non solo: immediatamente si formarono due fazioni tra chi sosteneva a più non posso la scelta di Carini e chi riteneva un affronto quello da lei perpetrato, in barba anche ai valori e allo spirito olimpico.

In realtà Imane Khelif aveva fatto discutere da molto tempo prima negli ambienti del pugilato: il caso di genere che l’ha vista coinvolta nel corso della sua carriera è diventato il pretesto per fare luce su tanti casi simili, al punto che mentre il CIO aveva accettato di farla combattere nel torneo olimpico (dove peraltro ha conquistato la medaglia d’oro nella sua categoria di peso, cioè 66 kg), la federazione mondiale IBA gli aveva negato la possibilità di prendere parte alla competizione iridata. Il motivo? L’IBA era stata sospesa dal movimento olimpico per corruzione e verdetti falsi, ma il test di genere richiesto dal CIO era compatibile con la richiesta della pugile di disputare il torneo di Parigi, organizzato per proprio conto.

Il manager: “Imane ha perso la voglia”. Ma pensa a LA28

Le polemiche seguite a quanto accaduto ai giochi olimpici però hanno lasciato il segno nella mente di Imane, tanto da indurla a decidere di fermarsi. “Dopo quello che è successo alle olimpiadi”, ha aggiunto il suo agente, Imane non ha solo lasciato Nizza, il luogo dove si allenava, ma ha lasciato il mondo della boxe. Attualmente ha smesso tutto. Non ha nemmeno ripreso a fare boxe.

In ogni caso sarà sottoposta allo stesso tipo di test effettuati in passato, qualora decidesse di diventare professionista (a Los Angeles 2028, salvo sorprese, nel torneo olimpico andranno per la prima volta atleti professionisti). Farà alcune sessioni in Algeria o in Qatar, al centro nazionale di performance, per tenersi in forma, ma niente di più. E poi viaggerà principalmente per contratti di sponsorizzazione”.

World Boxing intanto, la nuova federazione che sta soppiantando e prendendo il posto di IBA, ha annunciato l’introduzione di un test genetico PCR sul genere sessuale degli atleti, fatto con tampone nasale e orale, o prendendo campioni di saliva o sangue.

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