Imponimento, rigettata richiesta sequestro beni e sorveglianza speciale a imprenditore di Maida
- Postato il 20 agosto 2025
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Imponimento, rigettata richiesta sequestro beni e sorveglianza speciale a imprenditore di Maida
Imponimento, rigettata richiesta sorveglianza speciale e di sequestro beni nei confronti dell’imprenditore di Maida Giovanni Giardino
LAMEZIA TERME – Rigettata la richiesta della sorveglianza speciale per 5 anni e del sequestro preventivo dei beni finalizzato alla confisca (quota societaria dell’hotel Ulisse di Maida, auto, rapporti bancari). Questa la decisione del tribunale sezione misure di prevenzione di Catanzaro nei confronti dell’imprenditore Giovanni Giardino di Maida. Condannato a settembre 2024 a 3 anni in appello (11 anni in primo grado) nell’ambito del processo “Imponimento” (filone abbreviato).
Giardino infatti rimase coinvolto nell’inchiesta della Dda di Catanzaro che coordinò il blitz a giugno del 2020 contro le attività illecite del clan Anello di Filadelfia e delle consorterie alleate su una vasta porzione di territorio a cavallo tra il Vibonese, l’hinterland lametino e parte dell’entroterra catanzarese.
Dopo la condanna di un anno fa, il tribunale, in totale accoglimento delle argomentazioni difensive dell’avvocato Antonio Larussa del foro di Lamezia Terme, difensore di Giovanni Giardino, detto Giancarlo, nonché difensore di Patricia Ciliberto e Giardino Dario (terzi interessati) ha ora rigettato la richiesta della Dda di applicazione della sorveglianza speciale di ps e di sequestro (finalizzato alla confisca) dell’intero patrimonio di Giardino, rappresentato da quote societarie, intero compendio aziendale, una autovettura ed tutti i rapporti economici e bancari intestati a Giardino ed ai suoi familiari.
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LE ACCUSE DELLA DDA
In particolare, la Procura della Repubblica di Catanzaro, nell’avanzare la proposta della sorveglianza speciale e del sequestro dei beni riteneva che gli elementi acquisiti contro Giardino fossero tali da evidenziare l’intraneità all’associazione mafiosa, quale organico alla cosca Anello-Fruci di Filadelfia, Maida e zone limitrofe, in particolare, con ruolo di imprenditore di riferimento della cosca.
Secondo le accuse, Giardino avrebbe rappresentato l’infiltrazione della cosca nel settore dei pubblici appalti. Ciò essendo favorito dall’organizzazione nell’accaparramento delle commesse secondo le logiche spartitorie gestite dai vertici dell’associazione mafiosa e nel rendersi disponibile per concorrere in intestazioni fittizie. A gennaio del 2022 in primo grado il gup di Catanzaro ha condannato Giardino veniva a 11 anni di reclusione per associazione mafiosa e per due intestazioni fittizie di beni con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa.
A settembre dell’anno scorso poi la Corte di Appello di Catanzaro ha assolto Giardino dal reato di associazione mafiosa e da una intestazione fittizia di beni. Di conseguenza ha rideterminato, per la residua intestazione fittizia di beni, la pena a 3 anni di reclusione (condanna quindi non definitiva). La proposta sulla sorveglianza speciale di ps avanzata della Procura della Repubblica di Catanzaro, inoltre, riteneva la pericolosità sociale remota di Giardino anche per il suo coinvolgimento nell’operazione “Via col vento”. Nell’ambito dell’operazione gli avevano contestata una estorsione con l’aggravante mafiosa. Estorsione dalla quale, tuttavia, il tribunale lo ha definitivamente assolto “perché il fatto non sussiste”.
LE MOTIVAZIONI DEL TRIBUNALE CHE RIGETTATO LA RICHIESTA DI SORVEGLIANZA SPECIALE PER L’IMPRENDITORE DI MAIDA
Il tribunale, in relazione alla richiesta proposta di applicazione della sorveglianza speciale, ha, in particolare, affermato la totale mancanza dell’attualità della pericolosità sociale. Ciò in considerazione della risalenza nel tempo degli ultimi fatti penalmente rilevanti. Ma anche per effetto dell’assoluzione, sia pur non definitiva, dal reato di associazione mafiosa, residuando elementi non sufficienti ad indicare una pericolosità qualificata attuale di Giardino.
Riguardo i beni, il tribunale ha rigettato completamente la richiesta di confisca, anche sulla scorta delle allegazioni difensive che hanno dimostrato l’esistenza di provvedimenti giurisdizionali funzionali a provare la legittima provenienza dei beni e/o la non disponibilità in capo all’imprenditore maidese. In particolare, il Tribunale misure di prevenzione di Catanzaro ha affermato che “partendo dai beni costituiti dalle quote sociali dell’Ulisse srl e dell’intero compendio aziendale, nel corso dell’istruttoria è stata ribadita l’acquisizione di tali beni fuori dal periodo di perimetrazione temporale. In quanto tali acquisti sono avvenuti nel 2011 e la pericolosità del Giardino si è manifestata a partire dal 2015”.
Da qui la richiesta di confisca in merito a tali beni “non può essere accolta”. Richiesta che “va respinta anche quanto al bene rappresentato dall’autovettura Alfa Romeo Giulietta. Atteso che l’anno di immatricolazione (2019) del veicolo è tale da farne stimare il fisiologico deprezzamento e la conseguente potenziale antieconomicità della confisca”. Anche con riferimento ai rapporti bancari relativi a Giardino e ai suoi familiari conviventi il tribunale ritiene di “non doversi procedere con la confisca degli stessi, essendo tali conti risultati incapienti o provvisti di risorse esigue.” In definitiva “alla luce degli evidenziati plurimi e significativi elementi emergenti nel corso dell’istruttoria camerale – ad avviso del Tribunale – va rigettata la proposta finalizzata alla confisca dei beni”. Giardino, pertanto, rimane completamente libero e nel pieno possesso dei suoi beni aziendali e bancari.
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