In coda dalle 5 del mattino per un Labubu, i pupazzetti che costano fino a 700 euro amati dalle star: ecco cosa c’è dietro questo trend
- Postato il 3 maggio 2025
- Moda E Stile
- Di Il Fatto Quotidiano
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Non sono sneaker in edizione limitata, né l’ultimo modello di smartphone. Eppure, per loro, centinaia di ragazzi e ragazze sono disposti a code interminabili, attese che iniziano alle prime luci dell’alba sui marciapiedi di Corso Buenos Aires. L’oggetto del desiderio si chiama Labubu, un piccolo pupazzetto peloso, spesso in tutina da coniglietto, con un sorriso sornione, quasi “malefico“, stampato sul muso. È l’ultima mania collettiva esplosa tra i giovanissimi (ma non solo), un accessorio da agganciare a borse, zaini o cellulari che sta mandando in tilt l’unico negozio in Italia che lo vende, lo store ufficiale Pop Mart di Milano. La collezione lanciata venerdì scorso, 25 aprile, è andata sold out in poche ore: in centinaia si sono appostati sul marciapiede già dalle 5 del mattino e c’è chi sui social racconta di aver fatto anche 7 ore di coda, salvo poi tornare a casa a mani vuote.
Ma cosa sono esattamente questi Labubu? Creati dall’artista di Hong Kong Kasing Lung (trasferitosi in Belgio da giovane) per il colosso cinese dei giocattoli Pop Mart, fanno parte della collezione “The Monsters”. Il loro design unisce l’immaginario degli elfi e degli gnomi delle fiabe europee con un inconfondibile tocco “kawaii” (carino, in giapponese) tipicamente orientale. Un mix che ha conquistato il mondo, trasformando questi pupazzetti da semplici giocattoli ad accessori moda indispensabili, sfoggiati da influencer e celebrità su TikTok e Instagram, alimentando una domanda globale altissima.




Inizialmente creati nel 2015 come personaggio secondario nella serie di favole per bambini The Monsters, nel 2019 ne vengono acquistati i diritti dalla Pop Mart, che ha iniziato a produrne una versione fisica e collezionabile, da appendere dove si preferisce. I Labubu hanno un prezzo di 19 euro – tranne il loro leader, più grande, a 160 – e sono venduti in una scatola chiusa. Il loro packaging alimenta la ricerca del pezzo mancante alla nostra collezione come per le figurine, e ovviamente ne approfittano le piattaforme di rivendita: su vari siti come Vinted si trovano gli esemplari più vecchi o rari a cifre che superano i 700 euro, mentre su TikTok si trovano video dove i Labubu per la grande richiesta sono addirittura oggetto di furto, per i quali vengono prese precauzioni come moschettoni con password o custodie in plastica resistente. Come ogni trend che si rispetti sono iniziati a comparire su siti secondari anche riproduzioni non originali, per le quali sono numerose sul web le guide su come riconoscerli, altri invece si dilettano a cucire abiti – anche firmati – su misura per i loro accessori.
I Labubu sono stati visti attaccati alle borse di celebrities del calibro di Rihanna, Emma Roberts, Dua Lipa e Lisa, membro della girl band sudcoreana Blackpink che in un’intervista a Vanity Fair ha dichiarato di esserne davvero ossessionata e di cercarne uno diverso in ogni città del mondo quando viaggia per i tour, ed erano addirittura seduti in versione gigante in prima fila per una sfilata a Milano nel 2024.
Questo fenomeno, per quanto possa sembrare effimero, si inserisce in una tendenza più ampia e radicata: quella della personalizzazione come forma di espressione individuale. I Labubu sono infatti solo gli ultimi di tanti giocattoli e pupazzi che abbiamo visto arricchire borse, zaini, mazzi di chiavi, custodie per cellulari e addirittura lacci per le scarpe, e il trend della personalizzazione tramite questo tipo di accessori non sembra volersi fermare: oltre ai Labubu anche i Sonny Angel, dei piccoli putti di plastica con cappellini colorati, che presentano sulla pancia una parte adesiva da attaccare dietro a smartphone e computer portatili facendoli sembrare appoggiati al bordo, a metà tra un adesivo e un charm. Tornando indietro invece ai primi anni 2000 – l’estetica Y2K in voga ora è complice del rilancio di questi oggetti – sono indimenticabili gli scooby-doo intrecciati oppure i piccoli Winnie The Pooh con i costumi di gomma intercambiabili, allacciati con una corda ai telefoni a conchiglia o alle macchinette digitali. Il trend della personalizzazione fu lanciato in origine dall’iconica Jane Birkin, negli ultimi anni abbiamo visto ogni genere di oggetto appeso al manico delle it bag più famose di marchi come Hermès, Miu Miu e Fendi, a volte fatti dalle maison stesse per essere abbinati al meglio.
l Labubu diventa così l’ultimo “ninnolo”, il nuovo feticcio per dichiarare la propria appartenenza a una tribù, il proprio gusto, la propria capacità di intercettare (e possedere) l’oggetto del momento.
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