In Perù la “Ge Z” contro la riforma delle pensioni. E l’85% dei cittadini si vergogna della corruzione e dei politici
- Postato il 22 settembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Ossa e teschio bianchi, sfondo nero. La Jolly Roger rievocata dalla serie comics One Piece – avvistata anche nelle recenti proteste di Giacarta, Katmandu e Parigi – ora sventola a Lima, in piazza San Martín, e simboleggia la rabbia di una generazione che si dice “tradita” e “derubata” dal governo presieduto da Dina Boluarte che, per risanare il bilancio, vara una stretta alle pensioni, lasciando però intatti i privilegi di una classe politica molto distante dal Paese reale e con un risibile indice di gradimento.
“Siamo stanchi di sopportare un parlamento che fa soltanto i propri interessi. Questa generazione non ha più paura”, dicono influencer e organizzatori della “Marcia della generazione Z”, che si è tenuta sabato e domenica a Lima, Cuzco e Arequipa e alla quale hanno aderito collettivi e sigle sindacali. “Non volevamo parlare di politica, ma oggi ci uniamo alla manifestazione”, perché “hanno colpito chi non dovevano colpire, se la sono presa con le persone sbagliate”, hanno detto i giovani, molti di loro dell’Universidad San Marcos, che domenica 21 settembre hanno marciato verso il Congresso peruviano.
Al centro della contestazione il regolamento della Legge 3123, approvato il 5 settembre, che punta alla progressiva privatizzazione del sistema pensionistico peruviano attraverso il rafforzamento delle Afp, le Amministratrici di fondi pensionistici. Si tratta di entità private, che via via si sostituiranno al Sistema di previdenza pubblico. E lo faranno aprendo ad assicurazioni, banche e altri enti chiamati a rendere più redditizie le pensioni, anche investendo i risparmi dei contribuenti sul mercato.
La legge, che entrerà in vigore a dicembre 2025, prevede anche una stretta sul ritiro – finora a discrezione del contribuente – del 95,5% dei fondi pensionistici degli under-40, l’obbligo di iscrizione, per chi compie 18 anni, nel sistema previdenziale e altre misure, specie l’iscrizione dei lavoratori autonomi, che le autorità di Lima hanno scelto di attenuare a seguito delle manifestazioni. Nelle ultime ore però il governo Boluarte ha ceduto su alcuni punti di una legge che, secondo i manifestanti, “condanna alla precarietà coloro che lavorano in condizioni instabili e con bassi salari, mentre garantisce rendite alle Afp”. Tale volontà è stata manifestata non solo nei palazzi, ma anche da chi sostiene la riforma, come nel caso dell’accademico Walther Leandro, per il quale “l’obiettivo è quello di rafforzare i fondi pensionistici”, perché “nulla è gratis nel mondo dell’economia e della finanza”. Inoltre, ha aggiunto, “se tu ritiri i tuoi soldi, non aspettarti una pensione minima, bensì una somma minore“. Per farci un’idea: a Lima la pensione minima è di 600 soles (circa 145 euro) mensili, valuta locale, mentre il costo della vita oscilla da 800 a 1.500 soles (da 195 a 360 euro circa). L’Aspec, l’Associazione peruviana di consumatori e utenti, ha definito “una regressione” l’intera riforma, che “lede i diritti di lavoratori e pensionati del Paese” rischiando di aumentare “carichi e obblighi” sulle spalle di chi fa già fatica.
Di qui l’ira dei giovani, divenuta inarrestabile anche per le forze dell’ordine, i cui reparti anti-sommossa non hanno fermato la marcia verso la sede del governo. Giovani e agenti sono andati allo scontro: proiettili di gomma, sassi, lacrimogeni, strade bloccate. Si contano una ventina di feriti, tra manifestanti, agenti e qualche giornalista. È il caso del fotoreporter Juan Zapata, aggredito mentre documentava la ritirata dei manifestanti dall‘Avenida Abancay. Alcune aree di Lima sono state danneggiate durante i disordini e reti di giornalisti come elbuho.pe, insieme alla Coordinatrice nazionale per i diritti umani, denunciano una “repressione sproporzionata” da parte degli agenti, che nel cuore della notte sono entrati nel Centro commerciale “Real Plaza Cívico”, lanciando lacrimogeni persino a clienti e passanti. La politica sembra anche disposta a fare un passo indietro nella riforma, ma i manifestanti non sono più disposti a fermarsi: esigono maggiore trasparenza, giustizia sociale e la fine della corruzione. Quest’ultima piaga vera e propria per un Paese che risulta al 127° posto dell’indice di percezione della corruzione pubblicato da Transparency international per il 2024, con soli 31 punti su 100, e in calo costante dal 2020.
Si protesta anche a causa del venir meno della sicurezza, con oltre 1.500 omicidi nei primi 244 giorni del 2025, di cui 209 solo ad agosto, superando le cifre del 2023, con una tendenza che potrebbe superare i 2mila. Il malcontento contro il parlamento si attesta all’85% della popolazione, secondo gli ultimi sondaggi realizzati da Datum e pubblicati dalla testata “El comercio” laddove il 91% degli intervistati dice di provare vergogna per la corruzione nel Paese. Per ora la normalità è tornata, ma l’aria di Lima resta tesa, ma il patto sociale si è in parte rotto, con un governo ai minimi della popolarità e un’intera classe politica senza credibilità.
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